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Gli USA lasciano Falluja

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(16 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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Clamori dalla Colombia - 7 gennaio, 16 gennaio 2001

(18 Gennaio 2010)

16/01 - ORGANIZZAZIONI COLOMBIANE DENUNCIANO IL SERVILISMO DI URIBE VERSO GLI STATI UNITI E LE MULTINAZIONALI

Alcuni cittadini colombiani sono intervenuti dalla sede di Vive Tv (rete televisiva venezuelana) per esprimere la propria preoccupazione per l'installazione da parte degli USA di sette basi militari in territorio colombiano, considerando quest'atto una grave minaccia, oltre che per la Colombia, anche per quei processi di trasformazione che stanno avendo luogo in alcuni paesi dell'America Latina.
Pedro Presiga, membro dell'Associazione dei Rifugiati Latinoamericani e Caraibici (ARLAC), sostiene che l'installazione di basi militari Usa dimostra che il governo del narcopresidente Uribe “ha svenduto completamente la sovranità nazionale e si è totalmente sottomesso alla linea politica di Washington”, aggiungendo che “si può affermare che tutto il territorio colombiano è una base per le operazioni militari degli Stati Uniti, laddove tutto ciò non è nient'altro che la continuazione del Plan Colombia”.
Jorgeta Urueta, membro della Corrente Bolivariana Colombiana, ha denunciato numerose violazioni dei diritti umani da parte del governo, definendo la Colombia “una democrazia insanguinata e corrotta”, ed ha ricordato inoltre che in quel paese andino-amazzonico ci sono almeno 2500 fosse comuni, non ancora tutte venute alla luce, dove sono occultati i cadaveri di innocenti trucidati dal paramilitarismo di Stato in diversi municipi del paese.
Lucas Gil, membro del Polo Democratico Alternativo, si è espresso a favore di una soluzione politica del conflitto e della lotta per una pace attraverso la via del dialogo, sottolineando che la linea guerrafondaia di Uribe non ha portato altro che un incremento delle vittime e delle sofferenze per il popolo colombiano; una politica che continua a minacciare anche i popoli vicini, come quello venezuelano.
Il governo colombiano è completamente supino ai diktat provenienti dagli USA; del resto Uribe, con diverse accuse a carico contestategli da tribunali internazionali, non può negarsi ai voleri del padrone del nord, unico garante (per adesso) della sua impunità. E' inaccettabile l'operazione di controllo militare che gli USA vogliono imporre ai popoli latinoamericani per garantirsi, manu militari, la continuità nello sfruttamento e nel saccheggio di un area strategica per gli interessi imperiali di multinazionali senza scrupoli.

13/01 – SEMPRE PIU’ IMPUNITA’ IN COLOMBIA: LIBERATI OLTRE 30 MILITARI AUTORI DI ESECUZIONI EXTRAGIUDIZIARIE

A chi ancora avrebbe il coraggio di definire la Colombia una “stabile ed affermata democrazia”, con un governo “efficiente nella sicurezza” cui fanno da contraltare un parlamento “legittimo e plurale” e -soprattutto- un potere giudiziario “giusto ed indipendente”, dedichiamo questa notizia.
Come riportato dai principali media colombiani ed internazionali, negli ultimi giorni c’è stata una gravissima sequenza di rilasci, da parte delle autorità giudiziarie, di diversi militari implicati nei cosiddetti “falsi positivi”, eufemismo di comodo con cui vengono descritti i sequestri, talora effettuati con l’inganno talora con la forza, di giovani colombiani dei quartieri più poveri che poi vengono assassinati, vestiti con uniformi militari e presentati alla stampa ed all’opinione pubblica come guerriglieri “abbattuti in combattimento”.
Ma veniamo ai fatti: lo scorso 7 gennaio sono stati rilasciati ben 17 militari, il 12 gennaio altri 6 ed il 13 altri 7 (tra cui un colonnello).
Tutti accusati, nel contesto dei crimini efferati di cui sopra, di sparizione forzata aggravata, omicidio aggravato ed associazione a delinquere aggravata, hanno potuto farla franca grazie ai magistrati e procuratori di regime, che hanno motivato il rilascio sulla base della scadenza dei termini di custodia cautelare.
Un intero apparato giudiziario “ipnotizzato” dalla difesa dei militari incriminati, che dilata il più possibile il processo, ed ecco che arriva la scarcerazione con la benedizione della Procura Generale della Nazione (capeggiata dal mafioso Ordoñez, che ha appena benedetto il fraudolento ed illegale referendum con cui Uribe aspira a perpetuarsi al potere).
Parimenti, i familiari delle vittime di questi crimini di lesa umanità vengono sbeffeggiati, insultati e minacciati affinché le loro testimonianze (spesso oculari) in sede processuale non vengano presentate.
Il militarismo oligarchico, che demonizza e massacra gli oppositori politici e sociali, difende con le unghie e coi denti le forze armate fasciste mentre Uribe e la sua cosca straparlano di “lotta al terrorismo” e di “difesa della democrazia”.
Solo una Nuova Colombia, in pace e con giustizia sociale, può spazzare via l’impunità e rendere giustizia alle migliaia e migliaia di vittime (ed alle loro famiglie) del terrorismo di Stato.

