Capitale e lavoro :: Flessibili, precari, esternalizzati

Veneto: precari e bottegari

Organizziamo lo sciopero generale nazionale del 17 novembre 2006

(5 Novembre 2006)

Ma a Vicenza e nel Veneto esistono solo bottegari, artigiani, professionisti, industriali?

Sembrerebbe di si. Infatti alcune manifestazioni tenutesi a Treviso, Mestre e Vicenza hanno messo in mostra un Veneto arrabbiato composto solo da queste categorie.
Categorie però che sono solo una parte del Veneto; esistono milioni di lavoratori dipendenti di piccole e medie imprese, del commercio, delle cooperative, del pubblico impiego.

Milioni di persone che in questo momento stanno zitte.

Eppure vivono sulla loro pelle le delocalizzazioni con relativi licenziamenti, la precarietà che non consente nessun futuro, un blocco delle assunzioni nel settore pubblico che peggiora la qualità dei servizi, persone che a volte sono sulla soglia della povertà nonostante il benessere diffuso nella nostra regione.

Vicenza, patria tutt'ora del piccolo è bello, delle delocalizzazioni, di cooperative che sfruttano pesantemente i soci-lavoratori con stipendi da fame e senza nessuna salvaguardia sociale, anche a Vicenza perchè deboli, divisi e ricattati, a parte pochi, finora silenzio.

Ora qualcuno comincia a parlare, ripeto, parlare, contro la precarietà contro le delocalizzazioni, ma in questi anni la concertazione tra padroni, governo e sindacati ha fatto i ponti d'oro per chi voleva delocalizzare per chi voleva assumere i dipendenti con i contratti i più precari e più fantasiosi.

E purtroppo tra centro destra e centro sinistra nessuna differenza.

Parlare contro la precarietà ma poi sostenere un governo che in questa finanziaria non risolve nessun problema dei precari mi pare schizzofrenico.

Il sindacato di base RdBCUB il 6 ottobre scorso non ha parlato dei precari ma li ha organizzati attraverso uno sciopero che ha visto una massiccia adesione anche nella nostra provincia e 35 mila veri precari in piazza a Roma.

I bottegari, i professionisti, ecc... tutti si sono mobilitati per ottenere cambiamenti nella finanziaria, perchè non dovrebberlo farlo anche i lavoratori dipendenti che da questa finanziaria non ricevono nè il cuneo fiscale, nè aumenti contrattuali, nè fine del precariato e subiranno un probabile peggioramento delle pensioni?

Cisl, CGIL, UIL condividono la finanziaria e in cambio hanno ottenuto la gestione dei fondi pensione privati.

Il sindacalismo di base al contrario intende non parlare contro la finanziaria ma organizzare uno sciopero generale nazionale per il 17 novembre 2006:lo sciopero con relative manifestazioni è lo strumento che i lavoratori dipendenti privati e pubblici devono mettere in campo per ottenere una redistribuzione della richezza sociale che invece questa finanziaria non fa se non in direzione delle industrie.

Con lo sciopero del 17 novembre, chiediamo il taglio delle spese militari, che questo governo aumenta di 2 miliardi di euro; il ripristino della scala mobile su pensioni e stipendi in modo di recuperare il potere d'acquisto dei salari; assunzioni a tempo indeterminato e fine del precariato; nessuna privatizzazione dei beni pubblici come acqua, energia, trasporti, sanità, scuola, ecc...

Infine chiediamo sia tolto il silenzio assenso sulla scelta di destinare il TFR ai fondi pensione privati, si rilanci invece la previdenza pubblica che permetta ai dipendenti di avere un futuro salvaguardato dalla pensione INPS/INPDAP e non dai fondi privati a rischio fallimento.

Parlare dei problemi del paese è sicuramente importante ma se poi non si agisce per cambiare..le chiacchiere stanno a zero.

Raniero Germano responsabile regionale Confederazione unitaria di Base