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Psicocomunista

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(14 Novembre 2010) Enzo Apicella

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La sinistra arcobaleno nasce subalterna

(6 Dicembre 2007)

Il processo che ha portato alla nascita della Sinistra e l’Arcobaleno (questo è il nome che è stato imposto) pone una serie di problemi a chi in questo paese non intende abdicare alla lotta per la trasformazione sociale né liquidare un patrimonio storico, politico ed umano importante del movimento di classe.
La Sinistra e l’Arcobaleno è stata intesa come “ultima spiaggia”, come ripiego necessario e inevitabile per la sopravvivenza dei partiti della sinistra nel nostro paese. E’ evidente anche ad occhio nudo, che una ipotesi politica con questi presupposti non farà troppa strada né brillerà per capacità di iniziativa e indipendenza dal quadro politico moderato e bipartizan che domina lo scenario.
Questa ipotesi nasce subalterna dentro, nella sua cultura politica e nella sua composizione sociale.

1. Subalterna perché ritiene che il suo destino e la sua prospettiva non vada oltre una aggregazione di forze ecologiste e di sinistra neo-riformista che consenta di allearsi con il Partito Democratico per rimanere o riandare al governo.Alla luce dei pessimi risultati ottenuti in questo anno e mezzo di collaborazione e subordinazione al governo dell’Unione, tale prospettiva non può che essere vista con estrema preoccupazione.
A nessuno sfugge l’estrema vulnerabilità che deriva dalla condizione che vede i contraenti della Sinistra e l’Arcobaleno costretti a condividere una posizione comune. Già su temi decisivi come il welfare o il pacchetto sicurezza ci sono state profonde divisioni, ma adesso c’è anche la questione che o rimangono tutti nel governo o devono uscirne tutti. La dissonanza di anche uno solo dei soggetti contraenti da questa condizione metterebbe subito in crisi l’intera operazione.

2. Subalterna perché il processo costitutivo e la composizione sociale della Sinistra e l’Arcobaleno rispecchia e corrisponde esclusivamente al ceto politico, parlamentare, amministrativo, associativo, diventato maggioritario e determinante nel corpo sociale della sinistra italiana a tutto discapito dell’attivismo, della militanza, della partecipazione critica. Questo ceto politico dominante vede nella Sinistra e l’Arcobaleno l’ultima possibilità di sopravvivere come tale alla ristrutturazione del sistema politico messa in moto dall’impetuosa marcia verso il modello bipolare sostenuto apertamente dal Partito Democratico, da Berlusconi, dalla Confindustria e dai poteri forti.

3. Subalterna perché la chiave di lettura della situazione sociale del paese è completamente inadeguata e deviante rispetto la realtà. Il problema della regressione sociale complessiva in Italia, la precarietà del lavoro, del reddito, della casa, dell’istruzione, dei diritti civili, viene vissuta e agitata dai soggetti costituenti la Sinistra e l’Arcobaleno esclusivamente come battaglia di opinione. Il lavoro, la casa, il reddito, la scuola sono diventati oggetto di convegni, interrogazioni, articoli di giornale ma non di organizzazione dei settori sociali coinvolti. Questo rapporto con la realtà sociale è stato delegato esclusivamente al rapporto con la CGIL, ma i pezzi di CGIL inizialmente attratti dalla Cosa Rossa se ne sono allontanati rintanandosi nel più confacente Partito Democratico o adeguandosi alla normalizzazione in atto dentro al sindacato. La Sinistra e l’Arcobaleno nasce dunque monca di qualsiasi rapporto con il blocco sociale antagonista sia nelle sue espressioni più tradizionali del lavoro salariato sia nei nuovi segmenti sociali metropolitani emersi dalla destrutturazione industriale di questi ultimi trenta anni. E’ sorprendente come sia stato rimosso dal dibattito e dalla riflessione il fatto che il governo più impopolare degli ultimi venti anni vedesse al governo la sinistra e addirittura due partiti comunisti. La devastante divaricazione tra sinistra e società che ciò ha provocato nei quartieri popolari, nei posti di lavoro e tra i giovani non potrà essere sicuramente recuperato con una ennesima operazione politicista e di autorappresentazione.
I discorsetti su politica e antipolitica diventano allucinanti davanti alla percezione di massa che la sinistra e i comunisti al governo hanno acutizzato e non invertito la regressione sociale dei settori popolari.

