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(6 Settembre 2011) Enzo Apicella
Oggi sciopero generale contro la manovra economica

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Cancellare politica e confederume dai luoghi di lavoro: i sindacati dei padroni non vogliono lo sciopero

(30 Maggio 2010)

Il padrone delle camere del lavoro Epifani si è detto "stupito" dalla scelta dei due compagni di merende di non organizzare in maniera unitaria uno sciopero generale, prendendo ad esempio il resto dell'Europa, in particolare Spagna e Grecia, a sostegno della sua tesi

Nessuno sciopero generale, almeno non ancora. Il più grande sindacato di lavoratrici e lavoratori del nostro Paese almeno in termini di numeri, ovvero la CGIL, ancora non è in grado di chiamare alla mobilitazione generale e nazionale ogni singolo settore produttivo del nostro Paese. Piuttosto, continua ad arrancare con la solita manfrina delle diversità riscontrate con gli altri due sindacati confederali italiani, CISL e UIL.

Il padrone delle camere del lavoro Epifani si è detto "stupito" dalla scelta dei due compagni di merende di non organizzare in maniera unitaria uno sciopero generale, prendendo ad esempio il resto dell'Europa, in particolare Spagna e Grecia, a sostegno della sua tesi.

Epifani ha finito l'altro ieri di abbracciare il suo amicone Sacconi ai congressi dei socialisti e probabilmente non ha ancora maturato i tempi necessari per avere un quadro obiettivo della situazione: la Spagna tentenna ad inscenare dure proteste contro un governo di stampo socialdemocratico perchè le lobby sono fondamentalmente le stesse. I sindacati di classe vengono tuttora spazzati via dalle campagne paragolpiste ed eversive in stile militare proprio per volere del governo centrale. Basti pensare alla costante repressione violenta di ogni tentata organizzazione di massa del popolo basco, sia essa politica o sindacale. In Grecia le masse sono partite dall'auto-organizzazione, quando ancora la bolla non era scoppiata e non c'era quindi chi voleva cavalcare la fame e la rabbia della classe operaia ellenica per tentare di salvare faccia, culo e portafogli. Questi sono dati di fatto.

Uno sciopero generale dei confederali amici dei padroni, se non fosse deleterio avrebbe comunque un peso specifico rasente allo zero negli interessi della lotta di classe. Il socialista Epifani così come il prete mancato Bonanni non hanno alcuna vera proposta radicalmente alternativa da mettere sul tavolo: CGIL-CISL-UIL giocano a tentare di mettere le pezze al governo piduista e corporativo di Roma, senza proporre nulla di realmente diverso e divertendosi a difendere un presente che i fatti oggettivi dimostrano come sia sempre più indifendibile e marcescente.

"Dobbiamo esercitare pressioni sul governo per modificare la manovra economica in discussione il più possibile". Così dichiara il cosacco Epifani. Tradotto: nessuna chiusura totale, ma un atteggiamento servilistico di propensione al dialogo con chi affama ed uccide de-regolamentando la sicurezza nei luoghi di lavoro. E la chiamano semplificazione. Qualche testa schiacciata sotto una pressa o qualche arnese conficcato nel petto di un operaio fa sempre buon gioco nel rilancio della propaganda di queste misere corporazioni espressione dell'ignoranza classista italiana.

Questi aguzzini, oltre a non muoversi in fabbriche e cantieri se non a danno già ampiamente compiuto, scoprono con la fiera rivolta dei braccianti di Rosarno lo sfruttamento padronale e mafioso degli "stranieri" nel nostro Paese. Così vanno a sbraitare nelle terre delle amministrazioni colluse con la criminalità, a Reggio Calabria così come a Latina pochi gioni fa, di "nuovo schiavismo da combattere" e "tutela dei più deboli". Peccato che chi ci ha dovuto mettere fisicamente il culo per portare alla cortese attenzione di un intera nazione determinati problemi siano stati proprio i "nuovi schiavi", che da decenni sopravvivono dormendo in silos o capanni di lamiera, a 20 euro al giorno quando va bene e con le armi puntate mentre "lavorano".

Chi crede veramente ad una sincera rivoluzione, non solo culturale, del nostro sistema non può barricarsi dietro a compromessi e servilismo, ma deve essere parte attiva nella denuncia dei soprusi del Paese neofascista per eccellenza. Anni di tavoli d'incontro e dialogo col padronato dimostrano come questi soggetti siano i più inutili ed ipocriti strumenti messi a disposizione della classe operaia dalla democrazia borghese. Segretari nazionali passati dal sindacato alla politica hanno doppiamente dimostrato il loro ruolo di aguzzini. Erano e sono prima di tutto e tutti le mani confederali a bloccare la spontanea e sacrosanta rabbia operaia, convogliandola verso le loro tessere ed i loro salvadanai.

Che stiano pur tranquilli sindacati e politica di destra e di sinistra italiana: non faremo la fine della Grecia. Non fino a che qualcuno continuerà a reggere il vostro muro fatto di consorteria, malaffare e compromessi. Un muro che, ora che i nodi stanno venendo al pettine, comincia a scricchiolare alla sua base. Il governo della cosca Berlusconi ha smesso di smentire la crisi ed è passato con la sua manovra economica alle vie di fatto: lacrime e sangue anche per noi, dunque. Operai, ribadiamo il nostro obiettivo: espropriamo i patrimoni dei padroni, ed aggiungiamoci l'esproprio dei patrimoni dei segretari nazionali dei sindacati.

Per la Lotta Continua

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