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Giorno della memoria

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(27 Gennaio 2012) Enzo Apicella

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Pizzarotti spa, quando la tecnologia fa affari con l’occupazione

(26 Novembre 2010)

Pizzarotti

C’è voglia di comfort e ipertecnologia nella società per soli ebrei che Israele agogna e crea. Si punta a fornire ai cittadini di quel mondo a parte strutture esclusive che agevolino la vita differenziata che viene proposta. Così un progetto di treno ad alta velocità mira a portare rapidamente gli abitanti ebrei della capitale Tel Aviv nella Gerusalemme che l’occupazione del 1967 pretende di rendere capitale. Una situazione simile alle Tav o Tgv del capitalismo avanzato che ovunque riscontrano consensi per il servizio e opposizione e dubbi per costi e impatto ambientale. Ma questo caso ha una particolarità in più. Il tracciato ferroviario dei lavori è stato portato fuori dai confini di Israele e attraverserà per sei chilometri la Cisgiordania. Ne isolerà tre villaggi, impedirà agli abitanti di fruire di spazio territoriale e agricolo, creerà di fatto l’ennesimo lembo di annessione illecita. Per tali motivi la comunità palestinese di Beit Surik e alcune Ong anche israeliane contrarie a occupazioni palesi e subdole stanno pubblicizzando la vicenda. Recentemente la docente e attivista Dalit Baum (marchiata dalla lobby ebraica d’America per i suoi gusti sessuali), a nome di Coalition of women for peace ha denunciato molti degli aspetti ambigui della questione contrari alle convenzioni internazionali.

Afferma Baum “L’occupazione militare dell’Idf è regolata dalla quarta convenzione di Ginevra e dal regolamento di Le Hague secondo i quali la forza occupante può utilizzare i territori occupati esclusivamente per motivi di sicurezza o militari oppure a vantaggio della popolazione occupata. La linea ferroviaria è invece solo a vantaggio degli israeliani, i palestinesi non avranno accesso al treno quindi il progetto non ha alcuna giustificazione per transitare sui Territori Occupati”. Il piano dei lavori, iniziato con alcuni carotaggi del terreno nel 2005 sta entrando nella fase viva con lo scavo di tunnel per i quali erano state incaricate due aziende, una russa e una austriaca. Quest’ultima, la Voestalpine, si è ritirata ed è stata sostituita dall’italiana Pizzarotti spa di Parma, azienda con un secolo d’attività che dall’originaria edilizia estende oggi le sue competenze nei settori energetico, acqua, infrastrutture e gestioni. Abbiamo provato a rivolgere al presidente, il cavaliere del lavoro Paolo Pizzarotti, che sul sito aziendale elogia il suo personalissimo stile, alcune domande. Ci siamo rivolti alla sua sede romana (l’altra è in Emilia) chiedendo come l’impresa fosse stata coinvolta nel progetto di quella ferrovia superveloce. Volevamo raccontare ai lettori quali fossero i lavori affidati e da chi, pensavamo di ascoltare se a Parma erano stati messi al corrente che sei chilometri di tracciato - di cui buona parte nelle gallerie ricavate dall’opera delle due aziende coinvolte - invadono la Cisgiordania.

Ci sarebbe piaciuto conoscere se tutto ciò in qualche modo turbava l’azienda. Avremmo domandato di commentare le dichiarazioni della Comunità palestinese e quella di Dalit Baum che abbiamo trascritto. Avremmo anche richiesto se la Pizzarotti Spa sapeva d’aver sostituito la compagnìa austriaca Voestalpine che in prima battuta avrebbe dovuto eseguire i lavori e poi ha abbandonato. La gentile segretaria di Pizzarotti Spa prendeva nota dicendoci che avrebbe riferito a uno dei responsabili, il geometra Maurizio Fratoni che dall’organigramma societario risulta consigliere del CdA. Sicuri del fatto che un uomo che conta avrebbe confortato i nostri quesiti, abbiamo atteso. Ventiquattr’ore di sourplace e puntuale il trillo della segretaria ci annunciava l’indisponibilità della ditta a fornire qualsiasi risposta perché socio di minoranza del pool di aziende impegnate nei cantieri. Non riuscendo a sapere chi in quel pool ha la maggioranza insistevamo perché la Pizzarotti rispondesse almeno per se stessa. Cortese ma ferrea la segretaria ribadiva che da Parma non volevano rilasciare alcuna dichiarazione sull’argomento. Vi aggiorneremo sull’evoluzione della protesta dai Territori Occupati.