4. Prigioniera di questa subalternità genetica, la Sinistra e l’Arcobaleno assume come proprio progetto la variante radicalista della socialdemocrazia europea, liquidando così il patrimonio e la prospettiva dei comunisti nel nostro paese ma rimuovendo anche ogni esperienza di rottura e conflitto sociale prodotta dai movimenti in questi anni. Questa deriva si può facilmente desumere dal modo con cui è stata di fatto liquidata con un colpo di mano l’esperienza del PRC, ma anche dalla strumentalità della manifestazione del 20 ottobre, fortemente voluta come rivincita contro l’autonomia dei movimenti che avevano dato vita alla manifestazione contro la guerra del 9 giugno, ridicolizzando proprio quei “quartieri generali” che hanno costituito La Sinistra e l’Arcobaleno.
Il problema non è solo l’abbandono del simbolo della falce e martello (i comunisti della Repubblica Ceca sono costretti ad avere come simbolo le ciliegie eppure sono il secondo partito del paese), il problema è che l’assenza di identità e di indipendenza politica disarma culturalmente migliaia di uomini e donne che si sono battuti in questo paese sia come militanti comunisti che come “militanti nomadi” del popolo della sinistra, consegnandoli all’egemonia del liberalismo e delle sue varianti “progressiste”. I comunisti hanno il diritto e il dovere di una ricerca e di un bilancio critico della propria esperienza storica, della propria funzione e della propria prospettiva. Liquidare tutto questo non è accettabile né per chi sente comunista anche nel XXI° Secolo né per chi ha maturato percorsi diversi nell’ambito dei movimenti o della sinistra di classe e antagonista.

5. Se questa è la natura sociale e il progetto de la Sinistra e l’Arcobaleno occorre aprire un serio confronto con chi ha a cuore l’autonomia e l’organizzazione dei lavoratori e dei settori popolari, con chi ritiene che sia il conflitto sociale e non la sola rappresentazione elettorale la strada per il cambiamento qualitativo del paese e dei suoi rapporti di forza interni, con chi ritiene che i comunisti, i movimenti sociali e la sinistra in Italia abbiano non solo un patrimonio storico e umano da difendere ma ottime ragioni e motivazioni per essere attivi e non subalterni.
In questi mesi è stato dimostrato praticamente che sui punti principali dell’agenda politica (ritiro delle truppe e basi militari, precarietà, lavoro, diritti civili etc.) può funzionare e agire una alleanza di soggetti sociali, sindacali e politici autonoma dagli apparati costituenti della Sinistra e l’Arcobaleno. Questa alleanza trae forza dalla realtà (la guerra, la regressione sociale del paese etc) e non dalle esigenze di sopravvivenza del ceto politico della sinistra.
Questo percorso di alleanza, indipendenza, iniziativa, costruzione di esperienze di resistenza e offensiva politica, sociale e sindacale, può dimostrare che “l’ultima spiaggia” esiste solo per chi è subalterno dentro. Ma per modificare questa realtà non sarà certo sufficiente una battaglia esclusivamente identitaria sui simboli o il rinvio di scelte decisive a battaglie congressuali che somigliano alla guarnigione della fortezza Bastiani nel deserto dei Tartari.
I comunisti, i lavoratori attivi, i militanti nomadi, gli intellettuali critici e indipendenti hanno imparato sulla propria pelle che la subalternità è la madre di tutte le sconfitte.
Apriamo subito il confronto in ogni città e in ogni occasione tra tutti i soggetti che non intendono rinunciare alla propria identità politica né ad una funzione anticapitalista e antimilitarista coerente.

La Rete dei Comunisti

Commenti (3)

ROSSO SBIADITO

Già dal nome, "Sinistra arcobaleno", si capisce che sarà un partito pacifista, progressista, socialdemocratico e buonista.
In quanto all'abolizione della falce e del martello, possiamo dire di aver avuto la conferma di come la sinistra stia dimenticando decenni di storia fatta di lotte e di passioni. Un chiarissimo revisionismo storico di chiaro stampo bertiniottiano.

(9 Dicembre 2007)

andrea

andrea.sib@libero.it

Non è facile esprimere un giudizio ma, probabilmente, la Sinistra Arcobaleno è l'unica alternativa possibile.

