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Corte marziale per gli attivisti sahrawi

Il bilancio degli scontri nella regione occupata dal Marocco resta controverso: secondo Rabat, sarebbero morti dieci elementi delle forze di sicurezza marocchine e due civili sahrawi, per il Fronte Polisario i morti civili sarebbero 21, oltre a 723 feriti e 159 «dispersi».

(17 Novembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Corte marziale per gli attivisti sahrawi

foto: www.nena-news.com

DI STEFANO LIBERTI *


Roma, 17 novembre 2010, Nena News - Quattro attivisti mandati di fronte al tribunale militare. Settanta altri sahrawi detenuti nel famigerato «carcere nero» di Al Aaiun. Alcune decine ancora dispersi, secondo le associazioni sahrawi. La situazione resta estremamente tesa nella capitale amministrativa del Sahara Occidentale, dopo l'intervento militare di lunedì 8 novembre che ha portato alla distruzione del campo di Gdeim Izik e i successivi scontri in città. Il bilancio di quei giorni di vera e propria guerra nella regione occupata dal Marocco resta controverso: secondo Rabat, sarebbero morti dieci elementi delle forze di sicurezza marocchine e due civili sahrawi, secondo il Fronte Polisario (che rappresenta i sahrawi) i morti civili sarebbero 21, oltre a 723 feriti e 159 «dispersi».

Quel che è certo è che, deferendo di fronte al tribunale militare i quattro attivisti, il Marocco ha deciso di usare la mano dura contro le persone che ritiene responsabili dell'organizzazione del campo di protesta. Tra i quattro ci sono Mohamed Burial e Naama Asfari, due militanti molto attivi nella gestione della tendopoli di Gdeim Izik, accusati di «costituzione di banda criminale per perpetrare atti criminali contro persone, partecipazione in sequestri e torture». Intervistati da questo giornale all'interno del campo nella settimana precedente la sua distruzione forzata da parte dei marocchini, mostravano entrambi grande senso di moderazione. «Le nostre richieste sono di carattere socio-economico. Vogliamo che i nostri diritti all'alloggio, allo studio e al lavoro siano garantiti», ci aveva detto Burial, che era uno dei nove membri del comitato dei negoziatori del campo. «Siamo pronti a trattare, ma prima il Marocco deve togliere l'assedio al campo». Rabat ha invece deciso di prendere un'altra strada: l'annientamento totale della protesta con la forza, sotto il pretesto che il controllo della tendopoli era stato preso da elementi separatisti che - nella versione ripetuta da diversi membri del governo - «hanno preso in ostaggio parte della popolazione impedendo loro di uscire all'esterno».

Una manifestazione in sostegno del popolo Sahrawi

Se la scelta di mandare i quattro di fronte al tribunale militare è un salto di qualità nella repressione, resta da vedere se la corte deciderà di procedere contro gli imputati. Nell'ottobre 2009, sette attivisti pro-indipendenza furono arrestati a Casablanca di ritorno dai campi sahrawi di Tindouf in Algeria, accusati di «attentato contro lo stato» e deferiti anch'essi a una Corte militare, la quale però si è detta incompetente in materia. Il processo ai sette è stato poi trasferito al tribunale civile di Casablanca, dove è tuttora in corso (la prossima udienza è prevista per il 17 dicembre).

Nel frattempo in Spagna la situazione nel Sahara Occidentale sta esplodendo come un pacco bomba tra le mani del governo socialista di José Luis Rodriguez Zapatero. Con una dichiarazione infelice, il capo del governo di Madrid ha detto qualche giorno fa che l'esecutivo «dà la priorità agli interessi della Spagna» e che «il Marocco è un nostro partner privilegiato», giustificando così il sostanziale silenzio sulla repressione attuata dai marocchini ad Al Aaiun e sull'espulsione dal territorio del Sahara Occidentale di diversi cittadini spagnoli, tra cui alcuni giornalisti e l'eurodeputato di Izquierda Unida Willy Meyer. Una dichiarazione fortemente criticata dal segretario del Partido Popular e capo dell'opposizione Mariano Rajoy. «Zapatero ha abdicato alle proprie responsabilità. Difendere i diritti umani vuol dire difendere gli interessi della Spagna», ha detto Rajoy.

Intanto, il blocco informativo rende molto difficile verificare le informazioni che filtrano con il contagocce dal Sahara Occidentale. Con pochissime eccezioni, la regione è preclusa alla stampa. Venerdì è stato impedito anche al noto giornalista marocchino Ali Lmrabet di imbarcarsi su un volo per Al Aaiun. Il Marocco restringe la libertà di movimento persino dei propri cittadini su quello che ritiene una parte del proprio territorio. Nena News

* articolo originale al link seguente:

http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2010/mese/11/articolo/3689/

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Nena News

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