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(20 Marzo 2010)
Manifestazione contro la privatizzazione dell’acqua a Roma. Partecipa anche il movimento di solidarietà con il Popolo Palestinese

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Dichiarazione di adesione alla manifestazione di Roma del 18 novembre 2006

(15 Novembre 2006)

Gli avvenimenti di questo orribile 2006 in Medio Oriente confermano la convergenza sempre più stretta dei progetti USA-UE con quelli dello Stato di Israele.

L’aggressione israeliana al Libano, concordata e sostenuta dal governo americano con la complicità attiva dei governi europei e quella passiva dei governi arabi “moderati”, è stata una tappa ulteriore della guerra iniziata in Afghanistan e proseguita in Iraq, della pulizia etnica in Palestina iniziata nel 1947, è stata una tappa verso la guerra che ora minaccia Iran e Siria.

L’obiettivo è quello di spezzare la volontà di resistenza dei popoli che si oppongono alla realizzazione dei progetti di controllo strategico della regione e di espropriazione delle sue risorse.

Un obiettivo perseguito con ogni mezzo:
• la ferocia della guerra post-fordista e nanotecnologica(1)
• la distruzione sistematica delle risorse e delle infrastrutture
• il boicottaggio economico e finanziario
• l’uso scientifico della menzogna mediatica
• l’applicazione ipocrita e sistematica di due pesi e di due misure (il cosiddetto “double standard”)

Il progetto di dominio non ha ottenuto i successi sperati, e dichiarati con eccessivo anticipo(2), le forze di occupazione sono impantanate sia in Irak che in Afghanistan, l’esercito israeliano si è scontrato con una resistenza popolare inattesa in Libano, la popolazione palestinese non accetta, malgrado mesi di blocco politico economico e la brutalità senza precedenti dell’escalation militare, di cedere al ricatto della fame e del terrorismo israeliano e mostra di non voler rinunciare ai suoi diritti nazionali legittimi.

Ma la posta in gioco per l’Occidente e per lo Stato di Israele è tale che la guerra totale condotta contro i popoli non si arresterà a causa delle difficoltà incontrate.

In questa situazione è nostro dovere, morale e politico, sostenere senza esitazioni e senza riserve, la resistenza dei popoli aggrediti.

Come ha scritto Ilan Pappe, “Solo due movimenti in questa area resistono contro Israele e gli USA. Tristemente per le persone di sinistra, come me, non vengono dalla “nostra scuola”, ma noi dobbiamo avere rispetto per la loro determinazione e per la loro volontà nel resistere alla occupazione e alla colonizzazione. Questi movimenti sono Hamas and Hizbollah”(3).

Abbiamo costituito ISM-Italia nel gennaio del 2006 a partire dalla constatazione non solo delle “reticenze” assai diffuse a sostenere i diritti storici dei Palestinesi, il diritto al ritorno dei profughi, il diritto a resistere all’occupazione e alla colonizzazione sionista della Palestina, ma anche del rifiuto di aderire all’appello della società civile palestinese del 9 luglio 2005 al boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni contro lo stato israeliano e alle richieste nello stesso senso dei dissidenti radicali israeliani.(4)

A marzo, dopo i fatti di Gerico, ISM-Italia aveva espresso profonda meraviglia e preoccupazione per le reiterate prese di posizione dei partiti maggiori del centro-sinistra e il silenzio delle grandi organizzazioni sindacali, che hanno di fatto cancellato dalla loro agenda il problema Palestina, facendo proprie le equazioni “Israele = democrazia” e “Palestinesi = terrorismo + fondamentalismo islamico”, passando da una ambigua posizione di equidistanza a una posizione di netto appoggio allo Stato di Israele e denunciava l’emersione in modo preoccupante di un inquinamento prodotto, anche a sinistra, dalle teorie dei neocons americani e l’emergere di una strisciante cultura neocoloniale, di una deriva a destra pericolosa perchè alimenta indirettamente quello stesso “scontro di civiltà” che a parole tutti sembrano deprecare.

Se è doveroso fare i conti con la crisi del pacifismo “prêt à porter”, occorre anche avere l’onestà intellettuale di riconoscere che la crisi non risparmia nessuno.

Gli scarsissimi, se non nulli, risultati politici ottenuti stanno a dimostrarlo.

