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Fiat voluntas Pomigliani

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(19 Giugno 2010) Enzo Apicella
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SCONFIGGERE OVUNQUE IL VIRUS DEL NAZIONALISMO

(21 Ottobre 2023)

Editoriale del n. 130 di "Alternativa di Classe"

alterclasse

Dopo l'approvazione in Parlamento della Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NaDEF), che prevedeva lo “scostamento di bilancio”, vale a dire un aumento del debito pubblico, il Consiglio dei Ministri del Governo Meloni, riunitosi Lunedì 16, ha varato il Documento Programmatico di Bilancio (DPB), da inviare a Bruxelles, annunciando per la fine del mese il Disegno di Legge di Bilancio, con il relativo decreto fiscale.
I pilastri della manovra restano il “sostegno alla natalità”, l'approfondimento della “flat tax” ed una ulteriore riduzione della, già bassa rispetto al resto della UE, spesa sanitaria, che passa dal 6,8% del PIL nel 2022 al 6,6% per quest'anno, con una ulteriore riduzione del 1,3% per il 2024. E' prevista poi la proroga del vigente taglio del cuneo fiscale, per lasciare un po' di “soldi... in busta-paga”, ma ampiamente rimangiati dai tagli dei servizi. Non si vede, ancora una volta, quali siano i miglioramenti per chi paga davvero le tasse, dovendo domani ripianare il debito estero aumentato!...
Rispetto al fisco, per il lavoro dipendente è stato abolito un primo scaglione di reddito, riducendo le fasce a tre (la minore al 23%), mentre per i lavoratori autonomi resta una fascia unica con aliquota più bassa (al 15%), Poi le eventuali assunzioni a tempo indeterminato porteranno una “maxi-deduzione” fiscale per le imprese, soprattutto rispetto ad alcune categorie sociali. Per i lavoratori dipendenti vi è l'ipotesi di “favorire la produttività” con la detassazione dei premi di risultato e della eventuale partecipazione agli utili aziendali (questo un chiaro assist alla CISL...).
Il Ministro per l'Economia, G. Giorgetti, poi, riferendosi ad un possibile allargamento del conflitto in Medio Oriente, con conseguente maggiore instabilità del quadro politico mondiale, ha già messo le mani avanti sulle cifre, che potrebbero vedere maggiori spese, magari nel bellico, ma anche per l'energia, e maggiori tagli ai servizi, sanità in testa, già penalizzati dall'alta inflazione, non considerata per gli stanziamenti...
Confermata per il 2024 anche l'elemosina della Carta-spesa “Dedicata a te” di € 382 annue (1 euro e 4 centesimi al giorno!...), prevista dal Governo solo per alcuni poveri, e solo per ben individuati generi alimentari, mentre dal 1 Ottobre si è aggiunto il “trimestre tricolore” anti-inflazione per tutti, basato su un impegno volontaristico di alcuni marchi di produttori e di alcuni esercenti di mantenere bassi alcuni prezzi. In pratica, un'operazione di marketing: un nuovo spot pubblicitario, che richiama allo “orgoglio nazionale”...
Ed infatti da qualche anno, già prima dell'avvento al potere dei “Fratelli d'Italia”, le reclames non parlano più né di individui, né di consumatori, ma di “italiani”!... Le aziende fanno a gara nel rifarsi a prodotti che abbiano almeno qualcosa di “italiano”, che piaccia certamente “agli italiani”, sottolineando l'aspetto nazionale, magari anche a scapito di altri requisiti. I post-fascisti hanno solo coronato questa tendenza. Ed ora, anche nei telegiornali, si parla molto meno di estero, e quasi niente di lavoro, ma intrattenimento e calcio hanno sempre più spazio: “l'italiano” si deve divertire!
La guerra in Ucraina, poi, ha richiamato i media a fare quadrato sull'atlantismo, per cui ogni dissenso è stato bollato come “filo-putiniano”. E lo stesso tipo di atteggiamento comincia a manifestarsi rispetto alla crisi mediorientale, nella quale una piena solidarietà a Israele, qualificato come unica “democrazia” dell'area, sta diventando, con in testa gli esponenti governativi, pur provenienti da altre visioni di tipo razziale, l'unica posizione accettabile in pubblico. Si sta facendo strada un conformismo da “tempi di guerra”...
