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06.08.2010 - No, Telecom non è una svolta

(6 Agosto 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.rete28aprile.it

Venerdì 06 Agosto 2010 11:03
di Giorgio Cremaschi

Il segretario del sindacato autonomo dei bancari, la Fabi, ha dichiarato, di fronte all’annuncio di pesanti tagli del personale da parte di Unicredit, che si sta diffondendo la linea Marchionne. Ha completamente ragione e solo degli sprovveduti potevano pensare che la vicenda di Pomigliano, e quel che ne sta seguendo, non fossero uno spartiacque nella vita sociale del paese. I 4.000 e passa licenziamenti, programmati da Unicredit, e il preannunciato cambiamento in senso autoritario delle relazioni sindacali, seguono le iniziative analoghe fatte o minacciate un po’ ovunque - a proposito Profumo, amministratore delegato di Unicredit, non era considerato come Marchionne, un imprenditore progressista? (...)

Telecom per prima ha seguito la Fiat, aprendo la procedura di licenziamento per migliaia di lavoratori. L’accordo pare aver fermato gli aspetti più brutali di quell’attacco, con la mobilità volontaria fino alla pensione, che naturalmente rendono ancor più stridente, ogni giorno che passa, l’innalzamento formale dell’età pensionabile. Ma resta il fatto che in un settore in crescita e pieno di profitti, come quello delle telecomunicazioni, si continua a tagliare personale mentre dilagano appalto e subappalto. Lo stesso avviene infatti per Sirti, ove si è realizzato un accordo analogo. E’ presto per dire, come fanno troppo ottimisticamente alcuni dirigenti della Cgil, che siamo di fronte a comportamenti aziendali e sindacali diversi da quelli che si sono verificati con la Fiat. E’ presto davvero per dire che Telecom segni un’altra rotta da quella indicata da Marchionne. Credo, anzi, che il mondo delle imprese sia sostanzialmente tutto d’accordo con Marchionne e che calibri il livello dell’attacco ai diritti a secondo delle convenienze e delle possibilità concrete di successo. Gli accordi unitari che si fanno, dalla Telecom all’Ilva, non sono sottoscritti con sindacalisti che dissentono dalla linea di Bonanni ed Angeletti. Anzi, molto spesso la condividono totalmente. Semplicemente siamo di fronte a un’articolazione degli interessi del padronato, nell’ambito della stessa linea, quella dettata da Marchionne. A quest’articolazione delle imprese corrisponde un analogo adattamento delle posizioni di Cisl e Uil.
No, l’accordo Telecom non segna una svolta anche perché tutto il terreno delle politiche industriali resta estraneo ad esso e non c’è nessuna inversione di tendenza rispetto ai processi di ristrutturazione in corso. E’ un accordo solo meno feroce di quello che vuole imporre la Fiat, e questo è un bene per i lavoratori di quell’azienda ma purtroppo non significa molto per tutti gli altri. Solo la sconfitta della linea Marchionne, in tutte le sue articolazioni, può portare a un reale cambiamento delle posizioni del padronato. Altrimenti arretreremo tutti, chi più chi meno, a seconda dei punti di partenza.

P.S.: "Primo Piano" va in vacanza, fino ai primi di settembre...

www.rete28aprile.it

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