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Il mio viaggio a scuola

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(17 Luglio 2011) Enzo Apicella
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Clamori dalla Colombia

(10 Aprile 2010)

01/04 - AVVENUTA LA LIBERAZIONE UNILATERALE DI PABLO EMILIO MONCAYO

Martedì 30 marzo le FARC, a due giorni dalla liberazione unilaterale del soldato professionale Josué Daniel Calvo, hanno liberato il capitano Pablo Emilio Moncayo, nella selva da 12 anni, consegnandolo a Piedad Cordoba, capo della delegazione dei Colombiani per la Pace.
Quest'ultima ha denunciato che i protocolli d'intesa raggiunti con l'insorgenza sono stati ripetutamente violati dall'esercito del regime colombiano, che ha effettuato operazioni militari sorvolando la zona prima, durante e dopo la liberazione.

Durante la sua prigionia, Moncayo aveva duramente accusato il governo, affermando che la sua condizione di prigioniero era dovuta alle trappole messe in atto dal governo Uribe per evitare il suo rilascio; nel frattempo, il padre del capitano, Gustavo Moncayo, aveva organizzato diverse mobilitazioni per sensibilizzare l'opinione pubblica su questo tema, raccogliendo adesioni per la sua campagna e solidarietà in tutto il paese; il professor Moncayo aveva anche presentato una denuncia al tribunale di Bogotá contro il narcopresidente Uribe, con l'accusa di ostacolare la liberazione del figlio.

Nelle sue prime dichiarazioni pubbliche Pablo Emilio Moncayo ha affermato che indipendentemente dalla sua opinione sulla guerriglia, non è possibile negare la sua esistenza:

“Credo che quello che io penso della guerriglia delle FARC in nulla vada a cambiare il corso della storia della Colombia. Semplicemente, in Colombia esistono, sono una realtà, non lo si può negare per quanto si chieda; per quanto sembrino invisibili, stanno lì”, ha affermato, sostenendo inoltre di aver sopportato la prigionia per amore della patria e delle istituzioni, benché gli analisti considereranno che soffre della Sindrome di Stoccolma.

Questi rilasci, avvenuti in modo unilaterale, testimoniano la volontà da parte dell'insorgenza colombiana di porre in essere le condizioni per una via di uscita politica alla guerra che insanguina il paese da decenni; evidentemente, per aprire un percorso che porti alla pace con giustizia sociale, al gesto umanitario della guerriglia deve corrispondere la liberazione di prigionieri politici nelle carceri del regime colombiano, che versano in condizioni inumane e sono sottoposti (secondo quanto denunciato da diverse ONG) a torture ed ogni tipo di vessazione.

04/04 - NUOVE ACCUSE DI CORRUZIONE PER SABAS PRETELT DE LA VEGA , AMBASCIATORE COLOMBIANO IN ITALIA

Di fronte ad un magistrato dell'Unità Anticorruzione, il 5 marzo scorso, Yidis Medina aveva riconosciuto di aver gestito per conto del governo nazionale la nomina di 5 persone ad incarichi pubblici, in cambio del suo voto al Congresso in appoggio alla rielezione di Álvaro Uribe nel 2004.
Entro qualche giorno il magistrato Fernando Pareja Reinemer dovrà decidere se chiamare a giudizio l'ex ministro della Giustizia, oggi ambasciatore in Italia, Sabas Pretelt De La Vega, già indagato in merito alla consegna di alcune elargizioni a Yidis Medina in cambio del suo voto a favore della prima rielezione di Uribe.
Pretelt ha un lungo ed inquietante curriculum alle spalle: coideatore della legge di “Justicia y Paz”, che ha sostanzialmente garantito l'impunità generalizzata per i crimini dei paramilitari, è stato accusato dal feroce capo paramilitare Salvatore Mancuso di essersi riunito con lui per decidere l'entità della tassa paramilitare; i fratelli Miguel Ángel e Víctor Manuel Mejía Múnera hanno dichiarato che Pretelt aveva promesso loro la non estradizione negli USA in cambio dell’appoggio alla rielezione del presidente Uribe nell’anno 2006; Miguel Ángel in particolare lo accusa inoltre di essere stato il tramite attraverso il quale le AUC (il cartello paramilitare colombiano) avevano fatto pervenire il denaro per la campagna per la rielezione di Uribe, frutto dei proventi del narcotraffico.
Inutile dire che il governo colombiano ha reagito istericamente alle accuse di Yidis Medina, affermando che è una bugiarda compulsiva ed una psicopatica criminale; poi che dietro di lei c'è un complotto internazionale per delegittimare le istituzioni colombiane (come se non fossero marce fino al midollo senza il bisogno d’intervento esterno alcuno); poi ha affermato che apparteneva ad un gruppo paramilitare, poi alle FARC, infine all'ELN.
Tutte accuse sconclusionate, incapaci di nascondere la verità pura e semplice: il governo colombiano è un governo corrotto e corruttore, ed il narcopresidente Uribe (che ha utilizzato ogni mezzo per la sua rielezione come la frode, la violenza, il sostegno diretto e indiretto dei paramilitari, la corruzione, ecc.) usa premiare con incarichi diplomatici prestigiosi i politici o gli alti comandi militari suoi complici indagati dalla magistratura.

