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Libano in fiamme, sostenitori hariri in piazza

"Giornata di collera" proclamata dal partito del premier uscente contro l'esponente sunnita Najib Miqati, vicino a Hezbollah, che dovrebbe ricevere l'incarico di formare il nuovo governo

(25 Gennaio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Libano in fiamme, sostenitori hariri in piazza

foto: www.nena-news.com

"Giornata di collera" proclamata dal partito del premier uscente contro l'esponente sunnita Najib Miqati, vicino a Hezbollah, che dovrebbe ricevere l'incarico di formare il nuovo governo Roma, 25 gennaio Nena News (nella foto l'esponente sunnita Najib Miqati) – Alta tensione in Libano. I libanesi sunniti, sostenitori del premier uscente Saad Hariri, appoggiato da Stati Uniti e Arabia saudita, hanno proclamato per oggi una «giornata di collera» contro Najib Miqati, l’uomo d’affari sunnita vicino al movimento sciita Hezbollah, che durante le consultazioni avviate dal capo dello Stato Michel Suleiman per la formazione del nuovo governo ha ottenuto il favore di varie forze politiche – sciite, cristiane e druse – che contano 59 parlamenti contro i 49 conseguiti da Hariri. Mobilitati dal deputato Mustafa Allush, di Mustaqbal (Futuro), il partito del premier uscente, migliaia di sunniti sono già scesi in strada a Tripoli, Sidone, nello Shuf e a Beirut dove, ieri sera, si sono registrati tafferugli tra sunniti e sciiti nei pressi del’aeroporto nonchè raduni a Kola, Jnah e Tariq Jadida. A Beirut, dove in strada stazionano i blindati dell'esercito, le forze di sicurezza stanno attuando misure straordinarie per proteggere la residenza di Miqati.

I sostenitori di Mustaqbal e dei partiti cristiani di destra (Forze libanesi e Falange) contano di riunirsi oggi a Piazza dei Martiri, nel centro di Beirut per, affermano, «difendere il Libano e il Tribunale speciale (Tsl)», incaricato di individuare i responsabili degli attentati che negli ultimi anni ha insanguinato il Paese dei Cedri, a cominciare da quello del febbraio 2005 in cui rimase ucciso l'ex premier Rafiq Hariri (padre del premier uscente). Proprio le profonde divergenze sulla legittimità del Tribunale emerse tra i filo-Usa del «Fronte 14 Marzo» e l’opposizione del «Fronte 8 Marzo» capeggiato da Hezbollah, hanno portato alla caduta del governo.

L’appoggio ottenuto ieri da Najib Miqati – che ha detto di voler essere il «premier di tutti» e di voler portare avanti una politica di unità nazionale - è una vittoria per Hezbollah e per i suoi alleati cristiani della Libera corrente patriottica guidata dall’ex capo di stato maggiore Michel Aoun. Miqati nel 2009 era stato eletto in Parlamento nella lista Mustaqbal e la sua decisione di cambiare campo è stata accolta con rabbia da Hariri e dai suoi sostenitori che nei giorni scorsi avevano già dovuto assistere all’uscita del leader druso Walid Jumblat e di sette suoi deputati dal «Fronte 14 marzo». Hariri ha reagito annunciando che non farà parte di un governo guidato da personalità scelte dall'opposizione.

La crisi è esplosa in modo drammatico quando Hariri non ha accettato, pare su forte pressione di Stati Uniti e Francia, la soluzione di compromesso sul Tsl alla quale avevano lavorato per mesi Damasco e Riyadh. Hariri in particolare ha respinto l’ipotesi di non collaborare con il Tsl e si è rifiutato di convocare una riunione di governo per affrontare la questione delle «false testimonianze». La vicenda riguarda le accuse di sei testimoni, tra cui il siriano Mohammad Zuheir al Sadiq, che portarono all’arresto di quattro generali libanesi, tra cui il capo della sicurezza di Beirut, Jamil Sayyed. Tutti e quattro sono stati successivamente liberati su richiesta della stessa Procura internazionale di fronte all’inconsistenza delle testimonianze e delle prove. Per questa ragione Hezbollah vuole l’apertura di un’inchiesta giudiziaria. Hariri si oppongono a questa eventualità che considera una strategia per ostacolare il lavoro del Tsl. La scorsa settimana il procuratore internazionale Daniel Bellemare ha formalizzato le incriminazioni dei presunti responsabili dell’attentato del 2005 che, secondo indiscrezioni, chiamano in causa diversi membri di Hezbollah. Il leader del movimento sciita Hassan Nasrallah ha ripetuto che non accetterà le incriminazioni e che impedirà anche con la forza l’arresto di esponenti della sua organizzazione. Nasrallah definisce il Tsl «un progetto israeliano» e vede dietro le incriminazioni un tentativo per disarmare la resistenza libanese. Nena News

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