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16/07 - colpita nuovamente la comunita' di san josé de apartadó

(17 Luglio 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nuovacolombia.net



La comunità di pace di San José de Apartadó è nuovamente vittima della violenza paramilitare.

Un processo di sfollamento forzato delle aree occupate da numerose famiglie della comunità, è in corso a causa delle minacce e degli atti di coazione fortemente intimidatori che da due mesi la stanno colpendo, provenienti dai mai smobilitati gruppi paramilitari che, cresciuti con il sostegno del governo e utilizzati come strumento della politica di terrorismo di Stato rivolta contro le organizzazioni popolari colombiane, continuano ad infestare le aree rurali e quelle urbane.
Questa comunità divenne celebre qualche anno fa, dopo aver subito uno de tanti efferati eccidi di massa che il popolo colombiano continua a patire, del quale si occuparono osservatori internazionali facendone un caso simbolo. Il massacro venne compiuto nel 2005 da gruppi paramilitari in collaborazione con unità dell'esercito, secondo uno schema classico della guerra sporca in cui esercito “regolare” e paramilitari si compenetrano nei piani repressivi, condotti contro tutti quei soggetti non allineati alla politica del governo e sospettati per questo di essere integranti o collaboratori della guerriglia. Il narcopresidente Uribe tentò pubblicamente di coprire i responsabili del crimine accusando le FARC di averlo commesso, secondo un copione arcinoto in tutte le dittature latinoamericane ed in particolare ormai un classico del regime colombiano. Grazie all'interessamento internazionale, in questo caso si riuscì a realizzare un processo nel quale emersero responsabilità anche di altissimi comandi militari, come l'ex capo dell'esercito Mario Montoya poi nominato da Uribe ambasciatore nella Repubblica Dominicana e distintosi in questo ruolo-premio per lo sforzo, in piena continuità con il suo lugubre percorso, volto ad eliminare il dirigente rivoluzionario dominicano Narciso Isa Conde. Ma nella quasi totalità dei casi regna l'impunità, nonché l'oblio da parte della cosiddetta comunità internazionale.
Particolarmente esposti di fronte alla “Sicurezza democratica” risultano i soggetti civili, che sono inermi e senza possibilità di difesa. In casi come questo, in cui la martoriata comunità di pace, proprio perché disarmata, si mantiene ancor più nel mirino della violenza statale e paramilitare nonostante sia diventata un simbolo molto conosciuto, è evidente come gli aguzzini del popolo colombiano si beffino tanto delle sentenze giuridiche quanto dei principi morali.
È nella storia del terrorismo di Stato in Colombia e nelle migliaia di casi come questo, che non fanno quasi mai notizia, che si trova la risposta al perché dell'esistenza della guerriglia più antica e numerosa dell'America Latina.
È solo ripartendo dal punto interrotto nel 2002, con la rottura unilaterale da parte del governo Pastrana dei dialoghi del Caguán, che potrà realizzarsi quel processo di pace con giustizia sociale di cui hanno bisogno tanto la Colombia quanto il continente latinoamericano.

www.nuovacolombia.net

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