25 novembre 2010

Nota della Pizzarotti & C. S.p.A.

Gentile Enrico Campofreda,

la contattiamo per sottoporle alcune precisazioni riguardanti un articolo apparso online.
Nel pezzo in questione si evidenzierebbe da parte della Pizzarotti & C. S.p.A. la mancanza di risposte alle domande in merito al progetto della ferrovia Tel Aviv - Gerusalemme. Ci teniamo a sottolineare che il comportamento in questione non è frutto di una reticenza a fornire dettagli, quanto la conferma del fatto che la Pizzarotti svolge nell’ambito del progetto un ruolo assolutamente secondario. Essendo stati però chiamati in causa, tra l’altro in maniera solitaria, da alcune affermazioni del giornalista autore dell’articolo, ci teniamo a precisare quanto segue:

“Con la presente nota si comunica che l'Impresa Pizzarotti & C. S.p.A. non ha svolto, ne svolge tuttora, alcun ruolo decisionale in merito alla pianificazione e alla progettazione della linea ferroviaria che collegherà Tel Aviv con la città di Gerusalemme. Ruolo questo che, come ovvio, spetta all'autorità per la pianificazione, costruzione e gestione dei trasporti ferroviari nel territorio nazionale. La nostra Impresa è impegnata, come mandante in un raggruppamento temporaneo di imprese, contrattate per la sola esecuzione di un tratto, esclusivamente in galleria, pertanto con un impatto ambientale pressoché nullo, della linea in questione. Inoltre, il nostro lotto
con mandataria un’impresa locale non passa per il territorio palestinese. Si precisa e si ribadisce pertanto che l'Impresa Pizzarotti & C. S.p.A. non è stata mai coinvolta in nessuna decisione riguardante la scelta dei criteri alla base della progettazione esecutiva.”



Roma, 27 novembre 2010

Ufficio Stampa
Impresa Pizzarotti & C. c/o Extra Comunicazione
Tel. 06.45427860

Risposta dell'autore

Gentile Ufficio Stampa, sarei stato felice di interloquire con voi o con chiunque fossi stato messo in contatto da parte della Pizzarotti spa. La cortese segretaria Elena Bitocchi mi aveva in un primo momento promesso un colloquio col geometra Fratoni, poi questo contatto non c'è stato. Il giorno seguente con una telefonata la signora mi ha riferito ciò che ho trascritto nell'articolo. Quello che ora precisate nella nota cortesemente allegata poteva diventare una risposta a una delle domande di chiarimento.

Io però non mettevo assolutamente in dubbio, né tanto meno affermavo, che il tracciato della ferrovia Tel Aviv-Gerusalemme fosse un progetto stilato da altri se non dagli stessi ministeri israeliani. Chi conosce le vicende di quel Paese sa come ogni decisione di Israele è autonoma e autoreferenziale. Nel pezzo si parla dell'esecuzione del progetto che entra nella fase operativa, come voi stessi confermate. Su di essa, a mio avviso, resta una divergenza interpretativa riguardo all'impegno del pool di ditte, di cui anche la Pizzarotti spa fa parte, in un'iniziativa che comunque invade il territorio palestinese. Al di là di chi scavi i tunnel nel tratto cisgiordano, le comunità locali e le chiarissime affermazioni di Dalit Baum denunciano la violazione di quei diritti internazionali già umiliati da quarantatre anni di occupazione militare da parte dell'Idf.

Per questo volevo chiedere all'impresa italiana se la vicenda del particolare lavoro che la coivolge le creasse imbarazzo. Colgo l'occasione della vostra rapida precisazione per rilanciarvi la disponibilità a dare voce alla Pizzarotti spa rispondendo ad alcune mie domande.

Resto in attesa e cordialmente vi saluto.

Enrico Campofreda

Enrico Campofreda

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