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Libano: jumblat abbandona il filo-usa hariri e si schiera con la resistenza

Il leader druso e il premier sunnita sono stati alleati contro Siria e Hezbollah. Ora Jumblat denuncia chi vuole fare del Tribunale Speciale uno strumento per attaccare la resistenza libanese e non per trovare gli assassini dell'ex primo ministro Rafiq Hariri

(22 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Walid Jumblat

il leader druso Walid Jumblat - foto dal sito yaliban.com

DI MICHELE GIORGIO*

Roma, 22 gennaio 2011, Nena News (nella foto dal sito yaliban.com il leader druso Walid Jumblat) - Saad Hariri è solo. Il leader druso Walid Jumblat, che solo un paio di anni fa era un suo strettissimo alleato, ieri lo ha abbandonato e si è schierato «con la Siria e la resistenza», quindi con i combattenti di Hezbollah, nella crisi sul Tribunale speciale per il Libano (Tsl) che indaga sull'assassinio di Rafiq Hariri, il padre del premier, avvenuto sei anni fa. «In linea con il principio secondo cui la giustizia e la stabilità sono connesse, annuncio che la corretta posizione politica da assumere per gestire questa fase è affermare che il (mio) partito si schiera con la Siria e con la resistenza», ha comunicato Jumblat al termine di una lunga riunione del suo gruppo parlamentare. Per il premier è un colpo durissimo. La speranza di vedersi confermato a capo del governo è svanita. Con i suoi 11 deputati (su 128), Jumblat costituisce l'ago della bilancia, senza di lui è impossibile tenere in piedi la maggioranza attuale. Anzi, il leader druso afferma di essere in grado di portare altri sette deputati dalla maggioranza all'opposizione, capovolgendo gli equilibri a favore dello schieramento guidato da Hezbollah.

Per lunedì prossimo è atteso l'avvio delle consultazioni per il primo ministro che sarà incaricato di formare il nuovo governo. Ma Hariri ora è fuori gioco e, forse, comincia a rendersi conto del passo falso compiuto quando nei giorni scorsi, mettendo in crisi il governo di «consenso nazionale» (con Hezbollah), aveva deciso di respingere (su pressione di Washington) il compromesso siro-saudita sul Tsl. Nodo della crisi sono le divergenze tra il blocco guidato da Hariri e la coalizione capeggiata da Hezbollah sulla legittimità del Tsl. Anche per Jumblat, come sostiene da lungo tempo il movimento sciita, il Tribunale, presieduto dal giudice italiano Antonio Cassese, è «politicizzato» e sarebbe divenuto «una minaccia per l'unità nazionale e la sicurezza (del Libano), così come un mezzo di ricatto».

Hezbollah considera il Tsl un «progetto israeliano» e chiede la fine della collaborazione del Libano con la corte, altrimenti attuerà forme di disobbedienza civile, mobiliterà i suoi attivisti e paralizzerà la vita politica del Libano. Hariri peraltro si è rifiutato di convocare una riunione di governo per affrontare la questione delle «false testimonianze», che riguarda le accuse di sei testimoni, tra cui il siriano Mohammad Zuheir al Sadiq, che portarono all'arresto di quattro generali libanesi, tra cui il capo della sicurezza di Beirut, Jamil Sayyed. Tutti e quattro sono stati successivamente liberati su richiesta della stessa Procura internazionale di fronte all'inconsistenza delle testimonianze e delle prove. Per questa ragione Hezbollah vuole l'apertura di un'inchiesta giudiziaria. Hariri e la maggioranza parlamentare filo-Usa, invece, si oppongono a questa eventualità, che considerano una strategia per ostacolare il lavoro del Tsl.

All'inizio della settimana l'Amministrazione americana aveva cantato vittoria dopo la consegna da parte del procuratore internazionale Daniel Bellemare al Tsl dell'atto di accusa contro i presunti responsabili dell'attentato a Rafiq Hariri, alcuni dei quali apparterrebbero ad Hezbollah. Il movinento sciita ha seccamente smentito un suo coinvbolgimento. Dalla Casa Bianca hanno fatto sapere che la formalizzazione delle incrimininazioni, rappresenta «un passo avanti significativo verso la fine dell'impunità per gli omicidi in Libano e nella ricerca della giustizia per il popolo libanese». Obama ha anche lanciato avvertimenti a Hezbollah mentre il summit a tre - Siria, Qatar e Turchia - non ha prodotto risultati concreti. Nena News

* questo articolo e' stato pubblicato dal quotidiano il manifesto il 22 gennaio 2011

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