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Hiroshima

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(7 Agosto 2012) Enzo Apicella
Il 6 agosto 1945 alle 8:16 gli USA sganciano su Hiroshima la prima bomba atomica utilizzata in un conflitto militare

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L’impero perde i pezzi

(10 Novembre 2006)

Nessuno stato, oggi, è in grado di competere globalmente con gli Stati Uniti, ma sintomi di cambiamento dei rapporti di forza sono sotto gli occhi di tutti. Se considerati isolatamente, questi indizi possono sembrare non determinanti, ma se li raccogliamo, il quadro che ne scaturisce è assai diverso. In più campi gli USA hanno perso il primato a favore di altre potenze.

E’ noto il deficit della bilancia commerciale, che diventa sempre più grande; però, non molti anni fa, gli Stati Uniti, oltre che il maggior paese importatore, erano anche il più importante esportatore. Nel 1999 gli USA avevano il 12,7% delle esportazioni dell’intero globo, seguivano la Germania col 10,0 % e Giappone(7,7). Nel 2004 la Germania ha raggiunto il primato col 10.8, mentre gli Stati Uniti sono scesi al 9,7: seguono la Cina (7,7) e il Giappone(6,7). Le esportazioni Usa sono poco di più del doppio di quelle italiane, ma l’Italia ha 57 milioni di abitanti, gli Stati Uniti hanno raggiunto i 300 milioni.(1)
Si dirà: è fisiologico che gli Stati Uniti perdano peso come paese industriale esportatore, perché privilegiano le attività finanziarie, ma anche qui ci sono guai in vista.. Il New York Times sostiene che, secondo indicatori economici e percezioni psicologiche, la Borsa di Londra sembra aver superato quella di New York. Se effettivamente Londra tornasse ad essere la capitale finanziaria del mondo, sarebbe un brutto colpo per l’America. Gli inglesi sono considerati gli amici più fidati degli Stati Uniti, ma …dagli amici mi guardi Iddio…(2)
Germania nelle esportazioni, Inghilterra nella finanza; e la Russia? Nel 2005 la Russia ha venduto armi ai paesi in via di sviluppo per 7 miliardi di dollari, mentre gli Stati Uniti sono scesi dai 9,4 del 2004 fino ai 6,2. Non hanno conservato neppure il secondo posto, perché sono stati scavalcati dalla Francia che è salita nel 2005 a 6,3 miliardi nel 2005, dal miliardo del 2004, per la vendita all’India di sei sottomarini, un affare dal costo globale di 3,5 miliardi di dollari.(3)

Sono proprio le minacce statunitensi che hanno generato questa situazione, perché Teheran ha dovuto comprare da Mosca le batterie missilistiche terra-aria per difendere i propri siti nucleari.

Da uno scritto di Chetoni traiamo alcune notizie: un bombardiere nucleare americano B-2, che vola a 18.000 metri ed a una velocità subsonica, costa oltre 2 miliardi di dollari, ma la Russia e i suoi acquirenti esteri di materiale militare, possono abbatterlo con un missile del valore di 1 milione di dollari.

Negli ultimi cinque anni l’Iran ha comprato dalla Russia materiale militare per 4.6 miliardi di dollari: “1.250 missili terra-aria Thor M-1 e un aliquota di Buk M 1-2, già presenti nell'arsenale delle Forze Armate dell’Iran, dotati di supporto mobile, destinati alla difesa a breve raggio ... Al ritmo di 1.4 miliardi di euro negli ultimi tre anni, l’Iran ha rinforzato enormemente le sue capacità aeree, navali e terrestri. Capacità di difesa che hanno fatto dell’Iran la prima potenza al mondo, sarà bene ribadirlo, nel campo della difesa aerea e antinave. La “densità” dei sistemi missilistici che la Repubblica dell’Iran dispiega ogni 100 Kmq è la più alta, in assoluto, a livello mondiale. La qualità tecnologica del materiale è attualmente insuperata e lo rimarrà per anni ed è, nel settore, la stessa di cui dispone attualmente la Russia per contrastare una eventuale, improvvisa aggressione nucleare, portata da aerei o cruise-missiles, degli USA. Non si è lontani dalla verità quindi nell’affermare che l’Iran è in grado di abbattere tutto quello che gli Usa e Israele riescano a far volare ben prima che possano entrare nel suo spazio aereo o marittimo. Potrebbero entrare con una squadra navale, prima di un attacco, nel Golfo Persico ma ne uscirebbero, dopo, con delle scialuppe di salvataggio o degli autogonfiabili...”
“Allargare la guerra all’Iran per gli Usa è ormai un obiettivo fuori portata a meno di non usare armamento atomico tattico sui centri di ricerca e sull’industria militare e civile iraniana con attacchi di saturazione di cruise-missiles, una volta saltata irrimediabilmente la possibilità di degradarne l’efficienza, l'operatività e la produzione con interventi aerei mirati.”(4)

Tutto questo non ci tranquillizza, significa che non è possibile nessuna guerra all’Iran, se non atomica. Sarebbe la fine dell’egemonia Usa, ma non ci sentiamo di augurarci una simile soluzione, visto il prezzo enorme in stragi e distruzioni. E non è facile neppure una soluzione politica. Infatti, mentre buona parte degli americani respinge le soluzioni belliche, il sistema elettorale americano, ben più sviante dei brogli della Florida, presenta un ceto dirigente – repubblicano o democratico non importa - favorevole alle avventure militari, per cui il pacifista di New York o di San Francisco potrà soltanto scegliere, tra i rappresentanti, quelli meno guerrafondai. Le elezioni non risolvono niente. A molti può sembrare un’affermazione retorica la vecchia tesi di Lenin che solo distruggendo il capitalismo si possono eliminare le guerre, ma è la pura verità.