10/01 - LA COLOMBIA DISPONE DELLE PIÙ GRANDI FORZE ARMATE DEL SUDAMERICA

Il numero di effettivi delle Forze Armate colombiane è andato aumentando costantemente dagli anni '50 ad oggi: nel 1948, all'epoca dell'omicidio del leader popolare anti-oligarchico e candidato alla presidenza, Jorge Eliécer Gaitán, era di 10.000 militari. Nel 1974 si arriva a 50.675, che diventano 85.000 nel 1984; dieci anni dopo si contano 120.000 effettivi, che divengono 160.000 durante le prime fasi del Plan Colombia. Nel giugno del 2009, secondo dati ufficiali, le FFAA colombiane potevano contare su 285.554 effettivi, superando il Brasile (che ha il quadruplo della popolazione colombiana e un territorio 7,5 volte più grande). A queste cifre occorre sommare 142.000 membri della Polizia Militare (dipendente dal ministero della Difesa), oltre ovviamente al cosiddetto quarto ramo delle Forze Armate colombiane, ovvero i paramilitari di Stato.

Si consideri che il Venezuela, ad esempio, dispone di circa 60.000 effettivi.

Parimenti, dall'applicazione del cosiddetto Plan Colombia (agosto 2000), in virtù del quale gli Stati Uniti forniscono al loro vassallo Uribe equipaggiamenti, intelligence, mercenari e addestramento, la Colombia ha ricevuto circa 10 miliardi dollari in aiuti militari, oltre alle "imposte di guerra" dalle quali il parastato colombiano riceve circa un miliardo di dollari l´anno.

Nonostante gli sforzi immani profusi nella militarizzazione del territorio, il ministro della guerra colombiano, Silva, ha richiesto un rapido investimento in campo militare, avvertendo dei presunti pericoli che provocherebbe un ritardo in questo senso: "Di fronte ad un contesto emisferico in cambiamento, il paese assume un rischio nel non incrementare la sua capacità dissuasiva".

Con una faccia tosta degna del suo capo, il ministro prospetta un pericolo derivante dai paesi vicini, quando costui rappresenta un regime che è a tutti gli effetti una macchina bellica gigantesca, aggressiva e completamente asservita agli USA; a dispetto delle dichiarazioni "pacifiste" del narcopresidente Álvaro Uribe Vélez, i fatti dimostrano che la Colombia si è trasformata in una base militare nordamericana, con il più grande esercito della regione, e con accesso alla tecnologia militare di punta fornita dal suo vero padrone, gli Stati Uniti.

07/01 - EX CAPO DEL DAS INQUISITO PER L'ASSASSINIO DI CARLOS PIZARRO, CANDIDATO PRESIDENZIALE NEL 1990
La Procura colombiana, nel processo per l'assassinio di Carlos Pizarro Leongómez, ha iscritto nel registro degli indagati Alberto Romero, all'epoca capo del
Dipartimento Amministrativo di Sicurezza (il DAS, la polizia politica alle dirette dipendenze del presidente della repubblica di turno), insieme al detective Jaime Ernesto Gómez Múñoz, con l'accusa di aver partecipato direttamente all'omicidio.

Leongómez è stato uno dei fondatori della guerriglia del M-19; aveva portato avanti lo sciagurato e suicida processo di smobilitazione del gruppo guerrigliero e la sua conversione nel movimento politico Alianza Democratica M-19, che lo ha candidato alle elezioni presidenziali del 1990.

E' stato freddato il 26 aprile di quell'anno, su un aereo in volo fra Bogotá e Barranquilla da un sicario, ucciso in seguito dalla polizia dopo che si era già arreso.

Oltre a Leongómez, durante quella campagna elettorale furono assassinati anche il candidato della Unión Patriótica Bernardo Jaramillo (a sua volta subentrato a Jaime Pardo Leal, ucciso nel 1987) e quello del partito liberale Carlos Galán.

La sequenza di omicidi politici in Colombia negli ultimi venticinque anni dimostra inequivocabilmente l'assenza di qualunque agibilitá politica nell'alveo del mal chiamato "sistema democratico"; a poco valgono le rassicurazioni del narcopresidente Álvaro Uribe Vélez sulla presunta sicurezza garantita alla cittadinanza, quando ogni anno decine di leaders politici, sindacali, sociali, indigeni e studenteschi vengono brutalmente massacrati dal terrorismo di Stato per annichilire ogni forma di opposizione al regime fascista colombiano.
La storia di questo paese, dall'omicidio del candidato presidenziale Jorge Eliécer Gaitán nel 1948 fino ad oggi, è costellata di assassinii di politici oppositori e di sinistra per mano del regime oligarchico, dietro mandato statunitense, per impedire un cambiamento reale che consenta una distribuzione più equa delle ingenti risorse del paese, una riforma agraria integrale, uno sganciamento dall´orbita pro-imperialista di Washington ed il conseguimento della pace con giustizia sociale.

Associazione nazionale Nuova Colombia

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