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14.10.2010 - Marchionne & Company: dopo il 16 pensateci meglio

(14 Ottobre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.rete28aprile.it

Giovedì 14 Ottobre 2010 11:16
di Giuliano Garavini
Una nota casa automobilistica giapponese metterà fra un anno in produzione una macchina dal motore ibrido (cioè un motore che funziona insieme a benzina ed elettricità) che in città può essere utilizzata anche solo grazie alla propulsione elettrica. Infatti la sua batteria può essere ricaricata in 100 minuti attaccandola a qualsiasi normale presa e garantirà un’autonomia di 20 chilometri; più della distanza percorsa dall’automobilista medio in città. La stessa casa automobilistica giapponese già oggi produce il veicolo “ibrido” più diffuso nel mondo ed entro il 2020 fornirà tutta la gamma dei suoi autoveicoli in versione ibrida.
Questa è la portata della sfida tecnologica e creativa nel campo del settore automobilistico.
Il 28 agosto il manager Fiat Sergio Marchionne, intervenuto al Meeting di Comunione e Liberazione, ha disvelato la filosofia del progetto “Fabbrica Italia” che dovrebbe dare futuro all’industria italiana dell’auto ed ai suoi lavoratori. (...)

In un discorso infarcito di riferimenti da studente distratto ad Hegel e Machiavelli ha fatto capire che tutto il nodo da sciogliere è rappresentato da lavoratori perditempo che devono rinunciare a diritti conquistati dopo la vittoria sul fascismo, da un consistente aumento dei ritmi di lavoro e dalla rinuncia ad ogni solidarietà come classe così come incarnata nei contratti collettivi nazionali. Parte del sindacato gli ha fatto eco poco tempo dopo, così come la Cisl di Bonanni, gridando in piazza del Popolo a Roma: “dieci, cento, mille, Pomigliano”. Povera piazza, povero Popolo.
Alle condizioni di cui sopra la Fiat metterebbe a disposizione 20 miliardi di euro di investimenti che non si capisce bene da dove provengano. Non una parola su quali siano i rivoluzionari progetti nella meccanica delle auto, sul perché i consumatori dovrebbero comprare 6 milioni di macchine Fiat piuttosto che quelle della nota casa giapponese. Non una parola sul come superare la tendenza Fiat a riprodurre buone idee avute già in passato senza generarne alcuna di nuova. Il perché di questa reticenza sulla strategia industriale è presto detta: questa classe di industriali, i Tronchetti Provera che gestiscono le nostre comunicazioni, i Colaninno che dovrebbero gestire Alitalia e i Marchionne che si concedono al miglior offerente in giro per il mondo, sono dei finanzieri senza alcune competenza tecnologica e senza creatività. Sono parte del problema della finanziarizzazione dell’economia che ci ha condotto alla crisi e non della soluzione.
E a dimostrazione delle inclinazioni all’alchimia finanziaria di personaggi con la formazione di Marchionne, la Fiat ha appena annunciato, per accompagnare “Fabbrica Italia”, lo scorporo (spin-off) tra auto, Fiat Auto, e la parte camion e macchine agricole, Fiat Industrial. La Stampa (22/07/2010) definisce così lo spin-off: “classicamente è un modo per remunerare gli azionisti di società quotate in borsa”. Una trovata che come effetto praticamente certo avrà quello della vendita dei camion Iveco in Fiat Indusstrial a qualche grande industria tedesca, facendo così incamerare lauti profitti agli azionisti Fiat senza generare risorse da investire nel futuro dell’azienda.
E’ qui che risiede tutto il senso della manifestazione del 16 ottobre della Fiom. Non solo un modo per difendere una tradizione del movimento dei lavoratori che è quella di battersi per la difesa del benessere dei lavoratori e non di fare da cani da guardia delle imprese come ipotizzato nel “patto sociale” nel modello Cisl-Confindustria-Governo. E’ anche per dire: pensateci meglio. Pensate a costruire macchine che durino più a lungo, che consumino meno energia, che siano belle e sicure. Pensate alle cose serie, ricordatevi magari che c’erano stati imprenditori come Adriano Olivetta che pensavano ai prodotti, e smettete invece di elucubrare sul modo in cui sottrarre dignità e soldi dalle tasche dei vostri dipendenti che sono oltre venti anni che lavorano per arricchire chi percepisce rendite e profitti.

Giuliano Garavini

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