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TRA CAMBIAMENTO CLIMATICO E GUERRE
VANNO DIFESE LE CONDIZIONI DI VITA DEI PROLETARI

(20 Dicembre 2023)

Editoriale del n. 132 di "Alternativa di Classe

António Guterres

Il Segretario Generale dell'ONU, A. Guterres

“Il destino dell'umanità è in bilico”. Così aveva esordito il Segretario Generale dell'ONU, A. Guterres, all'avvio della “Conference of Parties”, la Cop28, tenutasi a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti (E.A.U.) dal 30 Novembre scorso, con, in programma, un “Global Stocktake (Bilancio Globale)” su quanto attuato nel mondo dall'Accordo sul clima di Parigi 2015 in poi. Ed ha aggiunto che “Il pianeta brucia” e che “bisogna agire subito”.
Questa apparente coscienza sulla epocale gravità raggiunta dal cambiamento climatico, indotto dall'inquinamento prodotto dal planetario sviluppo capitalistico, è in netto contrasto con quanto è stato davvero fatto fino ad oggi, e con le stesse conclusioni del Summit,che ha avuto più di 100mila presenti, ed è avvenuta Mercoledì 13, con un giorno di ritardo sul previsto, per i forti contrasti verificatisi sul testo conclusivo da licenziare.
I 198 delegati ufficiali, in rappresentanza di altrettanti Stati, hanno approvato un testo finale, denominato “Risultati del primo Bilancio Globale”, che, per la prima volta nella storia delle Cop, e con grande soddisfazione degli organizzatori, che parlano di “risultato storico”, cita espressamente i “combustibili fossili”; l'art. 28 punto D individua, infatti, l'obiettivo di una “transizione in uscita dalle fonti fossili nei sistemi energetici, in un modo ordinato ed equo, accelerando l'azione in questo decennio critico, per raggiungere le emissioni zero nel 2050 seguendo la scienza”.
Si tratta di una sintesi vaga nella misura in cui era impossibile mettere d'accordo i Paesi OPEC, esportatori di petrolio, con l'Arabia Saudita in testa, e la UE, che sta perseguendo la “transizione ecologica” per i propri profitti, i Paesi del Sud del mondo, che richiedono aiuti, e le grandi potenze, che cercano ognuna di minimizzare il proprio contributo finanziario al Fondo di aiuto a questi ultimi, e via di questo passo. Un testo che “accoglie,... ricorda,... incoraggia,... esorta,... e, nella migliore delle ipotesi, invita,...” molto, ma “decide...” solo nuovi studi e riunioni.
Del resto, la realtà dei rapporti fra Stati capitalistici è fatta di contrasti, anche stridenti, di concorrenza spietata e, sempre più, di guerra. Documenti come quelli che escono da questo tipo di conferenze servono molto di più a lasciare aperte flebili speranze di fronteggiare il cambiamento climatico restando nel quadro di questo sistema, piuttosto che ad obbligare ai comportamenti necessari... E l'art. 28, al punto E, include anche l'energia nucleare tra quelle “a basse emissioni”, sulla spinta di 20 Stati, tra cui USA, Francia e Regno Unito, per triplicarne l'uso entro il 2050!...
Cop28 ha visto la presenza complessiva di delegazioni di più di 200 Stati, con l'assenza sia di Xi, già prevista, per la Cina, sia di Biden, per gli USA, oltre che del Papa, per problemi di salute. Il Vertice è stato presieduto dal Sultano Al Jaber, noto petroliere della ADNOC, la compagnia nazionale degli E.A.U., che ha peraltro concluso grandi affari bilaterali a destra e a manca, prima e a latere, proprio su quei combustibili fossili, lì prodotti in abbondanza, che sono agli antipodi degli obiettivi ufficiali di riduzione della produzione di “gas serra”.
Del resto, a Dubai da tempo, e specialmente dopo l'inizio della guerra ucraina, convivono, a poca distanza gli uni dagli altri, oligarchi miliardari sia russi, che ucraini, che concludono business in molti campi, armi comprese. E la Russia riesce ad aggirare le sanzioni attraverso “triangolazioni” speso concluse proprio a Dubai. E' il segno che la guerra è sempre stata, e rimane, un grosso affare per pochi, a fronte dei morti, che si contano a migliaia, fra i proletari ucraini e fra i proletari russi al fronte.
E' una guerra, quella ucraina, che si sta avvicinando al terzo compleanno, e che non è stata, invece, un blitz russo solo per gli aiuti che USA e UE hanno fornito finora allo Stato ucraino in grandi quantità. Ora, con l'avvicinarsi delle elezioni americane, i tentennamenti USA, nonostante le pressioni del recente viaggio di Zelenskij a Washington, diventano dubbi, vista la priorità che i repubblicani danno alla “difesa dei propri confini” con il Messico, rispetto a Biden, che, invece, vorrebbe continuare con la “crociata” in “difesa delle democrazie” nel mondo.
