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Egitto: cristiani e musulmani a ritmo solidale

Al concerto contro la strage di Capodanno anche un messaggio di Mohammed el Baradei critico del governo che non vuole affrontare in modo deciso la questione del settarismo.

(12 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Egitto: cristiani e musulmani a ritmo solidale

foto: www.nena-news.com

DI AZZURRA MERINGOLO

Il Cairo, 11 gennaio 2011, Nena News - Ragazzi giovani al fianco di professionisti in giacca e cravatta. Cristiani che tengono in mano un piccolo rosario al fianco di ragazze velate. Un pubblico contenuto, ma enormemente variegato quello che ha assistito ieri sera a Microphone for Alexandria il concerto organizzato per mostrare solidarietà non solo alle vittime dell’attacco della notte di Capodanno alla chiesa dei Santi di Alessandria di Egitto, ma a tutti gli otto milioni di egiziani cristiani, il dieci per cento del totale della popolazione, che a causa della loro fede religiosa vengono sempre più emarginati e discriminati. Un concerto contro il terrorismo, si legge sul cartellone appeso fuori dal centro culturale del quartiere cairota di Zamalek, dove si è svolto l’evento lunedì sera. Nessuno specifica di quale terrorismo si tratta, se quello di Al Qaeda, come continua a sostenere il regime che addossa la responsabilità dell’attentato esclusivamente a mani straniere, o quello frutto dell’intolleranza e del crescente settarismo che affetta una piccola frangia della popolazione egiziana.

“Il governo continua a negarlo, ma il problema del settarismo si fa sentire ogni giorno di più – confessa Mariam – A volte siamo vittime di assurde discriminazioni solo perché crediamo in un Dio che non si chiama con lo stesso nome di quello dei nostri fratelli musulmani.” “Facciamo fatica a trovare lavoro e i pochi fortunati che ce la fanno sanno bene che difficilmente faranno carriera” si lamenta Bashir.

Molti accennano qualche mossa di ballo, alcuni invece ascoltano in un angolo, non curandosi di chi si esibisce. “Sono qui per mostrare ai miei fratelli copti che noi musulmani vogliamo convivere pacificamente con loro - spiega Mohammed. Condividiamo da secoli la stessa terra, calpestiamo le stesse strade e da trent’anni subiamo le umiliazioni dello stesso regime. E’ ora che facciamo fronte comune, che ci prendiamo per mano e conduciamo la stessa battaglia per la democrazia, l’unica che ci può rendere tutti liberi.” Questo anche il messaggio che ha lanciato con la sua presenza Georges Ishak, cristiano fondatore di Kifaya, il movimento che avendone letteralmente abbastanza del regime nel 2005 prese le strade della capitale per opporsi al governo in carica e alla possibilità che il presidente Hosni Mubarak tramandasse il potere a suo figlio Gamal.

Il pubblico è stato poi raggiunto dal messaggio di Mohammed el Baradei, ex segretario dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica e possibile sfidante dell’eterno faraone alle prossime elezioni presidenziali, che da giorni critica il governo non solo per la sua incapacità di garantire sicurezza ai suoi cittadini, ma anche per non voler affrontare in modo deciso la questione del settarismo. “Non dovremmo nascondere le nostre teste nella sabbia come gli struzzi –aveva detto qualche giorno fa El Baradei- Al contrario, dobbiamo risolvere i nostri problemi.”

Per dimostrare la loro piena vicinanza alle famiglie delle vittime, gli stessi artisti si sarebbero dovuti esibire già domenica sera ad Alessandria, ma questo evento era stato cancellato poche ore prima del suo inizio per motivi di sicurezza. Il timore era che si creasse un clima fertile per una nuova strage. Mentre battevano la ritirata, nella serata di domenica, non erano stati pochi gli organizzatori e gli artisti che avevano criticato la decisione presa dalle forze di polizia. “Son molto rattristato” ha detto Abdel Kadir, uno degli organizzatori dell’evento, al quotidiano liberale Al Misry al Yaoum. Esibirsi ad Alessandria “sarebbe stato un modo per esprimere la massima solidarietà ai nostri fratelli e mostrare l’unità nazionale- ha aggiunto Kadir. Avremmo raccolto una buona somma di denaro da destinare a quanti sono rimasti feriti nell’attentato.”

Anche se molti degli artisti sono ormai abituati a show cancellati all’ultimo momento, non pochi pensavano che questa volta sarebbe stato diverso perché il messaggio che volevano trasmettere non era di sfida, ma pacifico e solidale. “Già altre volte mi erano saltati concerti improvvisamente e ormai non mi meraviglio troppo quando accade, ma questa volta l’effetto è stato ancora più deludente perché lo spettacolo che stava per essere presentato non era un semplice concerto, ma doveva trasmettere un messaggio profondo che numerose persone volevano lanciare al paese” ha detto Badr Dahi, membro di Y and Crew, uno dei gruppi hip hop, che si doveva esibire sul palcoscenico alessandrino.

Arrivati al Cairo c’era chi, fino alla fine, temeva che anche questa sera nessuna luce avrebbe illuminato il palcoscenico. Eppure qui è filato tutto liscio. Il clima era calmo e rilassato, i volti sorridenti, i toni pacati e la gente in fila era felice di devolvere la somma del biglietto di entrata alle famiglie delle vittime dell’attentato della notte di Capodanno. La musica suonata lunedì sera sulla Corniche del Nilo non ha avuto la pretesa di risolvere dall’oggi al domani problemi enormi radicati nella società che anche le autorità competenti, non sapendo come affrontarli, preferiscono ignorare. Gli artisti sul palco hanno cercato di fare unire la gente. “Stiamo cercando di fare qualcosa di umano, di inviare un messaggio positivo e di far incontrare le persone” ha detto il bassista dei Puzzle. E quel pubblico, cullato da ritmi giovani e locali, sembrava quasi mostrare che, nonostante gli ultimi terribili episodi, non tutto è perduto e la convivenza interreligiosa è più realizzabile di quanto si possa credere.

Nena News

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