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La fatalità dominante

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(26 Novembre 2011) Enzo Apicella

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(Di lavoro si muore)

I “doni” avvelenati del 2024: continua la scia di sangue operaio

(25 Gennaio 2024)

no morti sul lavoro

Il 2023 si è concluso – secondo l’Osservatorio Nazionale di Bologna di Carlo Soricelli – con 985 morti di lavoro, registrando un aumento del 23,2% rispetto al 2022 (755 vittime).

Nel solo mese di gennaio 2024 i morti di profitto sono – a oggi - già 56 (38 sul posto di lavoro, 18 in itinere).
Troppi per ricordare i loro nomi in queste righe, salvo segnalare che il 19.1 sono stati addirittura 6 in un solo giorno. I modi in cui questi lavoratori hanno perso la vita sono molteplici: sono caduti dalle impalcature, sono stati schiacciati da pesi, risucchiati o schiacciati dalle macchine, bruciati vivi....o sono deceduti per la fatica di orari insostenibili.
Donne e uomini stroncati dalla ricerca del massimo profitto, mai sfrenata come in questi ultimi anni, complice anche l’attacco brutale ai diritti dei lavoratori, non solo da parte dei padroni ma anche dalla magistratura e da tutti i governi che da più trent’anni lavorano accanitamente per ridurre la forza lavoro a schiava (l’Italia è il solo paese europeo dove i salari, grazie anche alla concertazione di CGIL/CISL/UIL, sono fermi... guarda caso da trent’anni..

A tragica dimostrazione che la classe operaia è una classe internazionale, tra le vittime del profitto troviamo italiani, ghanesi, marocchini, tunisini, romeni...tutti fratelli di classe che – lungi dal “rubarci il lavoro” – volevano costruire un futuro per sé e per le loro famiglie. E lasciateci dire qui, forte e chiaro, che chi “ci ruba il lavoro” sono i capitalisti, italiani come dimostrano le vicende della Fiat degli Agnelli, ora Stellantis, o i franco/indiani di ArcelorMittal dell’Ilva di Taranto.

56 vittime del profitto, equivalenti a 2,3 morti al giorno. Questa volta neanche le solite lacrime di coccodrillo, o richiami dei sindacati venduti a fantomatici “tavoli” coi padroni sulla sicurezza.
La sicurezza dovrebbe – e non lo è neanche nelle piattaforme dei sindacati di base conflittuali – essere al primo posto nelle lotte perché se il salario serve a sopravvivere, la difesa della nostra vita deve venire per prima: non siamo carne da macello per il profitto di pochi.
I morti del profitto smascherano anche la più grossa bugia che ci hanno rifilato, sindacati venduti in prima fila, in questi anni: se i padroni guadagnano, anche noi ci troveremo meglio. I padroni guadagnano, e continuano a farlo e noi siamo sempre più poveri e sfruttati fino all’osso, se anche non perdiamo la vita o la salute.
La manutenzione e le misure di sicurezza costano, le vite dei lavoratori - no. Come da anni ripetiamo, I morti sul lavoro rappresentano solo la faccia più feroce del capitalismo: finché non abbatteremo questo sistema barbaro, dove l’unica legge è il profitto, continueremo a piangere altri morti. Nessuno ci difenderà se non lo faremo noi direttamente, organizzandoci e lottando in prima persona. Finchè esisterà il sistema capitalistico basato sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, per noi lavoratori non ci sarà né sicurezza, né dignità, né futuro.

Un’altra colossale beffa ai lavoratori: il Fondo Vittime Amianto risarcirà.... i padroni.
Uscita da poco una notizia sbalorditiva: nei primi giorni del dicembre scorso la ministra Calderone e il ministro Giorgetti firmano un decreto legge che viene ripreso da una circolare dell’Inail del 29 dicembre (intitolata “Fondo vittime amianto”, con una dotazione di 20 milioni, tolti al fondo sociale per occupazione e formazione, destinato ai lavoratori) che stabilisce che “possono accedere al Fondo le società partecipate pubbliche dichiarate soccombenti con sentenza esecutiva o comunque parti debitrici nei verbali di conciliazione giudiziale depositati entro il 31 dicembre 2023, o nei verbali di conciliazione comunque sottoscritti in sede protetta entro il 31 dicembre 2023, aventi ad oggetto il risarcimento di danni patrimoniali e non patrimoniali, riconosciuti in favore dei lavoratori”.
Tradotto, il paragrafo significa che le società pubbliche che sono state condannate a risarcire in sede penale o civile lavoratori morti o ammalatisi per amianto potranno essere a loro volta “risarcite”, o meglio “rimborsate” con denaro pubblico, cioè nostro. Per quel che riguarda i lavoratori colpiti, invece, all’articolo 3, comma 7, è specificato che “è precluso l’accesso al Fondo ai lavoratori o, nel caso di decesso, ai loro eredi, che hanno già percepito il risarcimento del danno, patrimoniale e non patrimoniale, da parte della società partecipata pubblica”.
Se il decreto pare essere stato scritto per una particolare società - Fincantieri S.p.A. che a Gorizia ha fatto 30 morti all’anno per l’uso dell’amianto, pluricondannata civilmente e penalmente – esso costituisce non solo una colossale beffa per le vittime e per i cittadini ma anche un pericoloso precedente nella guerra senza quartiere intrapresa dai padroni e dal loro stato contro i lavoratori.

Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio, Sesto S.Giovanni

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