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Libano: lo spettro della guerra civile

E' cominciata una grave crisi politica dopo il fallimento, provocato anche da Usa e Francia, dell’iniziativa siro-saudita per un compromesso sulle incriminazioni del Tsl per l’attentato a Rafiq Hariri che chiamano in causa membri di Hezbollah.

(13 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Libano: lo spettro della guerra civile

Hillary Clinton e il premier libanese Saad Harir - www.nena-news.com

DI MARIO CORRENTI

Roma, 13 gennaio 2011, Nena News - Il capo di stato libanese Michel Suleiman avrà colloqui oggi con lo speaker del Parlamento Nabih Berri all'indomani della caduta del governo guidato dal leader sunnita Saad Hariri (sostenuto dagli Usa), causata dalle dimissioni di dieci ministri dell'opposizione, guidata da Hezbollah, e di un ministro di quelli scelti dal presidente. Tuttavia l’attesa vera è per il rientro nel Paese dei Cedri del primo ministro che oggi incontrerà a Parigi il presidente Nicolas Sarkozy. L'«8 Marzo», il blocco dell'opposizione, ha già fatto sapere che non accetterà la formazione di un secondo esecutivo di unità nazionale guidato da Hariri. Quest'ultimo, hanno detto, «è divenuto parte del problema».

Il premier infatti non ha accettato, pare anche su forte pressione di Stati Uniti e Francia, la soluzione di compromesso alla quale hanno lavorato negli ultimi mesi Damasco e Riyadh sul Tribunale speciale (Tsl, presieduto dal giudice italiano Antonio Cassese) che indaga sull’assassinio di Rafiq Hariri (padre del primo ministro) nel febbraio 2005 e che si preparerebbe, secondo indiscrezioni, ad incriminare alcuni membri di Hezbollah che sarebbero coinvolti nell’attentato di sei anni fa.

Da parte sua il movimento sciita ha sempre negato con fermezza di aver preso parte all’uccisione di Hariri. Il suo leader, Hassan Nasrallah, ha definito il Tsl un «progetto israelo-americano» che punta a colpire la resistenza libanese. La scorsa estate, davanti alle telecamere della tv al Manar, Nasrallah chiamò in causa Israele, spiegando (con l’aiuto di filmati «rubati» elettronicamente ai droni israeliani) che l’aviazione dello Stato ebraico teneva d’occhio i movimenti di Rafiq Hariri nelle settimane precedenti all’attentato.

L'obiettivo immediato di Hezbollah e delle altre forze di opposizione è quello di fare pressione su Saad Hariri e sulla maggioranza (appoggiata da Usa e Arabia Saudita) sino a quando il primo ministro non accetterà di accantonare il procedimento in corso al Tsl. Hariri respinge questa ipotesi e nei giorni scorsi si è rifiutato di convocare una riunione di governo per affrontare la questione delle «false testimonianze». La vicenda riguarda le accuse di sei testimoni, tra cui il siriano Mohammad Zuheir al Sadiq, che portarono all'arresto di quattro generali libanesi, tra cui il capo della sicurezza di Beirut, Jamil Sayyed. Tutti e quattro sono stati successivamente liberati su richiesta della stessa Procura internazionale di fronte all’inconsistenza delle testimonianze e delle prove. Per questa ragione Hezbollah vuole l'apertura di un'inchiesta giudiziaria. Hariri e la maggioranza parlamentare filo-Usa, invece, si oppongono a questa eventualità, che considerano una strategia per ostacolare il lavoro del Tsl. Nasrallah ha ripetuto in questi mesi che non accetterà le incriminazioni e ha minacciato di «tagliare la mano» di chi dovesse provare ad arrestare esponenti del suo movimento.

La stampa libanese ed araba non schierata con gli Stati Uniti punta l’indice contro il presidente francese Sarkozy e il Segretario di Stato Hillary Clinton, che avrebbero fatto pressioni su Hariri ribadendo con forza pieno sostegno al Tsl e ad una rapida pubblicazione delle richieste di incriminazione. Clinton, che nei giorni scorsi è stata nell’area del Golfo, è stata categorica nell’affermare che non potrà esserci alcuna soluzione diplomatica all’attentato a Rafiq Hariri senza le incriminazioni. Il presidente Usa Obama e Clinton ieri sera hanno duramente attaccato Hezbollah. Obama che nel pomeriggio aveva ricevuto alla Casa Bianca proprio Saad Hariri ha accusato la coalizione guidata da Hezbollah «di impedire al governo (di Beirut) di fare il suo lavoro e di rispondere alle aspirazioni del popolo libanese».

L’obiettivo degli Stati Uniti è chiaro: arrivare all’incriminazione, davanti alla comunità internazionale, di Hezbollah per l’assassinio di Hariri, e successivamente andare ad un compromesso «politico» che dovrà prevedere il ridimensionamento del movimento sciita e, soprattutto, il suo disarmo (un punto sul quale batte continuamente anche Israele). Un disegno che se realizzato porterebbe il Libano alla catastrofe di una nuova guerra civile. Nena News

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