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(16 Dicembre 2010) Enzo Apicella
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(Lotte operaie nella crisi)

L'autunno caldo del 2010

Due mesi di scioperi e di manifestazioni e una nuova coscienza di classe

(5 Dicembre 2010)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

Questi ultimi anni avevamo visto molte lotte : contro i licenziamenti, le soppressioni di posti di lavoro, le ristrutturazioni, ma anche sulle condizioni di lavoro e i salari. Ma tutte erano rimaste isolate le une dalle altre, e, per questo, non troppo pericolose e perfettamente « gestibili » dal padronato e dal governo.

E’ la grande novità del movimento di questo autunno. Ha toccato prima o dopo tutte le categorie che compongono il mondo del lavoro, attirando per la prima volta da anni contingenti significativi venuti dalle imprese private. Nel corso di due mesi, le più piccole città del paese, come le altre, hanno visto manifestazioni eccezionali, con famiglie intere che scendevano in piazza per la prima volta. Certamente, l’onda montante è rifluita, per adesso.

Questo movimento, diretto dall’inizio alla fine dalle confederazioni, innanzitutto dalla CGT – che ha aperto le cateratte per riguadagnare la credibilità tra i lavoratori , ma anche per negoziare la sua posizione di “partner sociale” presso il governo e il padronato – ha avuto molti limiti. Le confederazioni non sono state scavalcate.
Il movimento è rifluito tranquillamente, se si può dire, ma senza reale frustrazione né amarezza. Al contrario, con un morale ritrovato, una nuova coscienza di classe. Come se si fosse trattato di una prova, di un allenamento indispensabile per le prossime scadenze della lotta sociale.

E in fin dei conti, chi ha vinto? Il governo, che malgrado tutto è riuscito a imporre integralmente la sua riforma? Paradossalmente, proprio questo governo « vincitore » tiene un profilo basso ... rendendo omaggio al senso di responsabilità dei sindacati ! Quanto ai lavoratori « vinti », sono contenti di quello che hanno fatto, e, se alcuni si sentono frustrati, ciò si traduce piuttosto in una ripresa di combattività e di coscienza politica. Stavolta, senza una fiducia eccessiva verso le direzioni sindacali.

Questa situazione mostra, se ce n’era bisogno, che ciò che si è messo in gioco in questi ultimi mesi va oltre la sola questione delle pensioni e può tradursi, domani, in una modificazione dei rapporti di forza.

Dopo anni in cui quelli che si battevano lo facevano in modo isolato, con le spalle al muro, senza che il loro movimento fosse neppure conosciuto – a meno che non si forzassero i giornali a parlarne, minacciando di far saltare tutto –, ognuno ha potuto convincersi che la lotta generale è possibile, convincersi che i lavoratori sono una forza collettiva senza la quale non si può far niente.

Anche solo questa fiducia ritrovata è già una vittoria morale e politica per i lavoratori, ma a condizione che le cose non restino ferme e le si possa concretizzare in vittorie effettive.

Questo non fa parte della strategia delle direzioni sindacali, ma per fare ciò, i militanti rivoluzionari non saranno necessariamente soli.

Con differenze secondo i settori, una politica di estensione dello sciopero è stata tentata. Certamente, partendo da minoranze attive, ma che potrebbero seriamente fare scuola in un prossimo futuro.

Se, globalmente, le assemblee generali, interprofessionali o no, hanno avuto solo poco successo in un movimento in cui i lavoratori attendevano le consegne nazionali, si sono visti insegnanti, postali, territoriali, lavoratori d’imprese private, senza dimenticare i liceali, calorosamente accolti alle assemblee generali dei ferrovieri, dove l’accoglimento era stato glaciale in altre circostanze, nel 2003, per esempio. Per non parlare degli scioperanti delle raffinerie. Qualcosa è cambiato in profondità nella classe operaia, ma non basta, al momento, a modificare il rapporto di forza, ma, se appena sorgono conflitti a una scadenza sufficientemente breve perché le esperienze di questo movimento non siano dimenticate, questo può accadere molto rapidamente.

Si sono allacciati legami, si sono fatte verifiche, che sono punti di forza per le lotte di domani. E, con lo sviluppo della crisi, si tratta veramente di domani.

28 novembre 2010

Convergences Révolutionnaires

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