06/04 - FORENSE FRANCESE SMENTISCE COMUNICATO DEL GOVERNO COLOMBIANO E CONFERMA : FRANKLIN AISALLA MORI' A CAUSA DI COLPI CONTUNDENTI

Durante l'udienza svoltasi a Washington di fronte alla Corte Interamericana per i Diritti Umani (CIDH) la difesa ecuadoriana ha presentato diversi materiali fra cui video e foto, nonché il referto forense dell'autopsia realizzata sul corpo di Franklin Aisalla, assassinato durante il bombardamento condotto dall'esercito colombiano in un accampamento temporaneo delle FARC in territorio ecuadoriano il primo marzo 2008.
La versione avanzata dal governo colombiano secondo la quale Aisalla, cittadino ecuadoriano, sarebbe stato ferito a morte da "elementi esplosivi" è in netto contrasto con quella riportata dal ministro della sicurezza Miguel Carvajal del governo Correa, che ha spiegato che, secondo il referto medico redatto da periti forensi francesi super partes, le ferite provocate da elementi esplosivi presenti sul corpo non sono state ferite mortali, e che la morte di Aisalla è stata causata da ripetuti colpi al cranio inferti da un oggetto contundente a base rettangolare, verosimilmente il calcio di un fucile.

Il ministro ha inoltre sottolineato che il governo colombiano non ha fatto finora pervenire nessuna dichiarazione ufficiale alla CIDH, evidenziando così una totale mancanza di rispetto nei confronti della commissione.

I vertici militari e politici della cupola criminale colombiana difendono i propri soldati, colpevoli dei crimini più efferati: hanno bombardato un territorio al di là dei confini del proprio paese, hanno sconfinato armi in pugno dopo il bombardamento, hanno finito i prigionieri feriti con fucilate o bastonate, dimostrando il totale disprezzo per le convenzioni internazionali e praticando un vero e proprio crimine di guerra, perpetrato ai danni anche di cittadini stranieri, come lo stesso Aisalla o i giovani messicani in visita all'accampamento fariano per ragioni di studio.

E il capo delle Forze Armate colombiane, primo responsabile di questo eccidio, è il narcopresidente Álvaro Uribe Vélez, il quale non si beneficerà più dell'impunità che gli hanno garantito l'oligarchia mafiosa e gli USA, non potendo ricandidarsi per l'ennesima volta, motivo per cui si avvicina sempre più il giorno in cui dovrà rispondere dei suoi crimini al popolo colombiano e all'opinione pubblica internazionale.

08/04 - ARRESTATI 8 COLOMBIANI IN VENEZUELA CON L'ACCUSA DI TENTATO SABOTAGGIO DEL SISTEMA ELETTRICO NAZIONALE

Il ministro per gli Affari Interni e la Giustizia venezuelano, , ha reso pubblico martedì 6 aprile l'arresto di 8 colombiani accusati di spionaggio del sistema elettrico nazionale, con fini di destabilizzazione e sabotaggio.
Il ministro ha dichiarato che a questi cittadini è stata sequestrata una macchina fotografica con immagini del sistema di interconnessione elettrica del paese, delle infrastrutture viarie e di diverse sottostazioni elettriche; queste ultime rappresentano i nodi della rete di trasmissione dell'energia, e sono disposte presso un impianto di produzione, nei punti di consegna all'utente finale e nei punti d’interconnessione tra le linee elettriche.
Il ministro ha evidenziato che tutti questi elementi confermano le denunce di sabotaggio al sistema elettrico effettuate dal presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo Chávez, il quale, durante un'iniziativa con i candidati del PSUV (Partito Socialista Unito del Venezuela) all'Assemblea Nazionale, ha mostrato alcune fotografie relative alla centrale elettrica recentemente inaugurata a Palo Negro, (stato di Aragua), in cui si evidenziavano dei tagli intenzionali provocati a cavi di alta tensione.
El Aissami ha chiarito che poco prima di Pasqua erano stati detenuti due colombiani nel sud dello stato di Aragua, e successivamente, con l'avanzare delle indagini, altri sei sono stati arrestati nello stato di Barinas.
Quando gli è stato chiesto per chi lavorino queste persone, il ministro ha spiegato che la nazionalità dei detenuti “è già un elemento preoccupante”.
In seguito alle detenzioni, Chávez ha inoltre affermato che il governo colombiano deve spiegare l'origine della documentazione sequestrata ai presunti sabotatori; al consiglio dei ministri ha infatti segnalato che le indagini proseguono, aggiungendo un inquietante dettaglio al già grave quadro che si va chiarendo col passare delle ore: alcuni detenuti avevano “documenti d’identità dell'esercito colombiano”. Il Presidente ha aggiunto che “questo fatto dovrà essere chiarito dal governo della Colombia.”
“Non sto accusando l'Esercito colombiano”, ha spiegato, evidenziando però che le prove, che includono immagini, documenti, computer, cellulari ed altro ancora, necessitano chiarimenti.
Su un settore strategico come quello elettrico si rilevano manovre sporche da parte di colombiani, sicuramente legati ad ambienti militari-istituzionali; il governo del parapresidente Uribe non è nuovo a giochetti di questo tipo, e non stupirebbe vederlo coinvolto in un nuovo tentativo di sabotaggio, visto che il DAS, la polizia politica colombiana alle dirette dipendenze della Presidenza, è già stato coinvolto in diversi tentativi di destabilizzazione della vicina Repubblica Bolivariana del Venezuela, e persino in un complotto per attentare alla vita di Chávez stesso.
E’ sempre più lampante il ruolo giocato dal regime fascista colombiano di agente operativo, sul campo, nella tentata destabilizzazione del processo bolivariano in Venezuela. Il mandante, la regia ed il comando strategico di questo piano controrivoluzionario, neanche a dirlo, sono la “trimurti” di Washington.

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Associazione nazionale Nuova Colombia

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