Vanno anche riconsiderate le forme di azione: le marce, le veglie per la pace, gli appelli, il sovrapporsi disordinato di “campagne” non sembrano avere alcuna efficacia per promuovere una alternativa.

Sempre a marzo ISM-Italia aveva sostenuto che solo un insieme di atti individuali di responsabilità morale e politica può portare alla definizione di un movimento di solidarietà con la lotta di liberazione nazionale palestinese, nuovo nelle indicazioni politiche, - denunciare, per impedirla, la pulizia etnica in corso - nuovo nelle pratiche operative, diffuse negli spazi della cittadinanza e continue nei tempi dell’impegno, nuovo perché rinuncia ad ogni delega ad organizzazioni la cui ambiguità ha avuto e ha effetti negativi e paralizzanti.

Affermazione che ISM-Italia estende a tutti i campi di mobilitazione.

ISM- Italia rinnova il suo impegno a:
• organizzare la partecipazione italiana alla campagna di boicottaggio internazionale di Israele
• contribuire alla partecipazione italiana alle campagne dell'ISM in Palestina
• promuovere l'informazione sulla situazione palestinese

Con queste motivazioni ISM-Italia aderisce alla manifestazione di Roma del 18 novembre 2006 indetta da Forumpalestina.

3 novembre 2006

Nota
Questa dichiarazione è il risultato di numerosi contributi diretti e indiretti.
Alcuni, come quelli di Gideon Levy e Ilan Pappe, sono indicati nel testo e nelle note.
Sono stati anche citati un premio Nobel per la Pace (!!!) e un presidente americano.
Un contributo importante di analisi lo dobbiamo a una recente dichiarazione del MSRPP (Mouvement de Soutien à la Résistance du Peuple Palestinien).

(1) “In una guerra di questo tipo (quelle in Libano, a Gaza e in Cisgiordania, nda), è necessario poter utilizzare una tecnologia completamente nuova, come la nanotecnologia – una nuova dimensione, e non semplicemente un miglioramento delle tecnologie esistenti”, “Upgrading war, privatizing peace” di Shimon Peres, Haaretz 31 08 06
(2) “Mission accomplished”, ebbe a dire G.W.Bush il 2 maggio 2003 dalla tolda della Abraham Lincoln al largo del Golfo Persico, una portaerei spinta da due reattori nucleari. Ma nel solo mese di ottobre sono morti in Iraq 105 soldati americani mentre il numero totale dei morti della coalizione è di 3.058. I morti iracheni, che come è noto non si contano ma si “stimano”, secondo una ricerca recentissima, supererebbero i 600.000.
(3) http://www.socialistworker.co.uk/article.php?article_id=9307
(4) Come ha scritto sempre Ilan Pappe: “Nothing apart from pressure in the from of sanctions, boycott and divestment will stop the murdering of innocent civilians in the Gaza Strip. There is nothing we here in Israel can do against it. Brave pilots refused to partake in the operations, two journalists – out of 150 – do not cease to write about it, but this is it. In the name of the Holocaust memory, let us hope the world will not allow the genocide of Gaza to continue”, “Genocide in Gaza” di Ilan Pappe, The Electronic Intifada, 2 September 2006.
Come ha scritto Gideon Levy: “La stessa cosa è vera per i pochi attivisti per la pace che ancora riescono a muoversi per i territori, per protestare e offrire assistenza alle vittime dell’occupazione all’interno di organizzazioni come l’International Solidarity Movement (ISM) – che Israele combatte rendendo impossibile ai suoi membri l’entrata attraverso i propri confini. Sarebbe stato meglio se gli israeliani si fossero mobilitati per combattere al posto loro. Ma eccetto alcuni pochi e modesti gruppi, non vi è alcuna protesta in Israele e nessuna reale mobilitazione. E così non rimane altra speranza che l’aiuto del resto del mondo. Il mondo può aiutare Israele, in modo limitato, a salvarsi da se stessa. In una situazione in cui i Governi occidentali di fatto sostengono il perdurare dell'occupazione, anche se si dichiarano contrari, questo ruolo passa alle organizzazioni della società civile. Quando un gruppo di avvocati americani, ebrei inclusi, si appellano al boicottaggio della società Caterpillar, i cui bulldozer hanno raso al suolo interi quartieri a Khan Yunis e Rafah, dovrebbero essere ringraziati per questo”, Con un po’ di aiuto da fuori di Gideon Levy, Haaretz 2006 06 04

ISM-Italia

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