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La grande sete del medio oriente

Dal 2015 gli arabi dovranno sopravvivere con meno di 500 metri cubi d'acqua all'anno. Nel frattempo Israele controlla la maggior parte dell'acqua dei palestinesi sotto occupazione.

(5 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

La grande sete del medio oriente

foto: www.nena-news.com

Questo articolo e' stato pubblicato oggi, venerdi' 5 novembre, da Il Manifesto.

di Georgia Fletcher -


Il mondo arabo, che coincide con una delle regioni più secche del pianeta, dovrà presto fare i conti con una situazione di scarsità acuta: nel 2015 gli arabi dovranno sopravvivere con meno di 500 metricubi d'acqua all'anno, ovvero meno di un decimo della media mondiale di 6.000 metri cubi annui procapite. La previsine è contenuta nel rapporto diffuso ieri dal «Forum arabo per l'ambiente e lo sviluppo», Afed nell'acronimo in inglese, associazione che riunisce accademici e organizzazioni ambientaliste non governative e no-profit di tutto il mondo arabo (dove nulla è mai del tutto non governativo: si penso che la conferenza annuale del Afed, cominciata ieri a Beirut in Libano sotto il patronato del primo ministro Saad Hariri, vede la partecipazione di oltre 500 delegati da 52 paesi tra cui una trentina di ministri). Sta di fatto che il rapporto di questo Forum richiama l'attenzione su un problema drammatico.
La disponibilità d'acqua procapite nell'insieme del mondo arabo è crollata a un quarto di quella che era nel 1960, dice, e la crescita della popolazione non farà che aggravare il problema: secondo le proiezioni dell'Onu la popolazione combinata dei paesi arabi, che oggi sfiora i 360 milioni, arriverà a quasi 600 milioni a metà secolo, nel 2050. La scarsità d'acqua non va però ricondotta solo alla demografia. Anche l'uso delle risorse idriche esistenti è in causa. E anche il cambiamento globale del clima: da qui alla fine del secolo la regione potrebbe registrare un calo del 25% delle precipitazioni e un aumento del tasso di evaporazione pure del 25%, secondo i modelli citati nel rapporto. Questo minaccia ovviamente l'agricoltura, con raccolti che potrebbero declinare intorno al 20%. Stiamo parlando di una regione già per natura arida: il mondo arabo, con il 5% della popolazione mondiale, dispone dell'1% dell'acqua dolce rinnovabile (tanto che molti paesi, soprattutto del golfo, già dipendono pesantemente dall'uso di acqua desalinizzata). Certo, pare assurdo che questa costosissima acqua sia poi usata per mantenere campi da golf nel deserto... Il problema dell'uso delle risorse idriche è cruciale.
«Senza cambiamenti fondamentali nelle politiche e nelle pratiche la situazione peggiorerà, con conseguenze drastiche sul piano sociale, politico ed economico», dice il rapporto. Che richiama l'attenzione: oggi 13 paesi arabi sono tra i 19 che più scarseggiano d'acqua al mondo, e in otto paesi arabi gli abitanti già si arrangiano con meno di 200 metricubi annui. Le condizioni variano, ma tra cinque anni solo l'Iraq e il Sudan passeranno il «test della scarsità d'acqua», la soglia convenzionalmente fissata a 1.000 metricubi annui procapite - e questo se i fiumi che scorrono in questi due paesi, rispettivamente dalla Turchia e dall'Etiopia, mantengano i livelli attuali. E' ovvio che in situazione di scarsità diventano tanto più delicati gli accordi bi- o multilaterali di condivisione tra stati rivieraschi. Nel complesso, l'agricoltura consuma l'85% dell'acqua usata oggi nell'insieme dei paesi arabi, contro una media mondiale del 70%, e l'efficenza dei sistemi di irrigazione è stimala al 30%, contro la media mondiale del 45%. Le falde sotterranee sono soviasfruttate, quindi si abbassano (ovvero: bisogna scavare pozzi sempre più profondi per pompare dell'acqua); aumentano i fenomeni di inquinamento e dell'intruzione di acqua salmastra nelle falde nelle zone costiere.

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