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Nessuno tocchi Kagame

Nigrizia contesta il premio assegnato dai radicali (Nessuno tocchi Caino) al presidente del Ruanda, Kagame

(2 Settembre 2007)

Dura presa di posizione del mensile dei missionari comboniani "Nigrizia" al premio di ‘Abolizionista dell’anno’ conferito oggi al presidente del Rwanda Paul Kagame dall’associazione italiana ‘Nessuno tocchi Caino'.

"Paul Kagame, presidente del Rwanda, che ha conquistato il potere con le armi nel 1994, è uno degli uomini politici più discussi d’Africa.

Discusso perché non sono affatto state chiarite le circostanze che hanno scatenato il genocidio del 1994 (morirono almeno 500.000 tutsi e hutu moderati) e l’eventuale ruolo dello stesso Kagame.
Discusso per come si è mosso in questi anni nell’area dei Grandi Laghi e, in particolare, nei confronti della Repubblica democratica del Congo, contro la quale ha condotto una guerra (1998-2003) per accaparrarsi risorse e fette di territorio.
Discusso per come si rapporta con i vari tribunali che si occupano del genocidio.
Discusso per come sta gestendo, all’interno del paese, l’amministrazione della giustizia in relazione ai sospettati e condannati per il genocidio.
Discusso perché il suo regime non garantisce le libertà fondamentali.

Nonostante tutto ciò, “Nessuno tocchi Caino”, l’associazione presieduta da Marco Pannella ha pensato bene di premiare il presidente Kagame, perché ha abolito la pena di morte.
Il premio gli verrà consegnato oggi pomeriggio dal presidente del consiglio Romano Prodi.

Nigrizia, che segue giorno dopo giorno le vicende di paesi africani, ritiene che si tratti di una premiazione paradossale, che fa il gioco di un regime autoritario e che non tiene conto di numerosi aspetti “problematici” che punteggiano la carriera politica e l’attuale vita pubblica del generale Kagame.

A questo riguardo, segnaliamo la reazione di padre Aurelio Boscaini, un missionario comboniano che ha lavorato a lungo in quell’area e che ieri ha inviato una protesta agli organizzatori del premio.
Ne diamo alcuni stralci.

«Esprimo tutto il mio sdegno nell’apprendere che oggi verrà consegnato il premio “L’abolizionista dell’anno 2007” al presidente del Rwanda, Paul Kagame.
È come se mi si volesse raccontare – a me che sono stato missionario in Rwanda – una blague (barzelletta)! Mi sono chiesto se conoscete veramente questo assassino, che dovrebbe avere sulla coscienza qualche milione di morti.
O credete che questo generale sia il Caino convertito? Magari!!! Chi ha ammazzato i milioni di persone nella Repubblica democratica del Congo, dopo il genocidio del 1994? Chi ha scatenato la guerra contro Kabila padre? Chi ha abbattuto l’aereo su cui si trovava Habyarimana? O siete di quelli che credono al film Hotel Rwanda?!».
«Basta che un generale annunzi l’abolizione della pena di morte, e voi siete così... ingenui da credergli? Dov’è la democrazia in Rwanda? Avete chiesto a Bizimungu, primo presidente dopo il genocidio, cosa pensa di Kagame? E l’avete domandato alle decine di migliaia che marciscono nelle prigioni rwandesi? Volete dare il premio Nobel della pace a un Hitler?».
«Sono contro tutte le guerre (quante ne ho viste in Africa!) e contro la pena di morte in assoluto.
Dovete chiedere l’abolizione, non la moratoria.
Anche se so benissimo che si fa un passo alla volta! Mi sembra vogliate gridare: “Viva l’Africa dei generali!”.
I tutsi sono riusciti in una impresa mediatica fantastica e voi vi accodate!».
«L’Italia che premia un génocidaire!? Se davvero i tutsi sono stati uccisi in così grande numero (come tutti raccontano), non ce ne sarebbero più in giro! Ma so che non si deve parlare né di tutsi né di hutu, come se i nostri fratelli africani avessero dimenticato a quale etnia o clan appartengono! Ma gli africani sono orgogliosi delle loro origini etniche, e quelli che non hanno nulla da perdere, le riconoscono gioiosamente!».
«Viva, comunque, l’Africa e chi vi muore per la libertà, senza mai aver sparato.
Il giorno della libertà è vicino anche per il Rwanda, se gli Stati Uniti non sosterranno più Kagame né acquisteranno più il coltan che il generale-presidente va a rubare in Congo!".

Misna

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