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La fatalità dominante

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(26 Novembre 2011) Enzo Apicella

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(Di lavoro si muore)

FAS/Tenaris. Non si può morire a vent’anni, non si deve morire di lavoro.

(13 Dicembre 2008)

Morti bianche? Perché questo nome? Operai che entrano in fabbrica per guadagnarsi da vivere e vengono inghiottiti dal meccanismo del profitto aziendale: produzione a mille ad ogni costo. Ad ogni costo! Non sono incidenti fatali, vogliamo denunciare che la responsabilità di queste morti è tutta dell’azienda.

Martedì è morto Sergio Riva, pieno di vitalità ed entusiasta del suo posto di lavoro, operaio, vent’anni, interinale. Il frutto delle Leggi Treu e 30: lavoratori sotto ricatto. Ubbidire ad ogni richiesta per avere una chance di conservare il posto. Sempre sotto pressione, sempre a dover dimostrare di essere ‘adatti’ alle esigenze dell’azienda, fino alla flessibilità più alta. Giorni e giorni di lavoro saltando i riposi, svolgimento di mansioni senza preparazione adeguata.

Cosa ci faceva un operaio di vent’anni, operaio non manutentore, a riparare una macchina infernale, l’expander, all’1.30 di notte? Una squadra di manutentori, per poter lavorare, ha bisogno di preparazione, esperienza e affiatamento. In tutti i suoi elementi. Senza queste condizioni, agire attorno a un macchinario è un vero e proprio azzardo. A maggior ragione su di un laminatoio per tubi di grosso diametro.

Rocca, il padrone delle ferriere, fino a poco tempo fa, pubblicizzava profitti record. La base di questi risultai è lo sfruttamento, intensivo degli impianti, spesso modernizzati solo nella diagnostica e nella velocità di funzionamento, la sovrapposizione di mansioni per avere una resa ancora più alta da ogni operaio, fino all’allargamento delle giornate lavorative, feste e festività comprese.

È questa organizzazione del lavoro che miete la vita dei lavoratori. Mentre già leggiamo dichiarazioni aziendali che attribuiscono all’operaio la responsabilità di essere stato fuori posto, e che cercano di ripulire la facciata aziendale dal sangue dei morti, coprendola con il monte ore dei corsi.

La FLMU/CUB ha già messo in azione i propri attivisti nel reparto, nello stabilimento e l’ufficio legale, per affiancare all’iniziativa in fabbrica un intervento presso la procura della repubblica. Perché vogliamo che emergano, verità e responsabilità sulla morte da lavoro.

Il minimo che dovremmo a Sergio Riva, sarebbe quello di liberare i suoi giovani colleghi alla Tenaris Dalmine, dal vincolo della precarietà, pretendendo un’assunzione a tempo indeterminato, immediata e per tutti.

Il minimo, perché questo sforzo va indirizzato per la cancellazione delle Leggi 30 e Treu, le leggi della precarietà della vita, anacronistiche, dannose, mortali.

Federazione Lavoratori Metalmeccanici Uniti Tenaris/Dalmine
CUB Bergamo

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