Non solo. Preoccupati per questa situazione, e consci che un paese “amico” dell’America può di colpo diventare suo avversario (Musharraf ha rivelato che gli USA hanno minacciato di radere al suolo il Pakistan se non collaborava nella guerra contro i Talebani!), sei stati arabi vogliono sviluppare tecnologia atomica: sono Algeria, Egitto, Marocco, Tunisia, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita.(5)
L’apprendista stregone di Washington, attaccando l’Iraq, ha scoperchiato il vaso di Pandora, oggi nessuno si fida più del vicino, e tanto meno degli Stati Uniti. La situazione è irreversibile, la corsa agli armamenti è cominciata, e nessun paese vorrà rimanere indietro. Il trattato di non proliferazione nucleare sarà l’equivalente di una carta dei buoni sentimenti. Complimenti a Bush! Ha ottenuto proprio il contrario di quello che si era riproposto. Le servili classi dirigenti locali, che affidavano la propria difesa a Washington, dovranno armarsi – anche contro la volontà dell’America - o perire.

Un episodio sintomatico della straordinaria confusione che si è creata nel Golfo: in Iraq sono scomparse circa mezzo milione di armi. “Mancano all’appello pistole, lanciarazzi, granate, fucili d’assalto, mitragliatori e fucili di precisione. I fucili d’assalto in particolare sono andati a ruba, 751 M1-F sono stati spediti in Iraq, ma non se ne trova più nemmeno uno”. Questo considerando solo le armi pagate dai contribuenti Usa.(6)
I ministeri dell’Interno e della Difesa dei governi iracheni sono senz’altro responsabili di questi fatti, ed è facile che molte armi siano finite alle squadre della morte. Un grave negligenza riguarda anche agli Stati Uniti, che hanno fornito armi senza registrare i numeri di serie. Questo non è casuale, ma è un indizio del coinvolgimento di ambienti USA nella questione delle squadre della morte, a meno che non si tratti semplicemente di un “business” compiuto alle spalle del solito contribuente. Nell’un caso o nell’altro, si tratta di un sintomo che l’apparato militare degli Stati Uniti non può più essere considerato funzionale. Finché le “sparizioni” riguardano prodotti alimentari, materiali di supporto, ecc, il danno all’esercito è grave, ma non insuperabile. Che le compagnie private, Halliburton in testa, approfittino della situazione per lucrare all’infinito, è risaputo. Ma quando le sottrazioni riguardano una così gigantesca partita di armi, allora è certo che il cancro della speculazione sta distruggendo le capacità operative delle forze armate, e la sconfitta è inevitabile. Niente di quello che accade è veramente imprevisto – viste le esperienze storiche, a cominciare dalle scarpe con la suola di cartone della prima guerra mondiale – la novità è che c’è stata una accelerazione del processo di decomposizione delle forze armate: diserzioni nella base, dubbi crescenti tra gli ufficiali, truffe sempre più sfacciate da parte degli speculatori. E’ il segno che nessuno crede più nella vittoria. Si profila il fallimento completo di una delle più virulente operazioni coloniali, dotata di mezzi di distruzione enormi, ma fondamentalmente anacronistica, perché il colonialismo classico è tramontato da decenni. Questo prova anche che la borghesia dell’età imperialistica, sul piano economico, politico e sociale, non è più in grado di offrire nessuna soluzione nuova, ma si dimostra sempre più forcaiola, gettandosi alle spalle tutti i sogni di libertà, uguaglianza e fraternità che accompagnarono il suo periodo rivoluzionario.

8 novembre 2006

Note:
1) Dati tratti da Istituti Nazionali di Statistica
2) “Finanza, è Londra la capitale, storico sorpasso sugli Usa”, Repubblica. 04.11.2006
3) “Per volume di armi vendute la Russia ha superato gli Stati Uniti” - Italia.Pravda.Ru
4) ) “L'irreversibile tramonto dell’imperialismo USA di G. Chetoni” - Nexus Italia, 09 febbraio Magazine
5 “Medio Oriente . Sei stati arabi vogliono sviluppare tecnologia atomica”(Contropiano 04-11-06) su notizie del Times di Londra
6) “Iraq: All'armi all'armi. Si sono perse le tracce di migliaia di armi destinate alle forze di sicurezza irachene”, 2/11/2006, PeaceReporter

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