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Il grande evasore

Il grande evasore

(21 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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(Flessibili, precari, esternalizzati)

Quale mondo piu' e' possibile

Il baratro della precarieta'

(11 Settembre 2007)

I movimenti di lavoratori e disoccupati precari che in questi anni hanno chiesto il reddito per tutti, salario sociale o di cittadianza, si sono visti scavalcare progressivamente dalle burocrazie sindacali e di partito che rivendicano oggi nelle manifestazioni nazionali il "posto a tempo indeterminato" come obbiettivo principale.

Va in scena una pantomima grottesca: il governo "amico" di sinistra continua a precarizzare il lavoro (mentre quintuplica la spesa militare), la sinsitra radicale "riduce il danno" e chiama a raccolta contro se stessa ed il governo amico a manifestare per un "posto fisso" che, non tornerà mai più.

La legge 30 venne presentata come un farmaco miracoloso in grado di coniugare una ritrovata competitività dell’imprenditoria nostrana, con il benessere dei lavoratori più flessibili e felici, il tutto attraverso un’iniezione di modernità assoluta che ci poneva ai vertici nel mondo per quanto concerne la materia. In realtà, essa nacque con lo scopo di regolamentare ed ampliare il sistema del lavoro in affitto già introdotto negli anni precedenti dal governo di sinistra, con la compiacenza del mondo sindacale ed imprenditoriale. Il progetto mirava a sovvertire completamente il concetto stesso di lavoro così come lo si era inteso fino ad allora, sostituendo gli uffici di collocamento pubblici con fantomatiche “agenzie del lavoro”, organismi privati ai quali veniva data la possibilità di perseguire un profitto attraverso un sistema di gestione utilitaristica del lavoratore, assunto a tempo determinato dalle agenzie stesse e poi dato in affitto alle aziende. La possibilità di agire in questo senso fu data alle agenzie interinali, ai sindacati, ai consulenti del lavoro ed alle università. Nell’ambito della riforma furono inseriti il “lavoro a progetto” con lo scopo di aggirare il minimo salariale di retribuzione oraria, il “lavoro occasionale” che non può durare più di un mese all’anno né ricevere un compenso superiore ai 5000 euro, il “contratto intermittente” ed il “lavoro a coppia” nell’ambito del quale due lavoratori sono costretti a dividersi un misero salario.

Oggi possiamo affermare con sicurezza che la rivoluzione del mercato lavoro da molti ritenuta indispensabile, nell’ambito della quale la riforma Biagi ha dato un corposo contributo, è andata ben al di là di quanto potessero supporre gli stessi sostenitori della flessibilità esasperata.

In realtà più che di un mercato nell’accezione propria del termine (dove s’incontrano chi compra e chi vende) si tratta di una sorta di bazar, variopinto e colorato, all’interno del quale tutti tentano di vendere qualcosa, ma ben pochi sembrano disporre dei soldi necessari all’acquisto, nonostante i prezzi siano da saldo di fine stagione.

Sono nate come funghi le agenzie interinali, con un tasso di proliferazione sconosciuto nel regno vegetale. Le agenzie interinali, piccole nello spirito grandi nei numeri, essendo esse ormai parecchie centinaia, alle quali è stato permesso di monopolizzare ogni centimetro quadrato delle pubblicazioni, cartacee e non, dedicate alla ricerca lavoro.

Le agenzie interinali risultano di proprietà dei grandi gruppi bancari, assicurativi ed industriali, delle associazioni sindacali quali e di quelle appartenenti al mondo cattolico . Si tratta di un panorama quanto mai eterogeneo, accomunato nel perseguire facili guadagni ai quali aggiungere un controllo sempre più diretto sulle prospettive di quelle persone che oggi si ama definire "risorse umane" quasi si trattasse di semplici oggetti di consumo da usare e poi cestinare allorquando non risulta più remunerativo il loro sfruttamento.

Le agenzie interinali possiedono uffici eleganti, quasi sempre nel centro delle città, hanno nomi accattivanti, spesso parlano inglese, talvolta promettono molto, alcune cercano d’ispirare fiducia, altre sprizzano ottimismo da tutti i pori.

E’ il gioco più facile del mondo, e sulla confezione non è segnata l’età per giocarci, tutti potete intervenire, sia che tu abbia 40 anni sia che tu ne abbia 20 non frega niente a nessuno.

Scopo del gioco: conquistarsi un posto di lavoro stabile, quanto più e lungo il contratto tanti più punti accumuli. Come si gioca: in molti modi, acquisendo titoli di merito, come i master, ma la mossa può anche essere a doppio taglio, perché le nuove teorie aziendali sono quelle di dipendenti che sappiano un po’ di tutto.

PRCMONALDI

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