Penso che il processo avviato con la nascita della Sinistra Arcobaleno sia difficile e contraddittorio.
Tuttavia penso anche che non abbiamo altre alternative se vogliamo contare su una forza politica e sociale di rilievo, capace di incidere sulla politica generale del paese, anche nella prospettiva stessa di una trasformazione radicale dell'assetto sociale. Non è vero che il nuovo soggetto politico comporti la scomparsa del simbolo della falce e martello poichè, a rigore, il nuovo soggetto, almeno per ora, nasce solo come federazione di partiti e, quindi, non implica affatto lo scioglimento dei partiti medesimi e neppure alcuna revisione critica dell'identità e della storia dei partiti medesimi che compongono il nuovo soggetto. Tutto questo naturalmente non risolve il problema centrale: quale sarà l'identità di questa nuova Sinistra Arcobaleno? Sarà capace di rappresentare ed interpretare compiutamente le ragioni dei ceti sociali più deboli e le spinte provenienti dai movimenti antiglobalizzazione di questi ultimi anni?
Sarà una forza politica capace realmente di porsi in alternativa al sistema sociale e culturale attuale? Difficile rispondere..
Penso però che una grande partecipazione ed uno sforzo di tutto, e sottolineo tutto, il popolo della sinistra - se questo termine ha ancora un senso - sia assolutamente indispensabile proprio per consentire alla nave di dirigersi verso la giusta rotta; altrimenti, lasciando il timone in balia della classe politica dominante attuale, è facile immaginare quale sarà l'esito finale....ma questo dipende anche da noi.

(4 Gennaio 2008)

E

enricodelv@fastwebnet.it

la sinistra arcobaleno nasce subalterna... perchè era già subalterna

per il dibattito

Alcune riflessioni sulla lettera aperta inviata dai compagni della Rete dei Comunisti.

La sinistra \arcobaleno nasce subalterna …….perchè era già subalterna.

