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(2 Dicembre 2008)
E’ cominciata la grande pressione.
Il Partito Democratico, la Confindustria e, più rancorosamente, Cisl e Uil, chiedono alla Cgil di tornare a casa. Di concludere l’autunno delle lotte e di riprendere i tavoli dove si fanno accordi a tutti i costi.
Il modello è quello dell’Alitalia. Lì, all’inizio, la Cgil ha avuto una posizione diversa dalle altre confederazioni, poi però alla fine ha accettato quello che veniva imposto, anche a prezzo di drammatiche rotture con una parte dei lavoratori.
Lo sciopero generale viene così derubricato e ridimensionato. Esso deve diventare l’ultimo sventolio di bandiere, a cui poi seguiranno gli accordi. Il primo passo dovrebbe essere il modello contrattuale proposto dagli artigiani, già condiviso da Cisl e Uil. Quel modello è perfino peggiorativo di quello proposto dalla Confindustria, ma nella Cgil, per ragioni di realpolitic, ci sarebbe un interesse a sottoscriverlo. Se questo avvenisse, in realtà, il no al modello proposto dalla Confindustria sarebbe molto più debole sul piano dei contenuti e diventerebbe, quindi, più difficile da sostenere.
Per questo il partito del rientro a casa della Cgil, più che puntare al rinvio dello sciopero investe su ciò che avverrà dopo il 12 dicembre: la firma degli artigiani aprirebbe inevitabilmente la via al rientro dell’organizzazione nel quadro proposto da governo e Confindustria.
Resta il fatto che lo sciopero generale c’è e saranno il suo andamento, il consenso e la mobilitazione dei lavoratori, pur nelle difficoltà della crisi, che faranno la differenza.
Nelle assemblee che si stanno svolgendo in tanti luoghi di lavoro sicuramente emergono dubbi e paure, ma esse non significano certo il consenso al governo, alla Confindustria e alla linea di accordo a tutti i costi di Cisl e Uil. Anzi, se c’è una domanda sullo sciopero, non è perché la Cgil sciopera, ma perché non scioperano tutti.
La rabbia e la delusione tra i lavoratori sono enormi e lo sciopero dà ad esse una prima risposta. Una Cgil che dopo lo sciopero si accontentasse della mobilitazione e firmasse ciò che finora è stato respinto porterebbe a una catastrofe nel rapporto tra lavoratori e sindacati.
Per questo il partito del ritorno a casa della Cgil può essere sconfitto.
Roma, 1° dicembre 2008
Rete 28 Aprile nella Cgil per l’indipendenza e la democrazia sindacale
http://www.rete28aprile.it
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