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Elezioni. Per i comunisti lo scenario si complica e si semplifica

Anticipazione dell'editoriale del prossimo numero di Contropiano.

(20 Febbraio 2008)

Lo scenario politico nel nostro paese si avvia ad un profondo cambiamento di fase. Dopo almeno quindici anni di tentativi ed assalti tesi alla normalizzazione dell’anomalia italiana, i poteri forti sembrano aver trovato la sintesi sulla riorganizzazione strategica delle istituzioni, della politica e delle relazioni sociali in funzione della competizione globale.
L’orizzonte bipartitista (più che bipolare) si delinea ormai con chiarezza come punto di convergenza tra il grande capitale, le varie corporazioni, i sindacati concertativi e i pezzi della politica che si sono messi a disposizione. In questo, Berlusconi e Veltroni sono perfettamente speculari tra loro.
In un certo senso la crisi del governo Prodi ha accelerato un processo di razionalizzazione del sistema che era ormai prioritario nell’agenda delle classi dominanti. Ma l’imposizione di un sistema bipartitista intorno al Partito Democratico e al Partito del Popolo delle Libertà (un sistema a cui i sindacati concertativi si erano già adeguati), azzera i margini di esistenza anche per le altre forze politiche e mette fine al simbolismo comunista.
Con la scelta di “tentare la sorte” attraverso la Sinistra Arcobaleno, la residualità comunista ereditata dallo scioglimento del PCI, accetta di dover fare a meno del simbolo della falce e martello che ha consentito negli anni qualche immeritata rendita elettorale e che rischia di trasformarsi in un totem decontestualizzato dalla realtà e dalla effettiva rappresentatività sociale. Con la Sinistra Arcobaleno che si candida apertamente a fare da paracarro al Partito Democratico (una sorta di “super Pdup” che non tutti ricordano ma che ebbe il ruolo di ruota di scorta del PCI verso il movimento degli anni ‘70), la “soggettività comunista” tradizionale deve ormai decidere cosa fare da grande.
Possiamo dire che in Italia la situazione per la sinistra di classe si semplifica e si complica nello stesso tempo. Si semplifica perché la normalizzazione bipartitista ipoteca la storica predominanza dell’elettoralismo e del simbolismo sul progetto politico per i comunisti. Inoltre lascia intravedere una fase storica in cui sia la presenza politica dei comunisti sia la rappresentanza politica del blocco sociale antagonista (le molteplici forme del lavoro salariato innanzitutto) debbono cominciare a immaginarsi (ed adeguarsi) in una dimensione extraparlamentare.
A complicare le cose non è solo la chiusura degli spazi politici istituzionali (almeno a livello nazionale) ma anche la scarsa autonomia dello stesso blocco sociale antagonista dalla politica istituzionale. Una subalternità questa che è facilmente verificabile anche per coloro che preferiscono sostituire a questa categoria quella di “società civile”. Anche in questo caso abbiamo visto come la società civile non abbia prodotto gli anticorpi e le istituzioni autonome dalla società politica e dagli apparati ideologici dello Stato. L’agitazione di tante associazioni, movimenti, reti sociali, alla fine, si rivela spesso come una massa di questuanti in cerca di collocazione negli interstizi della politica istituzionale.

Una cultura politica consolidata tra i comunisti “ufficiali” e gli atteggiamenti conseguenti messi in campo in questi anni, vengono così sottoposti ad un frullatore dal quale è ancora difficile prevedere cosa verrà fuori, se cioè emergerà un recupero di coscienza "rivoluzionaria" più avanzata o un definitivo appiattimento sulle opzioni neoriformiste. Nelle settimane scorse abbiamo redatto e inviato una lettera aperta ai comunisti nel nostro paese, ( vedi pag. 3) sia che fossero collocati ancora dentro i partiti storici sia a quelli organizzati o dispersi al di fuori di essi.
In quel documento ci sono elementi di analisi ed alcune proposte di riorganizzazione di un confronto sul piano politico-strategico e di convergenza sul piano dell’azione politica e sociale. In questi anni, attraverso l’esperienza anomala della Rete dei Comunisti, abbiamo cercato di dimostrare concretamente che tenere aperta un’opzione comunista nel nostro paese era possibile anche scostando fortemente dall’impianto analitico e dalla pratica ristagnante dei comunisti tradizionali.
Un impianto e una pratica che hanno portato prima alla crisi e poi – tendenzialmente – alla scomparsa dei comunisti italiani così come li abbiamo conosciuti e come li ha conosciuti il resto del mondo. A questa sorte non pare sottrarsi neanche l’eredità di quella che fu la “nuova sinistra”, nata in rottura con il PCI ma che ne ha vissuto sistematicamente di riflesso ricalcandone e riproducendone tutti i difetti
A questo punto – se non si vuole mollare la baracca – si apre una fase “obiettiva” in cui occorre fare scelte “soggettive” molto precise per il futuro. E’ per tale motivo che, pur apprezzandone la spinta politica, non siamo molto convinti della partecipazione alla competizione elettorale che viene proposta dai compagni fuoriusciti da Rifondazione Comunista (soprattutto Sinistra Critica) come possibilità alternativa alla deriva nella e della Sinistra Arcobaleno. Ne condividiamo la necessità politica, riteniamo però che sia il terreno che lo strumento scelti siano inadeguati a cogliere la complessità che pone un processo di effettiva ricomposizione politica ma anche elettorale.
Si rischia seriamente di proporre, ancora una volta, una strada inefficace (oggi resa ancora più impraticabile dalla legge elettorale) e che ha portato esattamente all’attuale punto di crisi. Con questi compagni abbiamo condiviso un pezzo importante di strada in questo ultimo anno sul terreno della lotta contro la guerra e contro la precarietà e vogliamo continuare a farlo, ragione per cui non ci metteremo certo di traverso rispetto alla decisione di presentare una lista elettorale anticapitalista e, lì dove potremo concretamente, daremo una mano al dibattito e alla circolazione di iniziative intorno a questa proposta.
Ma vogliamo mandare da subito un messaggio chiaro e forte per il dopo elezioni. Indipendentemente da quello che sarà il risultato elettorale, diamoci già da oggi un appuntamento politico di massa per Maggio in cui organizzare in profondità il confronto su tutte le questioni politiche, organizzative, di insediamento sociale e di caratteristiche culturali che attengono alla riaffermazione di una opzione comunista, di classe, alternativa nel nostro paese.

Contropiano

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