Ed il contesto internazionale è veramente preoccupante. Mentre la guerra tra Ucraina e Russia si sta cronicizzando, con perdite di uomini su entrambi i fronti, ma con distruzioni molto maggiori in Ucraina, teatro di scontro indiretto fra l'Occidente, con gli USA in testa, e la Russia sta diventando anche il Nordafrica, e lo scontro tra Hamas, sostenuta soprattutto dall'Iran, ed Israele, che sta martoriando e trucidando i palestinesi nel bantustan di Gaza, rischiano di aprire scenari bellici ai quali le forze di classe sparse nel mondo sono sostanzialmente impreparate.
Intanto in Africa la giunta militare (CNSP), che ha attuato il golpe in Niger, ha vinto di fatto, con l'appoggio militare di Mali e Burkina Faso, l'ECOWAS (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 128 a pag. 2), che non è intervenuta militarmente anche per il veto esterno dell'Algeria, ed i militari francesi che si sono ritirati l'11 Ottobre dal Paese. E' probabile che anche il Niger, come già altri Paesi del Sahel, guardi alla Russia, nel momento in cui la stessa Tunisia vi ha appena concluso un accordo commerciale per importare grano.
Infatti, sta andando in crisi, fra l'altro, uno dei cardini del “processo di Roma” (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 128 a pag. 2), su cui tanto sta puntando il Governo Meloni, col Presidente tunisino K. Saied, che aveva da poco firmato il “Memorandum di Cartagine” con la UE, che ha alzato il prezzo della collaborazione per diventare il suo gendarme di migranti nel Mediterraneo, avvicinandosi, nel contempo, ad un nuovo rapporto con i BRICS.
Quanto sta avvenendo in Medio Oriente, va detto subito con chiarezza, avviene, prima di tutto, a scapito dei diseredati e delle masse povere palestinesi del bantustan di Gaza, creato da Israele, dalle cui forze armate già erano vessati quotidianamente, ed obbedisce agli interessi sia della finanza islamista, che Hamas impersona, sia dell'imperialismo sionista.
Troppi compagni, purtroppo, stanno dimenticando cosa è sempre stata Hamas storicamente: “braccio armato” dei Fratelli Mussulmani in Palestina, legato alla Siria, ed, ancora di più, all'Arabia Saudita, rappresenta la borghesia islamica palestinese; essa conta seguaci soprattutto a Gaza, ed i suoi capi si sono arricchiti con il mercato nero di combustibili provenienti dall'Egitto (ALTERNATIVA DI CLASSE Anno II n. 20 a pag. 2)”.
Oggi la situazione è modificata, nel senso che Hamas è diventata più forte, ha raggiunto una certa presenza anche in Cisgiordania, ed ha sviluppato rapporti con l'Iran, nonostante le differenze fra sunniti e sciiti. E' il segno che l'Islam politico sta andando ben oltre le impostazioni religiose, e che sono sempre più gli interessi materiali dei vertici a determinarne posizioni e alleanze. Sostanzialmente, continuiamo a ritenere che il “terrorismo palestinese” resti una “falsa alternativa al collaborazionismo A.N.P. (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno IV n. 42 a pag. 2)”.
Il vecchio slogan “Palestina libera, Palestina rossa” poteva avere senso 50 anni fa, quando la lotta per una Palestina aconfessionale e multietnica avrebbe forse potuto divenire l'avanguardia della lotta di classe in Medio Oriente contro tutti i regimi borghesi dell'Area. Ma non oggi, che Israele è diventato una affermata potenza imperialista di Area, cresciuta sì nella segregazione razziale dei palestinesi, ma che, dopo due generazioni, ha sedimentato pesanti differenze di classe al suo interno, con ebrei sfruttati, che si trovano a lavorare anche fianco a fianco con i proletari arabi...