In realtà, già da mesi gli aiuti da parte della UE + il Regno Unito hanno sopravanzato il volume di quelli USA, con grande soddisfazione per il capitale americano, che sta indebolendo le economie concorrenti di oltreoceano, avendole anche politicamente invischiate in una guerra ai propri confini. Già Mercoledì 6, infatti, il Congresso aveva bocciato lo stanziamento di importanti aiuti straordinari, che avrebbero dovuto andare per la maggior parte a Zelenskij, mentre non sono più scontati nemmeno quelli “ordinari” del prossimo anno...
La “patata bollente” è ora in mano alla UE, che vede in forte crisi la Germania (vedi pag. 4), e stanno peggiorando le condizioni delle popolazioni, questa volta “pericolosamente”, viste le prossime elezioni europee, mentre il Consiglio del 14 u. s. ha dato il via libera alla adesione ucraina, ma non è riuscito ad approvare altri aiuti per 50 miliardi, data l'opposizione dell'Ungheria di Orban. E la crisi economica in Ucraina è più preoccupante di quella in Russia, con Zelenskij che ormai ha grosse difficoltà ad uscire dalla sua immagine di “ultras” dello scontro bellico “fino alla vittoria”...
L'altra guerra “emergente” in corso è quella in Medio Oriente, con il genocidio condotto da Israele a Gaza, con la scusa della “caccia ad Hamas”. La tregua è finita il 1° Dicembre, e bombardamenti ed attacchi, oltre a nuove vittime, stanno portando alla fame i rimanenti proletari palestinesi, mentre Netanyahu, apertamente spalleggiato dagli USA, riafferma l'obiettivo, peraltro impossibile allo stato dei fatti, della “cancellazione di Hamas”, senza troppe cautele neppure verso gli stessi insediamenti ONU per il sostegno umanitario...
Il posizionamento internazionale del Governo Meloni resta a sostegno dell'Ucraina e di Israele, pur con attenzioni verso i Paesi arabi, verso i quali, nonostante i fallimenti collezionati finora (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 131 a pag. 2), punta al rilancio del cosiddetto “nuovo Piano Mattei” per la stabilizzazione dell'Africa. Poi sempre più atlantismo, con la disdetta dell'accordo sulla “Nuova Via della Seta”, verso le prossime elezioni della UE, nella quale, dopo la approvazione di Ecofin alle modifiche del PNRR italiano, aspira ad un ruolo di punta.
Sul piano interno, mentre il maxiemendamento alla Legge di Bilancio, presentato dal Governo e in via di approvazione, riconferma la sostanza della manovra, la maggioranza, dopo avere azzerato il PdL sul Salario minimo legale, introducendo anche differenziazioni di retribuzione a livello aziendale, ne ha presentato un altro sulla reintroduzione, in accordo con la autonomia differenziata, delle gabbie salariali tout court, a partire dalla scuola. E' l'ennesima dimostrazione della urgenza, anche strategica, di lottare, invece, tutti uniti per aumentare il salario reale!
Altro che “più soldi in tasca”, secondo lo slogan di CISL e Governo! Ora parlano di “aumentare il potere d'acquisto” nelle regioni con il costo della vita più alto!... In realtà, inseguono una logica di ulteriore divisione dei lavoratori, anche in base alla ubicazione del luogo di lavoro! Il salario reale si aumenta prima di tutto aumentando le paghe orarie (stesso lavoro, stessa paga), e poi aumentando le risorse per servizi non certo privatizzati, ma accessibili a tutti allo stesso modo, senza alcuna discriminazione: proprio il contrario delle gabbie salariali!
Il problema è che subito dopo il 1° Dicembre, quando si è concluso il pacchetto di scioperi contro la manovra da parte di CGIL e UIL, il Governo ha “alzato il tiro”, e solo la prima confederazione ha deciso di continuare la mobilitazione con una manifestazione nazionale di pensionati svoltasi il 15 Dicembre a Roma... Vi ha portato oltre 4000 persone, ma resta impensabile ottenere risultati concreti dopo lo “sciopero diluito” e la semplice azione legale, intentata insieme alla UIL, contro la precettazione di M. Salvini!...
Su questo terreno il Governo ha deciso di proseguire, precettando anche uno sciopero del trasporto pubblico locale, indetto per il 27 Novembre dai sindacati di base USB, CUB, Cobas, ADL Cobas, AL Cobas, SGB e dal CAT, e riducendolo a 4 ore, come aveva fatto per il 17 Novembre (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 131 a pag. 1). La risposta di tali sindacati, della quale peraltro Salvini si è subito dichiarato soddisfatto, è stata di disdirlo, spostandolo, però, a Venerdì 15 Dicembre e ribadendone la durata per l'intero turno di 8 ore.
Di fronte al Ministro che si arroga il potere di decidere circa la durata di uno sciopero, perfino la CISL è stata costretta a riaffermarne (verbalmente, ovviamente) “il diritto”, salvo poi il rimando ad una fantomatica “imparzialità” della Commissione di Garanzia, che peraltro, in questo caso, non aveva obiettato alcunchè... E il 30 Novembre c'è stato un sacrosanto sciopero ferroviario per la sicurezza e contro l'ennesimo “incidente” mortale, questa volta a Thurio, in Calabria, con una altissima adesione, che ha provocato le ire di Salvini.
