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Appello per il Proporzionale e per l'Astensione ai Referendum Guzzetta

(26 Maggio 2009)

Con il proposito di dare continuità e progetto all'appello "La Sinistra per il proporzionale" del 18 settembre 2005, si è costituito il "Comitato per il Proporzionale - Contro la forzatura bipartitica".
Primo impegno del Comitato: intervenire attivamente per smascherare i contenuti antidemocratici dell'attuale legge elettorale.
Una legge elettorale per la quale, per altro, è in atto un'iniziativa referendaria dal contenuto ancora più antidemocratico.
Per questo motivo, nella denominazione del Comitato non poteva mancare una sottolineatura riguardo ai contenuti di questa scadenza, con l'obiettivo d'impedire il successo dell'ennesima iniziativa referendaria in materia elettorale.
Un'iniziativa referendaria che non ha lo scopo di "abrogare" il cosiddetto Porcellum, bensì di realizzare una porcata ancora peggiore.
"Dal Porcellum al Super-Porcellum", questo, in sintesi, il risultato di questa nuova campagna referendaria che, al solito, viene presentata come la soluzione di tutti i mali.

Entrando nello specifico dei quesiti, è per altro d'obbligo ricordare i rilievi sollevati dalla Corte Costituzionale con la sentenza N. 15 del 2008 in sede di ammissibilità dei referendum abrogativi in oggetto. La Consulta, pur premettendo di non poter esprimere in quella sede giudizio di legittimità costituzionale in riferimento alla legge di risulta e alla legge elettorale vigente, non ha potuto esimersi dal segnalare al Legislatore aspetti problematici in riferimento ad "una legislazione che non subordina l'attribuzione del premio di maggioranza al raggiungimento di una soglia minima di voti e/o di seggi".
In tal senso, l'obiettivo dei referendum Guzzetta, finalizzati a limitare l'assegnazione del premio di maggioranza alle singole liste e non più ad un insieme di liste collegate, congiuntamente all'esasperata applicazione delle soglie di sbarramento per le forze minori, rappresenta un innegabile peggioramento dell'anomalia segnalata al legislatore. Come ampiamente chiarito dai promotori, i referendum si prefiggono di rendere difficilmente percorribile la strada della costituzione di larghe alleanze, per forzare così l'intero sistema politico verso un confronto elettorale tra forze politiche omogenee, con il prevedibile risultato di allontanare ulteriormente dalla politica gli elettori tagliati fuori da questo meccanismo di rappresentanza e con il concreto rischio di assegnare premi di maggioranza che potrebbero assumere dimensioni da allarme democratico.

Altro aspetto negativo che va denunziato con forza, il tentativo di sottrarre al singolo elettore l'unica possibilità di scelta che ancora gli è concessa dalla legge elettorale vigente. Nel caso di costituzione di coalizioni formate da più liste, sono gli elettori, oggi, pur nell'assenza del voto di preferenza, a disegnare gli equilibri interni alle coalizioni, potendo decidere con il voto quale tra le liste appartenenti alla coalizione favorire. Diversamente, la riproposizione di un cartello elettorale inglobato in un solo simbolo avrebbe il solo effetto di sottrarre agli elettori questa facoltà di scelta, riconsegnando agli apparati di partito il potere di decidere gli equilibri di coalizione da imporre agli elettori.

Un ultima nota, infine, circa i limiti presenti nell'attuale sistema di accesso alla Corte Costituzionale in materia di leggi elettorali. Tali limiti si sono sino ad oggi rivelati tali da impedire l'uso della normale via giudiziaria per poter sollevare la questione di legittimità costituzionale della legge elettorale per l'elezione del Parlamento, così come confermato dall'ampia casistica giurisprudenziale.
Per l'ulteriore peggioramento della già pessima legge elettorale vigente, quindi, a seguito dell'approvazione dei quesiti referendari, si può facilmente prevedere l'impossibilità di far giungere la questione innanzi alla Consulta. Altresì, il pronunciamento popolare verrebbe senza dubbio utilizzato in maniera strumentale per impedire i miglioramenti di cui la legge necessita.

