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(7 Febbraio 2012) Enzo Apicella

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LOTTIAMO PER AUMENTARE IL SALARIO REALE!

(25 Novembre 2023)

Editoriale del n. 131 di Alternativa di Classe

Landini show

Un'immagine della manifestazione svoltasi a Roma il 7 ottobre 2023

Il Disegno di Legge di bilancio, ulteriormente peggiorato rispetto alle prime bozze, non è stato riconosciuto sufficiente dalla UE, che chiede una prossima ulteriore manovra aggiuntiva, con altri tagli alle spese, dato che non ne sarebbe “pienamente rispettato il tetto”. Mentre il Governo gongola per la “promozione” da parte di Moody di Venerdì 17, la posizione UE si tradurrà in altri nuovi sacrifici per il salario indiretto dei lavoratori.
Intanto, mentre sono rimasti l'approfondimento della “flat tax”, il taglio del cuneo fiscale confermato per l'anno prossimo e la, gravissima, riduzione della spesa sanitaria in termini reali (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 130 a pag. 1 e n. 129 a pag. 2), sono state diminuite perfino le sbandierate agevolazioni per la natalità, aumentando la tassazione sui prodotti per la prima infanzia, oltre che su quelli per i disabili e sugli assorbenti per le donne.
Sulle pensioni poi è stata decisa una riduzione del peso della parte “retributiva” sul calcolo degli importi per il pubblico impiego, verso l'abolizione del sistema di calcolo “misto”, aumentati i requisiti per accedere ad “opzione donna” e “ape social”, prorogata la “quota 103”, ma peggiorata, con ingenti penalizzazioni su età, importi, ecc.; il tutto, insomma, è tale da far parlare di una “Riforma Meloni-Fornero”, con buona pace di M. Salvini... E, non a caso, è l'unico punto della manovra ad essere contestato anche dalla CISL, per il resto vera stampella del Governo.
La riduzione delle risorse per la sanità obbedisce a una volontà politica di privatizzazione e smantellamento del servizio pubblico; infatti, mentre viene mantenuto inalterato il tetto delle assunzioni, a fronte della crescente carenza di personale nel SSN, viene, invece, finanziato “l'extra-orario” per i sanitari, da svolgersi in altra struttura (leggi privata). A ciò si aggiungono i tagli ai servizi comunali, che integrano i servizi ASL, ad esempio con la assistenza domiciliare, e alla stessa disabilità.
Il taglio alle risorse dei servizi, in particolare quelli comunali, fa il paio con la proposta di istituzione di un Fondo per la privatizzazione del patrimonio pubblico, motivata con il problema dell'aumento del debito, mentre non è prevista alcuna lotta all'evasione fiscale, ma anzi è rimasto in piedi lo scandaloso “concordato preventivo” biennale previsto dalla delega fiscale (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 128 a pag. 3). A completare tale attacco c'è poi il progetto di “autonomia differenziata”, che,ovviamente, colpirà soprattutto i piccoli comuni e la sanità stessa..
Contro questa manovra CGIL e UIL si sono mosse da sole, ma con una mobilitazione diluita, partita Venerdì 17 e destinata a durare fino al 1 Dicembre, con una combinazione di scioperi regionali e di categoria, che hanno disorientato molti lavoratori. Di fatto lo sciopero generale nazionale, su cui da sola si era mossa la CGIL, è rinviato a data da destinarsi. Le manifestazioni del 17 scorso sono riuscite bene laddove lo sciopero era davvero generale, molto meno dove non lo era...
Contro lo sciopero nei trasporti, il Ministro M. Salvini, facendosi scudo del parere del Garante, ha minacciato il ricorso alla precettazione. Un provvedimento gravissimo, ma favorito anche dalla diluizione di cui sopra... Il provvedimento, su cui peraltro non risulta che la CISL abbia obiettato alcunchè, ha indotto le due sigle a ridurre a sole 4 ore lo sciopero del personale viaggiante dei vari comparti; CGIL e UIL, pur recriminando, hanno alla fine accettato il diktat per “senso di responsabilità”, lasciando cantare vittoria al Ministro.
Il rischio di una ennesima delusione per i lavoratori c'è tutto!... In particolare, gli iscritti alla CGIL, che pure avevano partecipato numerosi alla manifestazione nazionale del 7 Ottobre, dopo essere stati consultati per uno sciopero generale, stanno scioperando con modalità molto discutibili, e che, con ogni probabilità, risulteranno inefficaci ai fini degli obiettivi. Il cedimento formale al richiamo del Ministro provoca un senso di frustrazione e impotenza, lavorando, in ultima analisi, per non rompere il clima di rassegnazione su cui punta il Governo Meloni.
Pesano, così, le leggi antisciopero, a suo tempo approvate con “l'apporto fondamentale alla sua stesura”, come si legge nelle stesse premesse della “Legge 146/'90, modificata dalla Legge n. 83/2000”, dei sindacati confederali. Vincoli e strettoie burocratiche si stanno ritorcendo anche contro chi le aveva coperte, quando dovevano servire contro i sindacati di base... Per la controparte governativa oggi sono meglio queste leggi, che il riconoscimento formale del monopolio della rappresentanza ai sindacati confederali...
