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Il potere dell'informazione

(25 Ottobre 2006)

I giornalisti sono ancora in sciopero per il rinnovo del contratto di lavoro.

Le loro rivendicazioni sono sacrosante: niente precarietà, giusta retribuzione, riconoscimento della professionalità.

La controparte - gli editori - offrono invece un contratto di lavoro "usa e getta".

Quindi anche ai giornalista va il massimo di solidarietà che sarebbe ancora più forte se, tra le loro rivendicazioni ci fosse anche quella di una stampa più libera ed indipendente.

E' mia opinione che in Italia non vi sia vera libertà di stampa.

E' vero che teoricamente ognuno può farsi un giornale. Ma nella pratica fare un giornale costa parecchio come pure una radio ed un Tv per cui non tutti se lo possono permettere. Sta di fatto che solo i grandi detentori di patrimoni sono editori di giornali che contano e lo fanno con l'esclusivo obiettivo di condizionare il potere politico da cui ottenere benefici. L'informazione è solo uno strumento non una finalità. Il massimo della degenerazione si è raggiunto con Berlusconi allorquando il potere economico è coinciso con il potere politico.

Ai cittadini "normali" non resta che subire una informazione molto spesso a senso unico, mediata, omissiva e talora anche bugiarda.

Il punto di principio dei giornali "di regime" non sta nella completezza dell'informazione ma nelle "copie" che si vendono non per l'incasso ma per la capacità di orientare ( cosa diversa dall'informare) i lettori.

Nella scelta dei direttori dei giornali ( delle radio e delle Tv) non è prevalente la professionalità bensì la fedeltà alle idee ed agli obiettivi dell'editore.

Se per quanto riguarda i giornali nazionali la degenerazione del sistema dell'informazione è del tutto palese, meno evidente ma non meno profonda è quella dei giornali locali che di norma fanno "gruppo" con quelli nazionali. Qui l'intreccio tra giornali, istituzioni, partiti, poteri forti è molto stretto.

Più che nei giornali nazionali dove per qualche forma di pudore, di opportunità e di immagine si è costretti a dare spazio anche a chi non si vorrebbe ( magari per strumentalizzarne le posizioni come è avvenuto nel marzo scorso da parte del Corriere della sera con Marco Ferrando che dette il pretesto a Bertinotti di eliminare un proprio oppositore interno), nei giornali locali il dissenso antagonista - che non è funzionale al sistema - non viene riconosciuto e non trova spazio nemmeno nelle rubriche riservate ai lettori nè nelle corrispondenze locali. E' mia opinione che, a riguardo, la stampa veneta sia un esempio eloquente.

Si dice che la stampa dopo le istituzioni elettive e la magistratura sia uno dei poteri dello Stato. E' un'opinione che condivido e che mi preoccupa perchè un potere "non democratico" quale quello rappresentato dalla maggioranza della stampa italiana alla lunga può procurare gravi danni ( anzi li ha già procurati) proprio sul terreno della democrazia.

Per questo oltre che sostenere l'esigenza che sia rinnovato il contratto ai giornalisti, si dovrebbe pensare ad una nuova legge sulla stampa che la liberi dai condizionamenti dei poteri forti, assicuri autonomia ed indipendenza ai giornalisti affinchè siano meno ricattabili a garanzia di una informazione più veridica, corretta e completa e destini risorse alle tante voci rappresentate dal giornalismo minore ( spesso dilettantistico e volontaristico), dalle radio locali che a mio parere rappresentano nel loro autentico pluralismo la vera riserva di democrazia nel nostro paese.

Lucio Costa

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