L'obiettivo borghese dei “Due popoli, due stati” è sviante almeno quanto la “cancellazione dello Stato di Israele”!... Oggi vi è una realtà di classe storicamente data, ed è con essa che bisogna fare i conti. Gli obiettivi “nazionali”, peggio ancora se coniugati al fanatismo religioso, portano a rinnovare le sconfitte per i proletari. La furia genocida del potere israeliano contro i “senza risorse” di Gaza, con i quali, loro sì, è pur giusto solidarizzare, è stata risollecitata da un'offensiva islamista, destinata ad un ennesimo fallimento senza improbabili appoggi di potenze imperialiste.
Anche se Israele ha iniziato a bombardare in Siria e in Libano, ad oggi il principale possibile aiuto ad Hamas potrebbe venire dall'Iran, che non a caso ha diffuso un appello all'Islam politico... Si tratta di un regime oscurantista ed anticomunista, che ora fa parte di quei “BRICS plus”, che rischiano di diventare un altro fronte imperialista. In particolare, sono ben saldi i suoi rapporti con la Russia, forte sul piano militare, mentre gli USA hanno già spostato navi militari vicino alle coste mediorientali: si profila uno scontro imperialista, da contrastare in entrambi i fronti.
Risulta evidente l'imbarazzo della UE, chiamata ancora una volta dall'alleato occidentale al sostegno ad Israele, ma con recriminazioni sul genocida tiro al bersaglio verso i “senza risorse” palestinesi della “Striscia di Gaza”, cui, oltre ai bombardamenti, sono stati tagliati, disumanamente, combustibili, acqua ed energia. In particolare il Governo italiano, che punta a diventare l'hub energetico dell'Europa con il gas, alternativo a quello di Gazprom, proveniente dall'Egitto e dal Nordafrica arabo, non può che essere in forte apprensione...
Intanto Giovedì 12 la Presidente G. Meloni ha incontrato R. Brunetta, che le ha illustrato il Documento approvato a maggioranza (voto contrario di CGIL, UIL, USB e pochi altri) dal CNEL il 4 Ottobre, che boccia completamente l'istituzione del Salario Minimo Legale (SML), anche nella forma di sperimentazione, proposta da alcuni esperti, badando peraltro a ricandidare tale carrozzone ad un nuovo ruolo per misurare la produttività del lavoro. Il Governo, che non aspettava altro, ha recepito la posizione.
Nonostante la Sentenza n. 27711 della Corte di Cassazione di Lunedì 2 Ottobre, che ha affermato la necessità di un salario minimo imposto per legge, contro il dumping salariale e per garantire una vita dignitosa, meritatissimo attacco implicito anche alla Triplice sindacale, G. Meloni e la Ministro del Lavoro, M. Calderone, con evidente strumentalità, rispondono che il “lavoro povero” si contrasterebbe solo con la contrattazione.
Rafforzato dalla raccolta di firme della opposizione parlamentare, il SML il 17 è tornato in Parlamento, senza alcuna proposta aggiuntiva di un necessario adeguamento automatico (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 129 a pag. 3) nel tempo. Le forze governative hanno già cercato di togliere ogni copertura di finanziamento alla proposta, dirottando di fatto i fondi verso la autonomia differenziata, che apre la strada ad una diminuzione dei servizi ed alle stesse gabbie salariali, per poi relegare la PdL in Commissione con la scusa del pronunciamento di Brunetta & C.
Per chiedere, invece, aumenti salariali generalizzati, e contro il carovita e la precarietà, oltre che contro la guerra e tutte le penalizzazioni che implica per i lavoratori, innanzi tutto spostando risorse dal sociale al bellico, ma non solo (guerra del grano, guerra dell'energia, ecc.), è stato indetto lo SCIOPERO GENERALE NAZIONALE da gran parte del sindacalismo di base per il prossimo Venerdì 20. Collegata ad esso è la manifestazione fissata il giorno dopo presso la base militare di Ghedi (BS) alle 14, giustamente intitolata “Uniamo le nostre forze contro le loro guerre”.
Si tratta di mobilitazioni importanti, che individuano spesso motivazioni sacrosante, e che in alcuni territori hanno anche registrato iniziative di preparazione, ma che, oltre a vedere ancora l'assenza di un'altra parte dei sindacati di base, come ad esempio USB, senza raggiungere così quella unità del sindacalismo conflittuale che sarebbe necessaria, non riescono a rappresentare agli occhi di molti lavoratori quella alternativa sindacale che le troppe carenze dei confederali renderebbero sempre più auspicabile.
