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(Flessibili, precari, esternalizzati)

Atesia: tutti devono essere assunti “senza se e senza ma” !

(4 Settembre 2006)

Dal 2001, migliaia di operatori di tutti i loro diritti contrattuali ed economici (ferie, malattia, anzianità, etc.), e realizzato una pesantissima evasione contributiva ai danni delle casse INPS.

Tale risultato arriva dopo oltre un anno di incessanti mobilitazioni e scioperi autorganizzati dai precari di Atesia, a cui la proprietà ha risposto licenziando quelli più attivi e presentando denuncia penale nei confronti del Collettivo Precari Atesia, dei Cobas e delle strutture che hanno sostenuto le iniziative di lotta.

Una storia infinita quella di Atesia (ex azienda dell’IRI): nel 1998 ci fu la prima ispezione, diversi esposti, numerosi ricorsi alla magistratura intrapresi dai lavoratori e dall’INPS, dossier realizzati dagli stessi precari perché nessuno potesse dire "io non lo sapevo". Anni in cui l’attiva complicità di Cgil-Cisl-Uil ha reso possibile la creazione di questo mostro di precarietà alle porte di Roma. Mostro figlio di Telecom e di sua proprietà fino al 2004, quando, viene parzialmente ceduto a Cos ad esclusione del "pezzo" del 187, oggi "Telecontact" dove lavorano circa 1200 operatori e operatrici con ritmi cinesi e contratti part time su turnazione di cui buona parte ancora "apprendisti", nonostante anni di lavoro precario in cuffia.

Paradossalmente, ora che viene presentato il conto di tutti gli abusi, diversi rappresentanti del sindacato confederale e del governo di centro sinistra vanno esternando le loro preoccupazioni per le sorti di Atesia, del gruppo Cos e di tutte quelle aziende di call center che in tutti questi anni hanno fatto dell’illegalità e dell’evasione contributiva una scelta strategica.

Il segretario della Cisl, Alfredo Bonanno, si è dichiarato sfacciatamente contrario all’intervento dell’Ispettorato ritenendolo un’ingerenza nell’iniziativa sindacale, e ha chiesto un tavolo di trattativa con aziende, governo, Cgil-Cisl-Uil. Dopo che i sindacati confederali nei mesi scorsi hanno avversato ostinatamente le lotte dei precari di Atesia e favorito i gruppi Telecom e Cos siglando più di un accordo bidone, con cui si passa un colpo di spugna su tutto il passato (l’evasione contributiva e l’illegittimo sfruttamento di lavoro subordinato mascherato da autonomo) e si concedono nuovi sgravi contributivi all’aziende trasformando in apprendisti i lavoratori già sfruttati da anni.

Da più parti è stato dichiarato che gli ispettori hanno scavalcato a sinistra l’ex sindacalista della Cgil e messo in discussione i principi fondamentali della legge 30. Non ci stupisce che si possa scavalcare a sinistra un ministro che si è rifiutato di incontrare i lavoratori e le lavoratrici in lotta contro i 400 licenziamenti del maggio scorso, figli dell’accordo di "stabilizzazione" siglato dai confederali con Atesia. Un ministro che ha più volte dichiarato che della legge 30 vorrebbe solo togliere qualche "inglesismo" di troppo (job sharing ecc) per lasciarla nella sostanza immutata. E per questo si appresta a chiedere perfino una mano all’ex ministro Maroni. effettivo estensore della circolare.

Minacce infondate. Le aziende di call center operano, prevalentemente, per la pubblica amministrazione e le imprese di TLC. Il governo può utilizzare, se vuole, tanti strumenti per impedire la minacciata delocalizzazione e sanare la piaga della precarietà; ad esempio avviando un processo di re-internalizzazione di tali attività nelle amministrazioni e aziende pubbliche. Oppure il centro-sinistra intende continuare a preservare gli interessi di "bottega" nel settore delle TLC, favorendo gli imprenditori e le cordate finanziarie amiche, come è già avvenuto sin dai tempi della privatizzazione di Telecom Italia?

IL MINISTRO DAMIANO DEVE SAPERE CHE NON PERMETTEREMO SCONTI A NESSUNO: I PRECARI DI ATESIA E DI TUTTI GLI ALTRI CALL CENTER DEVONO ESSERE ASSUNTI "SENZA SE E SENZA MA".

Roma 25 agosto 2006

CONFEDERAZIONE COBAS

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