Chi crede che non lo era deve fare i conti con alcuni problemi: ha di fronte
a sè una storia di compromessi politici e cedimenti sindacali, una montagna di falsificazioni teoriche e di abiure storiche che necessitano delle risposte. In esse si vedrà che non c’è nessuna Montagna né tantomeno dei Montagnardi che lottano contro i Girondini, e che il topolino che partorisce non è altro che un nuovo Danton.
Ripercorrere la breve storia della nascita del PRC sarebbe un defatigante impegno che penso sia meglio evitare. Perché, più di ogni altra ricerca che evidenzierebbe geneticamente le premesse teoriche ed il blocco sociale di cui era espressione, le conclusioni cui è giunto insieme ai verdi e alla sinistra dei DS sono per i lavoratori e i tanti militanti il più bell’insegnamento. Anche se si è fregiato dell’appellativo "comunista, su cui ancora qualcuno si oppone alla sua scomparsa, ciò che si formato ed ora si coalizza in questa cosa rossa è il comunismo borghese.
Anche se ricacciato nella sua storica collocazione e per questo un pò recalcitrante ma pur senza smentire la sua vocazione governista, esso rimane quello che è: partito di riserva del capitale collocato a sinistra, per tenere a freno le contraddizioni che spingono i lavoratori alla coscienza e alla organizzazione rivoluzionaria, per sabotarne la necessaria possibilità di rovesciare gli attuali rapporti di produzione e di scambio. In sostanza rimane quello che fu il vecchio riformismo, balbuziente con la proprietà privata, romanticista verso le capacità demiurgiche dello Stato borghese.
Se la critica dovesse fermarsi a quanto dice Giulio, per il quale: "la gravità della situazione e la sua deriva continua richiede una rinuncia a dogmi e velleità integraliste per affrontare in maniera propositiva, concreta e ampia (perché ampia è la platea che ne è colpita) i problemi della precarietà del lavoro, del reddito, della casa, dell'istruzione, dei diritti civili", sarebbe priva di significato.
Perché alla fine non è chiaro di che cosa si tratterebbe; se fare una nuova organizzazione politica un po’ più di sinistra o qualcos’altro di non meglio precisato. Se teniamo però conto che le questioni accennate rappresentano gran parte del programma del sindacalismo alternativo, la faccenda si ingarbuglia alquanto, riportandola proprio al punto da cui hanno iniziato Cossutta e Bertinotti, con il primo, mosso dalla simbologia ideologica che riportava la memoria allo Stato Sociale con un corposo retroterra elettorale, ed il secondo mosso dalla velleità di riscossa dei salari senza colpire i profitti, ma salvando, con quindici anno di anticipo, il maggior sindacato dalla crisi di rappresentanza che ora lo investe più in profondità.
Se con la condivisione di una parte della lettera aperta promossa dai compagni delle Rete dei Comunisti, si può giungere a ripetere un film già visto, credo che le questioni vadano scritte in modo più stringato e senza lasciare nessuno alla libera interpretazione.
La critica può invece significare tutto, se, rivolta agli attuali rapporti di produzione e di scambio giunge, per la sua coerenza, a collocare una folta schiera di militanti nella posizione inconciliabile con il capitalismo. In caso diverso non dovrebbe esserci niente di cui scandalizzarsi. Infatti, se finanche la borghesia è interessata a risolvere i suoi mali senza metterne in discussione i rapporti di produzione e la dinamica economico-sociale su cui regge il suo potere, perché dispiacersi per i tanti panni sbiancati che sono in circolazione?
Penso che un dibattito che non tenga conto di questa ultima affermazione è
subalterno esso stesso ai panegirici che ci propina la politica borghese. Anzi, per chi è convinto della necessità storica di rovesciare l’attuale piramide sociale, una presa di posizione del genere, che può sembrare in sé indifferente se non anche rozza e priva di dialettica, è la sola che ci permette di iniziare un cammino autonomo e indipendente, senza stracciarsi le vesti per quanti non lo fanno.
Ed è a partire da qui che anche le battaglie di cui parla Giulio, ammesso che possano trovare soluzione negli attuali rapporti sociali sempre più lacerati dalla crisi economica e dalla sete di profitto, possono essere combattute sul loro connaturato terreno anticapitalistico, oppure come fisiologici aggiustamenti del sistema.
Su questa nuova aggregazione politica pesa soprattutto la necessità che venga lasciato per sempre, anche se ora lo fa solo nominalmente, ogni riferimento al comunismo teorico. Perchè, come espressione della liberazione degli operai dallo sfruttamento capitalistico, li compromette continuamente col capitale nei confronti del quale si sono legittimati come forza governativa. Infatti, al pensiero di liberazione degli operai, non basta più nemmeno commemorare la Russia del ’17 senza dire che ciò ha significato anche capitalismo di stato.
In secondo luogo sta la riforma elettorale col suo sbarramento percentuale
che renderà impossibile la rappresentanza parlamentare che non prenda voti sufficienti.
Ma c'è dell'altro ancora nella nascita di questa cosa rossa, che è tutto a suo discapito. Certo è che loro pensano alla propria esistenza e si assemblano, ma sarà sempre più problematica la loro vita futura. Una della cause, oltre all’incedere della crisi capitalistica con i suoi inconciliabili risvolti sociali, è proprio il ricongiungimento dei loro differenti approcci alla realtà.
Infatti, se il riformismo, storicamente posizionato dentro i rapporti borghesi di produzione e di scambio, ha potuto essere anche espressione dell’utopica distribuzione equa del reddito facendo pure un po’ la voce grossa sul salario nelle condizioni di sviluppo del capitale, ora che si unisce con i verdi che sono alla rincorsa di un equilibrio tra questi primi e fondamentali rapporti con la natura, per loro, come anche per gli ecologisti, saranno tempi duri e banco di prova per le più belle ed inconcludenti proposte universalistiche con le quali credono di poter mettere d’accordo il lavoro con l’ambiente, senza eliminare l’appropriazione privata del plusvalore.
Sarà un caso, oppure è proprio il capitale, che, giunto all’apice del suo sviluppo rimette il comunismo nella sua espressione umana? Staremo a vedere.
Intanto i comunisti senza partito rappresentano un anacronismo se non anche un po’ di folclore, fanno tanto male a se stessi e al comunismo da essere un fatto inaccettabile.
Se c’è un ultimo insegnamento che dobbiamo ricavare è quello di finirla col metodo di dire cose che non si intendono o lasciare intendere cose che non si dicono.
L’indipendenza politica e il programma comunista sono tracciati nel Manifesto del 1848.
Elp 10- 12- 2007

(10 Febbraio 2008)

alp

elpica@libero.it

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