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Sardegna: basta con le morti sul lavoro

(2 Agosto 2006)

Nel settore edile nel 2003 ci sono stati 215 incidenti mortali in cantiere; nel 2004 gli incidenti mortali sono stati 231 e 191 nel 2005. Questi dati sono incompleti perché non sono conteggiati molti di quei cadaveri di lavoratori trovati sui bordi delle strade, ma che in realtà sono morti in cantiere e poi trasportati dai padroni delinquenti sulla strada per farli passare come incidenti stradali. Queste sono le vittime di una guerra di cui nessuno parla: la guerra che avviene quotidianamente nei cantieri, la guerra tra il capitale e il lavoro. L’organizzazione capitalistica del lavoro in edilizia rende invivibile il settore per i lavoratori, mentre per chi tira le fila dei grandi e piccoli capitali il settore è fonte di ricchissimi profitti.

In Sardegna, nel 2005, il totale degli incidenti sul lavoro è di 18.909. di cui 28 mortali.

I politicanti, negli anni ’60, avevano promesso che lo sviluppo turistico e il conseguente sviluppo edilizio avrebbero assicurato un benessere permanente e il superamento dell’arretratezza dell’economia sarda. Quanto fossero false le loro promesse è sotto gli occhi di tutti. Nonostante questo Soru, questo miliardario impegnato in politica, continua a straparlare di sviluppo turistico alleandosi con il multimiliardario americano Tom Barrack.

Tutti i politicanti, nessuno escluso, tacciono sulla questione fondamentale: lo sviluppo del settore edilizio,in tutti i suoi comparti (in particolare quello turistico) è puntellato da infortuni e incidenti mortali il cui numero è simile a quello causato da epidemie.

Allora non si tratta di sviluppo ma di sfruttamento criminale basato sul ricatto occupazionale e sulla debolezza sindacale dei lavoratori edili. Quella del muratore è una nobile arte. L’edilizia è il primo settore produttivo a cui è stata applicata la scienza più antica, la statica, e che ha prodotto le opere immortali dell’arte e dell’architettura greco-romana. Nel medioevo, i maestri muratori, artefici delle grandi cattedrali, guidavano nei liberi comuni le lotte popolari contro la classe dominante del tempo l’aristocrazia. Nell’ottocento e nel novecento gli edili hanno dato il loro contributo, anche di sangue, alla costruzione di potenti e combattivi sindacati, gli strumenti indispensabili per la forza dei lavoratori. Nel 1896, quando in Ozieri fu fondata la sezione del primo partito dei lavoratori, che allora si chiamava socialista, fra i fondatori c’erano anche i lavoratori edili.

Dal presente e dalla storia passata quale lezione è data ai lavoratori edili? L’organizzazione capitalista del settore è devastante, i lavoratori edili sono offesi continuamente nella loro dignità e la loro vita è messa a repentaglio. Dalla irregolarità dei pagamenti alle condizioni di lavoro, ai viaggi defatiganti per recarsi nei posti di lavoro, non ci troviamo di fronte ad una organizzazione del lavoro rispettosa della dignità e della vita del lavoratore ma di fronte ad un vero e proprio inferno. Il lavoro in edilizia è fatto anche di pendolarismo, e le strade assassine sulle quali si viaggia contribuiscono al totale degli incidenti sul lavoro, compresi quelli mortali.

E’ necessaria una svolta rivoluzionaria per mettere fine a questa disgrazia e solo un governo dei lavoratori può realizzare questo compito.
Il governo dei lavoratori pianificherà il settore, integrandolo nell’economia passata sotto il controllo del governo, e i lavoratori edili vi saranno inclusi con contratti di lavoro a tempo indeterminato e con tutti gli strumenti per la sicurezza della vita.Soltanto i lavoratori edili, organizzati democraticamente col governo dei lavoratori,potranno assicurare la pianificazione economica che metterà fine all’anarchia edilizia e urbanistica, alle opere inutili e alla devastazione ambientale.Gli economisti, urbanisti e ingegneri, al servizio dei padroni con ricchi stipendi, sono anche loro responsabili, con i loro padroni, di questo scempio, perché con la scienza in loro possesso potrebbero dimostrare l’assurdità dell’organizzazione capitalista in edilizia, ma preferiscono tacere. Per questa ragione gli edili devono rivendicare una scuola ed una università che producano geometri, ingegneri, urbanisti, geologi e architetti che mettano il loro sapere al servizio dei lavoratori.

Solo la lotta cambierà il nostro destino.

Ozieri 31/7/2006

Partito Comunista dei Lavoratori (sez, di Ozieri)

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