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Die Linke “Un bisogno urgente di collaborazione in Europa”

Intervista ai nuovi segretari di Die Linke

(26 Giugno 2010)

Die Linke

Frau Loetzch, Herr Ernst il congresso del Partito ha confermato la doppia presidenza, un compromesso o in coppia si dirige meglio?
Sì, cerchiamo una duplice direzione a ogni livello del partito. Una guida a due offre la possibilità di mettere insieme esperienze geografiche e umane diverse e la biografia di esponenti della Linke a est è differente da quella di chi è vissuto a ovest. C’è poi da dire che le donne, che sono la maggioranza della popolazione, debbono giustamente essere parte adeguata della direzione.

Con la Cancelliera Merkel la Germania, pilastro dell’Unione Europea, ha in un primo momento offerto un’immagine contraddittoria sulla tenuta della Ue di fronte alla crisi greca poi ha varato una pesante manovra economica. Mossa tattica o ripensamento?
Fino all'ultimo il governo federale si è preoccupato degli utili della Deutsche Bank. Chi ha approfittato delle speculazioni contro l'area dell'euro guadagnando denaro non ha partecipato alle spese del salvataggio. La Cancelliera ha fatto tutti gli errori possibili nella crisi greca, per lei le elezioni in Nord Reno-Westfalia erano più importanti del salvataggio del Paese ellenico. Il pacchetto di tagli deciso provocherà l'incapacità dei greci di pagare i debiti: i tagli rendono impossibile la crescita ma solo con la crescita la Grecia può ripagare i debiti.

La manovra interna chiede ai tedeschi 80 miliardi, applica tagli al Pubblico Impiego, alla Difesa e addirittura propone di dimezzare i Lander. Merkel tenta di salvare l’Europa o di salvare se stessa visto il crollo di popolarità?
Il problema più pesante in questa fase è che in Germania il costo del lavoro è fortemente ridotto rispetto a quanto accade nel resto d’Europa. La riduzione è realizzata in tre modi: contrizione dei salari, cambiamento dei tipi di contratto che sempre più utilizzano deregulation e lavoro in affitto, introduzione di misure che restringono notevolmente i sussidi per disoccupati e per chi perde temporaneamente il lavoro. Die Linke non s’accontenta di un’economia basata sulle esportazioni, pensiamo che occorre rafforzare l’economia interna e far pagare i costi della crisi agli speculatori, non ai lavoratori. Non dobbiamo prendere sul serio la richiesta di dimezzare i Lander, questa discussione è in corso da quando esiste la Repubblica Federale e non è mai approdata a nulla.

L’euro risulta l’unico elemento riuscito del disegno dell’Ue, se la moneta unica continuerà a vacillare è a rischio la struttura politica comunitaria?
Speriamo di no. Ma le cose miglioreranno solo con un governo europeo che propugna un’economia sana orientata su occupazione, solidarietà sociale e commercio equilibrato. La questione valutaria deve essere chiarita soltanto dopo aver stabilito le regole del gioco per l'unione economica e sociale. Bisogna finirla con la corsa al ribasso dei salari.

Troverà spazio l’idea d’un euro forte per i Paesi leader come la Germania e uno svalutato nell’area mediterranea?
Ci vuole un sistema fiscale equo, i ricchi devono pagare tasse adeguate sul patrimonio. Le banche devono pagare le spese della crisi finanziaria e non far passare in cassa chi non ha colpe. Nella Repubblica Federale forze come Die Linke non accettano che i costi del salvataggio non vengano sopportati dagli speculatori. L'idea d’una tassa sulle transazioni finanziarie è più popolare che mai.

Ben oltre la crisi economica l’Ue è un gigante dai piedi d’argilla soprattutto per la scarsa identità internazionale che mostra nelle “missioni di pace”. Come può porsi l’Ue di fronte alle nuove sfide della geopolitica?
Pensiamo che l’istituzione Europa abbia significato un notevole progresso che garantisce la pace nel nostro continente, ma se non risolviamo le contraddizioni economiche interne tutta la costruzione rischia di crollare. Già si vocifera di alcune Paesi intenzionati ad abbandonare l’Ue. Noi rifiutiamo le missioni di guerra all'estero, la Bundeswehr deve servire alla difesa del nostro Paese. Pensiamo inoltre che la pace debba avere un ruolo centrale nel continente proprio per impedire possibili frammentazioni. L’attuale politica europea si aliena la simpatia di alcuni e il fatto che il nostro presidente dimissionario abbia giustificato le guerre per meri interessi economici è un aspetto negativo che appartiene a questa separazione fra l’Europa e i possibili partner.

Proprio sull’intervento in Afghanistan il presidente Koheler è scivolato sulla dichiarazione di difesa degli interessi economici tedeschi in quell’area. Sono seguiti imbarazzo e dimissioni. Lapsus freudiano o cos’altro?
Horst Koehler si è limitato a dire quello che succede in realtà. Sull' Hindukush non si difende la nostra libertà ma si proteggono i nostri interessi economici. Tuttavia queste missioni sono coperte dalle decisioni del Bundestag, e la Costituzione tedesca non permette guerre economiche.

Die Linke è in buona saluta ma la Sinistra europea vive enormi difficoltà politiche e organizzative. Ha un senso pensare ancora a un fronte comune?
Sì. E poiché il capitale ha una dimensione internazionale sarebbe negativo se la Sinistra si ripiegasse su una dimensione nazionale. Proprio in questi giorni con Gysi, presidente del nostro gruppo parlamentare, abbiamo invitato dei sindacalisti greci, spagnoli e portoghesi per discutere della critica situazione economica del continente. Dai colloqui è risultato che conosciamo poco la situazione dei singoli Paesi e che esiste scarsa collaborazione per offrire risposte adeguate. Quindi più che abbandonare un fronte unito dobbiamo rilanciarlo. C’è bisogno di una urgente collaborazione.

Dopo il responso elettorale del Nord Reno-Westfalia esistono margini per rilanci di alleanze fra Spd, Die Linke, Verdi in vari Lander. Come possono conciliarsi con le vostre posizioni su welfare e antimilitarismo?
Le possibilità di future alleanze dipendono dai contenuti. Non approveremo a livello regionale tagli al welfare e all'occupazione. Un cambio di governo non ci basta, vogliamo un cambio di politica. Per ora Spd e Verdi hanno problemi di orientamento, noi comunque siamo aperti a una coalizione.

24 giugno 2010

Enrico Campofreda e Giustiniano Rossi

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