Nonostante il fatto che siamo il Paese con la legislazione più restrittiva d'Europa sugli scioperi, il Ministro ha precettato per Venerdì 15 Dicembre, ed è la quarta volta in due mesi! I sindacati di base ne hanno tutti, però, confermato la durata, ed USB, oltre ad avere praticato una “disobbedienza” sui tempi, ha manifestato a Roma sempre il 15, insieme ad alcune forze politiche di estrema sinistra. Quello del Governo, evidentemente in piena sintonia col Ministro, è un attacco che punta, fra l'altro, a ridimensionare il diritto di sciopero... e lo si difende solo scioperando!
Questo sciopero è stato partecipato e, in alcune città, è andato anche molto bene. A Roma lavoratori di USB si sono incatenati davanti a Palazzo Chigi per sottolineare quanto avvenuto, in attesa di eventuali sanzioni da parte del Governo contro chi ha scioperato per l'intero turno, invece che solo nelle 4 ore “permesse” da Salvini, e contro la stessa USB, che a sua volta ha avviato anche una contestazione sul piano legale.
Il Governo Meloni sta lavorando sia sul piano legislativo (l'ultimo atto è il feroce “pacchetto sicurezza” - vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno XI n. 131 a pag. 2), che su quello direttamente repressivo, come avvenuto, di recente, alla MaxiDi di Belfiore (VE) contro lavoratori in sciopero, per imporre con la forza l'arbitrio padronale nei luoghi di lavoro e nella società in generale. L'abolizione del Reddito di cittadinanza, la reintroduzione dei voucher, il rafforzamento degli apparati securitari, ed ora le gabbie salariali, servono a questo, e colpisono soprattutto chi già stava peggio!
Suona come una presa in giro il richiamo da parte governativa al rinnovo dei contratti al posto del “salario minimo” negato, quando lo stanziamento per i contratti del pubblico impiego è insufficiente, l'inflazione resta alta e, addirittura, nella sanità viene incentivato il lavoro fino a 70 anni di età per evitare, oltre che le assunzioni, tagli più forti ai pensionandi!... In una situazione del genere va messa al centro la lotta per aumentare i salari reali, sia le paghe e sia i servizi pubblici, anche contro l'aumento delle spese militari e la riconversione verso un'economia di guerra.
Sul piano della lotta, sta proseguendo da oltre due anni l'occupazione della fabbrica Qf (ex-GKN) di Campi Bisenzio, anche nonostante l'alluvione che ha colpito quel territorio, nel quale il radicamento del Collettivo di Fabbrica è andato sempre aumentando nel tempo, con una reciproca e attiva solidarietà. La nuova proprietà non ha riavviato alcun piano produttivo, ed anzi ha proceduto al licenziamento collettivo a partire dal 1° Gennaio '24, valido tuttora, in attesa di pronunciamento del Tribunale del lavoro. Probabile obiettivo della proprietà è la speculazione immobiliare.
L'unica seria proposta produttiva per il sito è quella, promossa dai lavoratori stessi, di una reindustrializzazione ecologica dal basso e socialmente integrata, ma il Governo la sta ignorando, ed anzi sostiene la proprietà e i suoi attacchi ai lavoratori. La eccezionale tenuta di questa lotta, pur con qualche comprensibile limite, è dovuta alla pratica di convergenza che il Collettivo sta portando avanti, ed ora, anche attraverso un altro “Insorgiamo Tour”, sta chiamando, giustamente, tutti i solidali ad una presenza davanti alla fabbrica a partire dalle ore 18 del 31 Dicembre.
Questi licenziamenti, oltre che in un'area già colpita anche a livello occupazionale, stanno avvenendo in un contesto nazionale che viene dipinto dal Governo e dai principali media come in ripresa e con un incremento in posti di lavoro, ma che, invece, vede solo un aumento del precariato e un invecchiamento della forza-lavoro, con conseguente suo impoverimento. I salari in Italia crescono ad una velocità che è un terzo di quella media europea; i salari reali sono cresciuti negli ultimi 31 anni del 1%, a fronte, ad esempio, del 32,5% con cui sono cresciuti nell'area OCSE.
Rispetto al PIL nazionale, il monte salari è sceso a rappresentarne il 40%, mentre il restante 60% è appannaggio dei profitti! Non si capisce, perciò, cosa aspetti ancora a mettere il salario al centro degli obiettivi un sindacato che voglia ancora dirsi tale... Tutto questo viene gestito oggi dai post-fascisti, ma le responsabilità politiche sono anche dei governi precedenti e dei partiti che li hanno sostenuti. Stanno rispuntando segnali di ripresa di una volontà di lotta, ed è importante non disperderli, ma dirigerli verso obiettivi che vadano a migliorare le condizioni di vita dei proletari.

Alternativa di Classe

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