E mentre Salvini minacciava la precettazione, il Consiglio dei Ministri ha varato un feroce Disegno di legge, il “Pacchetto Sicurezza”, di cui G. Meloni si è detta “orgogliosa”, che aumenta i livelli di repressione, ampliando le casistiche, introducendo nuovi reati ad hoc, ed inasprendo le pene. Rispetto alle “forze dell'ordine”, il singolo agente potrà addirittura portare armi private fuori servizio, pene maggiori a chi “resiste” ad un agente, e perfino a chi imbrattasse i muri di una caserma.
Per carceri e CPR per migranti, è istituito un apposito reato per le “rivolte”, con pene gravi per chi “istigasse”, anche solo con una scritta su un muro, e perfino per chi fa resistenza passiva, mentre per le donne incinte non è più certo il rinvio della detenzione, con il risultato di bambini carcerati dalla nascita. Diventa punibile poi finanche il chiedere l'elemosina, specialmente se con minori...
L'attaco è rivolto anche contro le lotte sociali, dato che vengono inasprite le pene per le occupazioni delle case, da sgomberare con procedure “lampo”, e diventa reato penale anche il blocco stradale di massa... Per l'insieme dei provvedimenti, con nuove assunzioni, paventati per le forze dell'ordine, il Governo ha stanziato 1,5 miliardi dei 5 previsti per l'intero pubblico impiego!... E il PD parla di “fumo negli occhi”.
Analogo è l'atteggiamento di gran parte della “opposizione” parlamentare nei confronti del progetto di “premierato forte”, che G. Meloni significativamente definisce “madre di tutte le riforme”, e che in genere viene criticato semplicemente come “pasticciato”. Il progetto prevede la elezione diretta del premier, che avrebbe anche il potere di sciogliere le camere, ed una durata per l'intera legislatura della maggioranza di governo. Praticamente, un efficientamento, che rende molto relativo il ruolo dello stesso parlamento.
Contro tale progetto, che ricomprende l'autonomia differenziata, una sorta di “divide et impera”, si stanno formando dei comitati nazionali, che si richiamano al dettato costituzionale. A parte il fatto che lo stesso Presidente Mattarella, considerato il miglior garante della Costituzione, durante il suo discorso di reinsediamento (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno X n. 110 a pag. 1) parlava di “soluzioni (istituzionali - ndr) rapide e tempestive” da adottare, una opposizione di classe ad esso non può esserci su queste basi, ma è proprio necessaria, vista la sua funzionalità alla economia di guerra!
Per noi opporsi a questo progetto è un tutt'uno alla opposizione alla guerra imperialista, a partire dall'imperialismo di casa nostra. Riteniamo sbagliato e PERDENTE opporsi a tale progetto senza mettere al centro dell'attenzione questo aspetto, limitandosi a contrapporre all'autoritarismo post-fascista una presunta “difesa della democrazia”!... Il progetto governativo toglie le castagne dal fuoco alle opposizioni di PD e M5S, che stanno abbracciando posizioni contrarie solo in modo strumentale e di facciata.
Anche CGIL e UIL, favorevoli ad un salario minimo legale (ma vale solo per la legge, e non per i contratti da firmare...) da 9 euro, sono contrarie al “premierato forte”, ma concentrare l'attenzione e l'iniziativa su questo, abdicando al ruolo di impegnarsi sindacalmente per i salari, i rinnovi dei contratti e contro la politica economica del Governo, lasciando, di fatto, passare la repressione autoritaria di Salvini, il Pacchetto sicurezza e la manovra governativa, significherebbe ritornare a quel ruolo da “sindacati complici”, che la CISL ha già scelto.
In Europa il “fiasco” del Governo Meloni con la Tunisia per l'esternalizzazione dei controlli “ai confini d'Europa” ha avuto il suo peso, insieme agli altri problemi di rapporto, ed ora, nell'ottica del “processo di Roma”, che è ritornato a chiamarsi “nuovo piano Mattei” per la stabilizzazione dell'Africa, la premier ha firmato un nuovo memorandum, da lei definito “storico”, stavolta con l'Albania di E. Rama, per “appaltargli” la detenzione di migranti, deportandoli in territorio albanese in attesa di decisioni giuridiche italiane sul loro status.
L'accordo, costosissimo (tutto a spese dello Stato italiano), prevede due strutture italiane in Albania, una di “screening” e l'altra un CPR, della capienza totale di tremila persone, per ospitare al massimo 36mila migranti all'anno in attesa di destinazione legale. I migranti non rimpatriati, né accettati come rifugiati, tornerebbero anch'essi in Italia, ma per la detenzione. Se da un lato c'è l'aspetto elettoralistico (a Giugno '24 le elezioni europee...), per “sgravare” i Comuni italiani da ospitalità sgradite ai più ottusi elettori, dall'altro vi è l'ordinaria disumanità dei nostri governanti...
