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LEGGE ELETTORALE E RIALLINEAMENTO DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO

(15 Settembre 2014)

Qualcuno ricorderà certamente l’urgenza con la quale la modifica del sistema elettorale (smantellato il precedente da una sentenza della Corte Costituzionale) fu collocata al centro dell’agenda politica al momento dell’entrata in carica del governo Renzi.
Era stato stipulato tra il segretario del PD (successivamente Presidente del Consiglio) e Silvio Berlusconi il cosiddetto “Patto del Nazareno” prevedendo l’approvazione di un sistema che bloccasse il bipolarismo come inamovibile attraverso un complicato meccanismo di ballottaggio, premio di maggioranza, liste bloccate, soglie di sbarramento (al punto da far prevedere a molti una nuova dichiarazione di incostituzionalità) con l’obiettivo di blindare la governabilità possibile tra i due contraenti e cercando di sventare il pericolo rappresentato da una allora plausibile maggioranza relativa del Movimento 5 Stelle, considerato come “antisistema”.
Il successivo sviluppo della dinamica politica ha (almeno a questo momento) mutato completamente il quadro di riferimento.
L’esito delle elezioni europee (ma non solo) ha fatto emergere, infatti, la realtà di un ruolo pivotale esercitato dal PD: un ruolo che, all’interno dell’attuale conformazione del sistema, appare del tutto incontestabile.
Il PD arriva a proporsi così come un vero e proprio “Partito della Nazione”: qualcosa di molto diverso (e di inedito) sia rispetto all’eredità presunte delle parti più importanti delle soggettività “storiche” già presenti nel nostro sistema politico, sia all’idea di un nuovo partito interclassista “a vocazione maggioritaria”.
Rimane da discutere (e non è questione da poco) come questa proposta di “Partito della Nazione” risulti essere parte integrante della formazione di quel “blocco storico” di gestione del ciclo capitalistico iper-liberista attraverso il quale i “poteri forti” stanno esercitando una forte egemonia, non solo in Italia beninteso, in campo economico, culturale, politico, sociale.
A livello di sistema politico il dato più rilevante rimane comunque quello dell’assunzione da parte del PD di una funzione assolutamente centrale rispetto a due fondamentali questioni:
a) L’esaurimento di quelle che sono state le tradizionali formule politiche della fase del bipolarismo, con particolare accentuazione dell’esaurimento della formula del centrosinistra che proprio non esiste più;
b) Il verificarsi di un’aggregazione attorno al PD formata da “cespugli” provenienti sia dall’ex-centrodestra, sia dall’ex-centrosinistra in funzione meramente parassitaria e di facciata (a dimostrazione di una presunta articolazione del quadro politico): da NCD a SeL per estendersi, attraverso il meccanismo della formazione delle liste regionali e delle città metropolitane anche a Rifondazione Comunista e a settori che avevano fatto parte della Lista Tsipras (partito di Repubblica, ALBA, ecc).
Il quadro che esce da quest’analisi è quello della prospettiva di un vero e proprio riallineamento di sistema, all’interno del quale il progetto dell’Italikum (che ha mantenuto comunque l’impianto delle liste bloccate) non appare più funzionale rispetto ai modificati disegni di partenza dei suoi proponenti.
Dal nostro punto di vista quest’avvio di riallineamento pone l’esigenza di una riflessione da sviluppare attorno a due punti:
1) Il ruolo di un’opposizione di sinistra che dovrà assumere caratteristiche di totale estraneità anche con l’area indicata come “possibile d’attrazione” nei confronti del “Partito della Nazione”, presentando – nel contempo – una visione completamente alternativa sia sul piano politico, sia della visione dell’assetto sociale;
2) Il rilancio di una proposta di legge elettorale fondata sul sistema proporzionale. Una proposta che, adesso, potrebbe trovare spazi e aperture non prevedibili fino a qualche tempo fa in considerazione del peso assolutamente abnorme assunto dalla “governabilità”, dall’esigenza di rappresentanza che sale dai corpi intermedi la cui funzione è stata completamente azzerata a partire dagli ormai inutili sindacati confederali, la drastica riduzione nelle possibilità di accesso alla rappresentanza istituzionale, considerate anche le modifiche apportate ai sistemi elettorali di Senato e Province, ridotti a enti di secondo grado.

Franco Astengo

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