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Finisce la tregua ma il morto è palestinese

(22 Dicembre 2008)

La tregua la interrompe Hamas – e pure le brigate dei Martiri di Al Aqsa che s’appoggiano a Fatah – il morto lo fanno immediatamente i soldati di Olmert insieme a due feriti, e sono prorpio militanti delle Brigate di Al Aqsa che s’accingevano a lanciare razzi sui villaggi di coloni ammassati accanto a Gaza. Un raid aereo ha falciato i tre palestinesi riallargando la scia di sangue. Poiché in Israele inizia la campagna per le elezioni del 10 febbraio quale propaganda migliore se non quella di far risuonare i venti di guerra per attirare voti? La purista della razza e attuale ministro degli esteri Livni (Kadima) ha tuonato contro il controllo di Hamas sulla Striscia, Netanyahu (Likud) non vuole da parte sua perdere la leadership guerrafondaia che trova circa il 70% degli israeliani consenzienti, ma è lo Stato tutto a ridare fiato a nuove escalation militari. La ripresa delle ostilità, che non conviene a nessuno perché può solo produrre vittime ma non spostare gli attuali rapporti di forza, è comunque dietro l’angolo perché Israele vuol punire anche con le armi la scelta islamista degli abitanti della Striscia e Hamas dirige a nuovi scontri la fame, l’umiliazione, la lagerizzazione del milione e mezzo di Gazioti.

Verso costoro non c’è solamente Israele a reiterare con disumana crudeltà un embargo iniziato due anni e mezzo or sono, anche l’Egitto, cui non piace la presenza d’una forza armata islamica ai suoi confini, fa la sua parte ostacolando l’ingresso di merci dal passaggio di Rafah. Iniziativa aggirata dalla miriade di tunnel clandestini che la necessità ha fatto scavare ai palestinesi per ottenere comunque rifornimenti. Ci sono poi le forze internazionali, fra cui l’Unione Europea che potrebbe far pesare su Israele il rispetto dei mille diritti umanitari violati in relazione alla volontà di quest’ultima di associarsi al vecchio continente come partner privilegiato ricevendone in cambio vantaggiosi scambi commerciali. Di recente i membri di Bruxelles hanno espresso parere favorevole a questa richiesta del governo di Gerusalemme, dimenticando che solo nell’ultimo anno l’esercito israeliano ha ucciso cinquecento palestinesi, ne ha feriti oltre duemila, per tacere dello stillicidio di nuovi insediamenti di coloni che soffocano le due micro Palestine, in palese contrasto con gli accordi sottoscritti ad Annapolis.

E’ un’Europa succube e acquiescente alla politica estera statunitense come in altri periodi, come in altre aree calde. E un’Autorità Palestinese incarnata da un Abu Mazen totalmente china alle decisioni che piovono dall’alto e quietanzata con finanziamenti convogliati su alcuni centri della Cisgiordania, che di fatto creano buchi nella stessa popolazione e discriminano alcuni palestinesi da altri. Le notizie dalla Striscia sempre crude raccontano d’una moltitudine di mercanti dei “buchi” (i tunnel sotterranei) che fanno entrare dall’Egitto ogni sorta di beni di consumo, da quelli della sopravvivenza al resto. Un’arte dell’arrangiarsi in cui in molti si sono lanciati e anche un traffico che può produrre, e già lo fa, controlli malavitosi delle merci votate a speculazioni personali e illecite su cui i miliziani di Hamas iniziano a intervenire. Ma nella borsa nera la popolazione ci rimette sempre e, visto che la metà degli abitanti della zona è priva d’occupazione, si crea un circuito perverso assai favorevole a comportamenti poco virtuosi, costi quel che costi. Un elemento in più che rende Gaza il terreno ideale per conflitti d’ogni sorta.

21 dicembre 2008

Enrico Campofreda

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