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Egitto: il regime non combatte il settarismo

Il deterioramento delle relazioni tra cristiani e musulmani è parte di un problema più grande. Mubarak sembra non sapere, o forse non volere, trovare soluzioni alle questioni più critiche che attanagliano il paese.

(13 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Egitto: il regime non combatte il settarismo

Il papa copto Shenouda III e lo scomparso imam di al Azhar Mohammed Tantawi - www.nena-news.com

DI AZZURRA MERINGOLO

Il Cairo, 13 gennaio 2011, Nena News - Blindate dalle forze di polizia le celebrazioni del Natale copto si erano svolte tranquillamente. Il rischio di nuovi attentati sembrava scampato e la tensione nelle strade del Cairo stava diminuendo ogni giorno di più. Passata la data critica, molti pensavano che per un po’ di tempo i cristiani sarebbero stati al sicuro, ma la notizia della sparatoria che ha avuto luogo martedì pomeriggio su un treno alla stazione di Salamut, nella regione di Minya, 260 chilometri a sud del Cairo, ha rimesso in discussione la questione facendo tornare la paura.

A perdere la vita è stato Fathi Mossad Eid Ghattas, residente di Zeitoun, uno dei distretti cairoti a maggior concentrazione cristiana. Insieme a lui altre cinque persone, tutti cristiani copti, sono rimaste ferite.

A sparare sui passeggeri alle 17.35 del pomeriggio è stato un uomo solo, Amer Abu Ashour, più tardi fermato dalle forze dell’ordine che l’hanno identificato come un ufficiale della polizia. Secondo alcuni testimoni oculari, prima di colpire l’assassino si sarebbe accertato di centrare il suo mirino esclusivamente su copti, facilmente riconoscibili dalla croce verde cha hanno spesso tatuata sul polso. “Questo lunatico è salito sul vagone per cercare dei cristiani – dice all’Egyptian Gazette Morcos, il vescovo della chiesa copta di Samalut. Vedendo un gruppo di donne svelate le ha prese per cristiane e ha iniziato a sparare su di loro urlando Allah Akbar- Allah è grande- ”.

Il primo a smentire questa versione è stato ieri mattina Ahmed Diia Eddin, il governatore di Minya, che ha negato che dietro la sparatoria si nascondano ragioni settarie. “Non penso ci sia stata una vera motivazione dietro il gesto che ha spinto l’uomo a sparare a caso sui passeggeri” ha detto il governatore.

Anche se queste dichiarazioni sembrano esclusivamente allinearsi alla posizione già presa dieci giorni fa dal regime egiziano che, dopo la strage di Alessandria, ha negato che dietro l’attentato ci fossero ragioni di natura settaria, non sono pochi, anche tra quanti avevano ritenuto in parte responsabile il governo degli eventi della notte di Capodanno, quelli che dicono che dietro quanto accaduto sul treno diretto dal Cairo ad Assuan non si nascondano motivazioni religiose.

La regione di Minya, Salamut in particolare, accoglie una numerosa comunità cristiana, la seconda in ordine di grandezza a livello nazionale, e non c’è incidente stradale nel quale non rimanga ferito un cristiano. In aggiunta, l’alto Egitto è una regione particolare dove una sparatoria può essere causata da diverse ragioni. Può essere anche un gesto di vendetta o un modo nel quale risolvere una faida familiare. Non sorprende quindi quanto detto da al Jazeera che ha parlato di una vendetta tra famiglie, ipotesi sostenuta anche da alcuni bloggers della regione. Altra ipotesi è quella lanciata dal sito Yaoum 7 dove si afferma che l’autore della sparatoria sia affetto da problemi psichici. Lo stesso si legge sulla pagina Facebook di uno dei testimoni che descrive che l’assassino avrebbe sparato a caso sui passeggeri. Nella mattinata di ieri le stesse forze di polizia hanno riferito al quotidiano Al Misry al Yaoum che giá tre anni fa era stato ritirato il permesso al poliziotto in questione di portare armi da fuoco.

Se quindi è tutt’altro che certo che dietro la sparatoria ci siano motivazioni religiose, quanto accaduto per le strade dopo questo episodio ha mostrato per l’ennesima volta che la tensione tra copti e forze dell’ordine resta comunque elevata. Le vittime sono state trasferite all’ospedale del Buon pastore e non in quello generale della città di Samalut. Questo è stato uno dei motivi che ha causato violenti scontri tra familiari dei cristiani feriti e forze dell’ordine. I mezzi di informazione ufficiale dicono che sono stati i copti ad attaccare con pietre la polizia, ma alcuni video on line mostrano l’esatto contrario. Quello che è certo è che per sedare quanto stava accadendo, la polizia è ricorsa, come ormai di consueto, alle armi, lanciando anche alcuni lacrimogeni che hanno in parte calmato la situazione.

Quanto sta accadendo in Egitto non fa altro che mostrare che il crescente deterioramento della relazione tra cristiani e musulmani altro non è che una piccola parte di un problema più grande. Dopo trent’anni al governo, il presidente egiziano Hosni Mubarak sembra non sapere, o forse non volere, trovare soluzioni alle questioni più critiche che attanagliano il paese. Questo è visibile non solo nella gestione del problema del settarismo, la cui esistenza è continuamente negata dal regime, ma anche in numerosi altri campi. Il governo non solo è incapace di rispondere alle diverse istanze dei gruppi che si sentono, per diversi motivi, emarginati, ma non riesce neanche a garantire la sicurezza e la salute dei suoi cittadini.

Più di dodici mila persone all’anno sono vittime di incidenti sui mezzi di trasporto locale e l’Egitto è stato il paese che ha registrato il maggior numero di persone colpite da epatite C e dall’influenza aviaria. Anche la classifica degli stati falliti poi non riserva all’Egitto una buona posizione. L’incapacità del regime di migliorare lo stile di vita dei suoi cittadini, di implementare la legge e di affrontare in modo serio i problemi razziali, religiosi e sociali che colpiscono la società sono tutti aspetti che minacciano ogni giorno di più l’equilibrio interno del paese che rischia sempre di sfuggire dalle salde mani dei pochi che fino ad ora lo hanno tenuto in pugno Nena News

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Nena News

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