Per tutti i motivi sopra elencati, l'unica risposta che una simile iniziativa referendaria merita è l'astensionismo.
Con l'astensione è infatti possibile impedire l'approvazione dei tre referendum attraverso i quali si vorrebbe imporre agli elettori una forma di bipartitismo coatto, ipermaggioritario, ed espropriarli del tutto di ogni possibilità di scelta.

Per adesioni: info@perilproporzionale.org

Primi firmatari e adesioni:

Maria Rosaria Damizia (Avvocato)
Franco Ragusa (www.riforme.net - www.riforme.info)
Germano Monti (circolo Stefano Chiarini)
Giovanni Ciccone (sindacalista CUB)
Letizia Mancusi, consulente politiche sanitarie
Sergio Gaudino, medico Associazione Progetto Diritti
Sergio Cararo (direttore di Contropiano, per la rete dei comunisti)
Luciano Vasapollo (direttore del Cestes, docente università La Sapienza)
Angelo Fascetti (Coordinatore nazionale ASIA/RdB)
Marco Santopadre (direttore di Radio Città Aperta)
Valter Lorenzi (Rete nazionale Disarmiamoli)
Maurizio Timitilli (membro collegio garanzia Lazio PRC)
Massimo Cristofanelli (tecnico effetti speciali)
Eugenio Romano Cristofanelli (pensionato)
Maria Grazia Ruffino (medico)
Claudio ORTALE (Capogruppo PRC-SE Municipio Roma 19)
Federico Giusti (rsu cobas)
Franca Balsamo (ricercatrice, dipart. scienze sociali Università di Torino)
Alessandro Spadoni (giornalista di Eventi Culturali e attivista RDB/CUB)
Lorenzo Mazzucato (RSU Cciaa di Padova)
Andrea Venturi (Consigliere Comunale Rete Dei Comunisti Comune di San Giuliano Terme Pisa)
Stefano Garroni
Michele Garroni
Francesco Fumarola (lavoratore call center Atesia)
Antonio Conte (vicepresidente megachip)
Maria Carmela Liggieri (docente e ricercatrice di scienze sociali, presidente provinciale PLI di Catania)
Giusy Caravello (precaria del Terzo Settore, Roma)
Enzo Apicella
Giuseppe Amata (docente Università di Catania)
Andrea Martocchia (ricercatore, Associazione marxista Politica e Classe - Bologna)
Roberto Battiglia (delegato RdB MEF)
Maurizio Musolino (dipartimento esteri PdCI)
Mila Pernice (giornalista RCA, Roma)
Eustachio Leone (direttivo FILT-CGIL Salerno)
Daniele Domenico Barillari (studente, Milano)
Roberto Rossetti (coord. romano Sinistra Critica)
Manlio Dinucci (Saggista)
Carla Pellegrini (Insegnante)
Massimo Betti (Coordinatore RdB/CUB Emilia Romagna)
Lidia Triossi (Coordinatrice ASIA/RdB Emilia Romagna)
Aldo Romaro (Il Pane e le Rose, Padova)
Antonio Bufalino (Delegato RdB CUB - MEF)
Andrea Fioretti (Comunisti Uniti Lazio)
Curzio Bettio (Soccorso Popolare di Padova)
Renata Franceschini (Soccorso Popolare di Padova)
Salvatore Distefano (docente scuola secondaria superiore - Catania)
Angelo Caputo (resistenza universitaria, comunisti uniti; PRC)
Adriana Garroni
Andrea Ruggeri
Marco Schettini (fp-cgil)
Alessandro Piccolo (Catania)
Renato Piccolo (Unione Inquilini Roma)
Valerio Evangelisti (scrittore, Bologna)
Egisto Guidi (RSU RdB MEF)
Meri Lucii (insegnante)
Giampaolo Poniciappi (Giornalista Radio Città Aperta)
Ersilio Lelli (Palombara Sabina)
Lorenzo Battisti (Bologna)
Fedele Sposato (Assago -MI)
Domenico Losurdo
Renato Caputo (docente, Roma)

Ultimo aggiornamento Lunedì 01 Giugno 2009 16:53

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Commenti (3)

Le armi del proletariato

Ho imparato fin da piccolo che il proletariato ha 2 armi: lo sciopero e il voto.Non l'astensione dal voto ma l'esercizio del diritto di voto. E' ben vero che tecnicamente un referendum si può far fallire non facendo raggiungere il quorum. Ma è una tecnica che non mi convince. Io sono per 3 no secchi. Non mi piace invitare l'elettore ad andare al mare come ha fatto la chiesa sulla legge 40.

