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Verona. Nicola è ognuno di noi!

(17 Settembre 2009)

A un anno di distanza dalla sua apertura, si è concluso, martedì 15 settembre, il processo a carico dei cinque ragazzi, accusati di avere ucciso Nicola Tommasoli, nella notte del primo maggio 2008: uno di loro è stato assolto, due sono stati condannati a 14 anni di carcere, uno a 12, e un altro a 10. Le realtà associative e i singoli che hanno costituito l' "Assemblea 17 maggio" hanno deciso fin dall'inizio di seguire a distanza le vicende legate al dibattimento tecnico giuridico. Una distanza culturale e politica, che noi oggi qui ci preoccupiamo di ribadire, perché siamo stati e siamo tuttora convinti che i tribunali non potranno restituire Nicola alla sua famiglia, e che i processi abbiano qualche speranza di avvicinarsi alla giustizia solo quando accertino la verità dei fatti.

Questo processo ha dato ampio spazio a perizie e controperizie (trattate fuori e dentro l'aula spesso con un'attenzione morbosa e impietosa, quasi si occupassero dell'unico elemento significativo del processo) tutte incentrate sulle debolezze congenite della vittima, è diventato cassa di risonanza delle virtù e delle buone intenzioni dei cinque ragazzi, spettatori muti, per lo più, ma non è servito ad accertare per quali ragioni sia stata posta a Nicola e ai suoi amici quella domanda ( "te podei anca darmela la sigaretta, codino") che poi è stata rubricata tra i «futili motivi». Crediamo che i motivi siano tutt'altro che futili, perché quella domanda è stata fatta apposta per provocare un «diverso», un ragazzo, il cui codino dev'essere sembrato esso stesso una provocazione. Noi crediamo, considerando il vissuto di alcuni di questi ragazzi - un vissuto speso tra le fila di partiti e di movimenti intrinsecamente violenti, o anche nella curva sud dell'Hellas Verona - che il loro sguardo sia stato deformato dalla stessa subcultura che alimenta, in questa città, in tutto il paese, la xenofobia, l'omofobia e ogni genere di intolleranza e di ingiustizia, di cui gli accoltellamenti di Roma o il pestaggio squadrista a Venezia sono solo gli ultimi prodotti. Questa è la città che si vanta di multare chi mangia un panino in vicinanza dei monumenti; questo è il paese dove chi scrive sui muri è punito più severamente di chi opera un falso in bilancio. Per queste ragioni, era più che mai necessario chiedersi e chiedere a questi cinque ragazzi quale sia stato il punto di convergenza, il collante che li univa, loro venuti dai quattro angoli di città e provincia. Forse avrebbero potuto ricordare, tessere le fila, guardare un codino come fosse una persona. Forse. Adesso, invece, possono ben seppellire le responsabilità e le colpe dietro i decenni di galera comminata, perché la pena, mancando ancora le motivazioni della sentenza, è una pena povera di spiegazioni: loro, e tanti con loro, saranno convinti che quella verificatasi in una corticella del pieno centro sia stata non più che una rissa, finita male per il più debole. Ma lo sguardo selettivo dei cinque ragazzi che quella notte hanno scelto Nicola è lo stesso sguardo razzista di certa politica. Quella politica che continua a seminare disprezzo e odio ma che oggi, con la solita arrogante ipocrisia, applaude alla severità della sentenza. Per il danno d'immagine arrecato alla città, il Comune di Verona sarà risarcito dai responsabili dell'omicidio con 50.000?.Ad una città in cui non si contano gli episodi di "vicinanza" anche economica, tra esponenti dell'amministrazione e realtà palesemente razziste e xenofobe, alla nostra città chiediamo formalmente che tale somma venga usata per monitorare le strategie, anche comunicative, che danno luogo, in àmbito cittadino, a intolleranze e discriminazioni. In poche parole, siano devoluti ad un'associazione od osservatorio antirazzista.

oggi mercoledi 16 settembre 2009 dalle ore 18.30 alle ore 20.00 presenza spontanea in corticella Nicola Tommasoli (Leoni) - Verona per ricordare l'assassinio di Nicola Tommasoli.

per info: http://verona17maggio.noblogs.org

la Chimica
Circolo Pink GLBTE Verona

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