In effetti, fra i sindacati confederali la stessa tradizionale unità è in forte crisi. La CISL, di fatto, sta prendendo con sempre maggior decisione una sua strada, che, oltre alla opposizione a qualsiasi ipotesi di SML ed alla pericolosa proposta della partecipazione contrattata agli utili di impresa, ora favorita, come visto, anche dal Governo Meloni, ha lanciato un suo Manifesto, intitolato “Per un lavoro a misura della persona”, in cui, fra l'altro, ribadisce le proprie scelte ed esalta perfino il welfare aziendale. In pratica, si presenta ormai come un “sindacato giallo”.
E sulla manovra governativa la CISL vede, infatti, più “luci” che “ombre”, mentre la UIL è uscita tempestivamente con le dichiarazioni di P. Bombardieri: un giudizio “complessivamente negativo”, che ha attribuito “gli aspetti positivi” alle “pressioni” dei sindacati. Ha poi proposto a CISL e CGIL una serie di scioperi regionali per modificarla, volendo così assumere una posizione centrale.
La CGIL, sindacalmente da sola, anche se insieme allo “associazionismo democratico”, aveva già portato in piazza a Roma Sabato 7 più di 100mila persone per la manifestazione intitolata “La via maestra”, in riferimento alla Costituzione. Ha dato voce, così, ad un malcontento diffuso e confuso, senza, però, indicare veri obiettivi di lotta unificanti, e mostrando, perciò, evidenti limiti anche nella coerenza dei comportamenti, La sua Assemblea Generale, riunita Mercoledì 18, ha poi dato un giudizio negativo sulla manovra, invitando CISL e UIL ad un “percorso di mobilitazione”.
Nell'ordine del giorno approvato è specificato che si intendono definire, insieme agli altri due sindacati, a partire dal novembre prossimo, “assemblee, manifestazioni e giornate di sciopero di tutte le categorie” fino “allo sciopero generale”, contro una manovra “totalmente rinunciataria”, insufficiente e non espansiva. Vi si dice, fra l'altro, che occorre “una vertenza salariale, generale e coordinata, finalizzata al rinnovo dei contratti nazionali e alla reale difesa e aumento del potere di acquisto dei salari”: enunciazione generale condivisibile, che, se attuata, rappresenterebbe una vera svolta.
Da un lato, una realtà, come quella del lavoro, che ha visto nei primi otto mesi di quest'anno 657 morti e 383mila infortuni, con un potere d'acquisto molto diminuito, ad esempio, rispetto a 14 anni fa, necessiterebbe davvero di un fronte unico di lavoratori in lotta, che si sostenessero a vicenda, allargando il fronte stesso, ma dall'altro questo proposito appare davvero POCO CREDIBILE, se non per la pratica sindacale affermatasi fra i dirigenti locali CGIL, a volte finanche aziendalisti, di sicuro se attuato insieme alla CISL che abbiamo descritto!...
Inoltre, lo sciopero generale nazionale, oltre a non essere citato come tale nel documento, viene posposto al “percorso”, già proposto dalla UIL e recepito dal vertice CGIL. In più, le consultazioni, decise con la UIL e la stessa CISL, rischiano di rimandare alle calende greche tale obiettivo, annullandolo nei fatti, se non come giornata nazionale in sé, almeno depotenziandolo come l'ennesima sfilata tardiva. La minoranza CGIL ha votato contro l'odg finale, ma è più necessaria che mai una forte presenza nel “percorso”...
Per i comunisti, infatti, si tratta di mobilitarsi e lavorare sia negli appuntamenti del sindacalismo di base, che nella Opposizione CGIL, e di farlo anche politicizzando il proprio intervento, in una realtà internazionale in cui i pericoli di guerra aumentano, per l'entità dello scontro legato alla crisi del capitalismo, in cui i vertici politici puntano a fare passare fra i proletari l'ideologia nazionalista a tutti i livelli. In questa fase imperialista, si tratta di combattere duramente contro la sua diffusione fra le nostre fila.

Alternativa di Classe

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