(26 Maggio 2009)

vittorino

vittorino.palu@alice.it

Serve?

Io personalmente credo che in questa fase, le lotte democratiche non servono proprio a un bel niente. L'unico modo che ha la classe di migliorare il proprio futuro è fare di ogni posto di lavoro, università, quartiere, fabbrica, una barricata!

(28 Maggio 2009)

Marco

marco_ilquartostato@hotmail.it

UNA MASSA DI PORCELLUM.....

Referendum 21 giugno
Si-No-Astensionisti di governo-Astensionisti proporzionalisti
UNA MASSA DI PORCELLUM….

Le cessioni di sovranita’ europee impongono le semplificazioni, le funzionalizzazioni e le riduzioni di peso dell’apparato statuale e delle sue istituzioni giuridico-costituzionali.
E’ un processo storicamente determinatosi dentro il percorso di composizione e rafforzamento della potenza Europea, che si avvale del falso appoggio virtuale del voto referendario di modifica del passato sistema di assegnazione del “premio di maggioranza”.
In sostanza, se vincessero i si all’abolizione del “porcellum” il premio di maggioranza andrebbe alla lista elettoralmente vincente anziche’, come ora, alla coalizione.
Le posizioni politiche dei partiti sono condizionate dal mix di interessi governativi, di riproporzionamento dei rapporti di forza all’interno della maggioranza alla luce dei recenti risultati delle europee, di mera speranza di sopravvivenza elettorale.
In base a questi interessi, le forze politiche si schierano rispetto al referendum dando diverse indicazioni di voto, o di non voto.
Al Si scontato del “comitato referendario”, al Si timido del P.D. ed al Si “costituzionale ed antifascista” di Fini, non corrisponde uno schieramento per il No, anche perche’ gli avversari del Si si rifugiano in una astensione variamente motivata.
Si va dall’astensione governativa concertata e contrattata tra P.D.L. e Lega a quella dei trombati della sinistra di stato, fino all’arcipelago dei tifosi del proporzionale alla ricerca tanto della democrazia quanto di qualche poltroncina perduta. ( …..eppure erano tutti d’accordo a Montecitorio il 19 febbraio scorso, su 254 votanti 2 astenuti nessun contrario, sulla donazione dei rimborsi elettorali anche a chi alle europee non avesse superato la soglia di sbarramento del 4% ).

Una massa di porcellum!

La realta’ materiale si incarichera’ di deludere le speranze del proporzionalismo, relegandolo ad una forma di democrazia borghese ormai inutile e non corrispondente alle velocizzazioni della competizione pluripolare, oggi accentuata dalla crisi.
Il presente ed il domani delle moderne democrazie borghesi viaggia intorno ad un progetto generale di riequilibrio tra i poteri dello stato, del rafforzamento del premierato e della intercambiabilita’ delle coalizioni al governo, egualmente vincolate dai diktat europei.
E’ evidente l’uso strumentale del referendum per riprodurre, nello specchio deformato del catino elettorale, lo scimmiottamento della “sovranita’ popolare”che, comunque voti o non voti, subira’ l’attuale razionalizzazione statuale.
Il nostro astensionismo non difende nessuna forma di democrazia, attuale o del passato; esso critica l’esercizio virtuale della “sovranita’ popolare” peraltro “limitata all’abrogazione” e non propositiva.
Il nostro astensionismo combatte gli evidenti elementi di corruttela materiale ed ideologica innati nell’inganno del voto, soprattutto referendario, quello che a chiacchiere consente di “cambiare”.
Ma l’astensionismo da solo non basta, perche’, come del resto sta gia’ succedendo, puo’ essere compatibile ed addirittura recuperato ed utilizzato nella concorrenza tra frazioni borghesi e proprie espressioni politiche.
Per questo, cercheremo di coniugare l’astensionismo cosciente all’odierno tentativo di riorganizzazione autonoma, nel solco della lotta di classe.

Giugno 2009

(16 Giugno 2009)

Combat / Roma

quadraro@ecn.org

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