I 14 articoli del memorandum sono in corso di valutazione in Parlamento e arriveranno anche a quello europeo. L'Albania vuole entrare nella UE, e cerca appoggio dall'Italia, mentre avrebbe ricevuto richieste di accordi analoghi da altri Stati UE. L'esternalizzazione della “difesa” delle frontiere non è un'idea solo dei post-fascisti italiani, che hanno richiesto un simile impegno anche alla Croazia, e mentre il Commissario UE per i diritti umani è critico, la “sinistra” europea, ad oggi, è possibilista.
In effetti, gli Stati UE, o aspiranti tali, sono europeisti nella misura in cui questo porta vantaggi al proprio capitale nazionale. E perciò, data la natura concorrenziale del capitale, l'integrazione europea non va verso una unificazione tout court. E' anche per questo che, all'interno della Alleanza atlantica, il ruolo dominante degli USA non viene neppure insidiato. Ed è così che, sia per la guerra ucraina, sia per la attuale crisi mediorientale, prevale la compattazione occidentale anche su quegli aspetti che consiglierebbero, invece, di differenziarsi dippiù dagli USA.
Non avviene altrettanto per le “potenze emergenti”, che contestano sempre più il ruolo internazionale di USA e dollaro, e stanno enucleando livelli di aggregazione intorno alla Cina, che è il suo principale concorrente su tutti i piani, e che ha la forza di metterne in discussione la leadership. Va qui chiarito che entrambi gli schieramenti sono alleanze di Paesi imperialisti, e che su tale piano non esiste “meno peggio”, con cui, magari, allearsi come proletari. Basta con l'antimperialismo a senso unico!
E a nessun contendente, Europa compresa, interessa davvero la lotta al cambiamento climatico. Ennesima prova ne sia quanto sta avvenendo rispetto al Mare Artico, dove lo scioglimento dei ghiacciai e delle calotte ghiacciate polari sta liberando rotte alle navi commerciali e militari sia della Russia, che degli USA, che della Cina! E' questo per loro l'effetto più interessante prodotto dai gas serra, e la tensione sale anche in tali zone.
Il prossimo COP28 sul clima, indetto dall'ONU, e che si svolgerà a Dubai, capitale degli Emirati Arabi Uniti, sul Golfo Persico, dal 30 Novembre al 12 Dicembre, peraltro condotto dal locale Sultano, capo della compagnia petrolifera nazionale, si preannuncia come l'ennesima ipocrisia, cui la partecipazione di centinaia di Stati e multinazionali è, in realtà, dettata dalla ricerca del business...
A questo proposito è significativo il Rapporto di Oxfam appena pubblicato, che riporta come l'1% più ricco della popolazione mondiale abbia prodotto nel 2019 tanta anidride carbonica quanto 5 miliardi di persone (cioè due terzi dell'umanità), causando 1,3 milioni di morti per inquinamento entro il 2030. Una nuova conferma di quanto affermavano già Marx e Engels circa 150 anni fa: le diseguaglianze sociali danneggiano anche la natura, o, meglio, il capitale rende ricca una classe, a danno degli altri uomini e della natura. I danneggiati sono i proletari.
Le differenze di nazionalità sono una delle differenze che lo sviluppo del capitale ha indotto nella classe sfruttata, rendendone più difficile l'unità. E' questo il dato prevalente, mentre le “liberazioni nazionali”, a questo grado di sviluppo planetario dell'imperialismo, non hanno più di per sé valore progressivo. Solo l'unità nella lotta di classe, trasversale alle nazionalità, potrà fare uscire dalle condizioni di soggezione, contemporaneamente ad un avvio di soluzione reale anche della questione ambientale.
L'unità della classe va raggiunta a partire dalla difesa delle condizioni di vita dei proletari, che, come visto, è in peggioramento in tutto il mondo. Qui in Italia, oltre ad una condizione di 3 milioni di poveri a mangiare alla Caritas, e i salari reali in costante calo, oggi anche per l'inflazione, sta levitando il lavoro povero (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 129 a pag. 3), ed è stato calcolato che il 60% delle famiglie dei lavoratori ha comunque difficoltà a far quadrare il proprio bilancio mensile. Urge, perciò, mettere al centro delle mobilitazioni sindacali il salario.
Lottare per il salario, sia diretto che indiretto, di fronte alle scelte belliciste, che, come già visto, sono in crescita, con l'economia di guerra, che, sia sul piano delle condizioni proletarie, che su quello della repressione, anche preventiva, sta prendendo piede, è assolutamente prioritario. Non sono tanto “i soldi in busta-paga”, per citare il leit motive governativo, quello di cui, come proletari, abbiamo bisogno, quanto, invece, un potere d'acquisto aumentato, insieme ad un possibile accesso generalizzato ai servizi, Ed è questo l'obiettivo principale che ci dobbiamo porre, da subito.

Alternativa di Classe

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