">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Obama e la Tunisia

Obama e la Tunisia

(16 Gennaio 2011) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

"Venerdi' di rabbia" nel golfo

Dal Bahrein insaguinato dalla repressione all’Arabia saudita fino allo Yemen sarà oggi un altro giorno di rivolta e protesta contro emiri e re.

(19 Marzo 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

"venerdi' di rabbia" nel golfo

foto: www.nena-news.com

Roma, 18 marzo 2011, Nena News – Non si spegne l’incendio della rivolta nel Golfo dove nonostante la repressione, gli arresti, le migliaia di poliziotti dispiegati e le minacce di gravi ritorsioni, non si placano le proteste popolari contro emiri, sultani e petromonarchi, tutti stretti alleati degli Stati Uniti.

Migliaia di persone sono pronte a manifestare in Bahrain, Arabia Saudita e Yemen, al termine della preghiera. Nella capitale del Bahrein, Manama, le forze di opposizione chiedono oggi alla popolazione di scendere in strada per reclamare la deposizione della dinastia Al Khalifa, che assieme alla minoranza sunnita domina il paese a maggioranza sciita. È dalla metà di febbraio che migliaia di bahreniti, non solo sciiti ma anche sunniti, protestano chiedendo la fine della monarchia assoluta ma lunedì scorso re Hamad al Khalifa ha reagito facendo intervenire le forze militari speciali del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg) per reprimere la rivolta, descritta dalla monarchia bahrenita come «un complotto sciita iraniano». Almeno 15 dimostranti e tre poliziotti sono morti dall’inizio della rivolta che per un mese ha tenuto riunite migliaia di persone in Piazza della Perla. Ieri il re ha fatto arrestare sei leader delle forze d’opposizione tra i quali Ibrahim Sharif del partito socialista Waad. Il Segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha telefonato a re Hamad per esprimere «profonda preoccupazione» per l'uso della forza da parte delle truppe del Bahrain e dei paesi del Ccg, che, ad esempio, impediscono ai medici di assistere i manifestanti feriti, e «per le notizie dell'uso indiscriminato e massiccio della forza da parte delle forze di sicurezza e della polizia in Bahrain contro i civili non armati». Ban Ki-moon ha anche avvertito «che queste azioni potrebbero essere contrarie alla legge internazionale umanitaria e di tutela dei diritti umani». Ma in concreto non interviene nessuno a difesa della rivolta pro-democrazia in Bahrein, a cominciare dagli Stati Uniti.

Oggi ci riprovano anche i dissidenti e i rappresentanti dell'opposizione in Arabia saudita. Incuranti del fallimento di una settimana fa – quando, per paura di attacchi della polizia, ben pochi sauditi si presentarono alle manifestazioni contro la monarchia Saud -, le opposizioni hanno indetto la «Marcia di un milione di persone» in sfida al divieto di proteste di piazza. Ieri sera alcune migliaia di abitanti di Qatif, nell'est del Paese, hanno chiesto all’ultraconservatrice monarchia Saud riforme democratiche e il rilascio dei prigionieri politici. Nel tentativo di fermare le crescenti proteste, forti in particolare tra la minoranza sciita che vive nel nord-est del paese, oggi re Abdullah rivolgerà un discorso alla nazione. «Il custode delle due moschee sacre, re Abdullah, parlerà ai cittadini venerdì alle 14 ora locale (le 12 in Italia) e promulgherà una serie di decreti», ha annunciato l’agenzia di stampa saudita SPA, senza aggiungere particolari. Abdallah nelle scorse settimane ha annunciato un piano di aiuti alla popolazione per 37 miliardi di dollari ma le proteste popolari che si stanno innescando sull’onda delle rivolte che infiammano il Golfo e il resto del mondo arabo, più che al miglioramento economico puntano ad ottenere immediate e profonde riforme democratiche in un paese che dal punto di vista politico e sociale è rimasto fermo al Medio Evo.

In Yemen sono in programma altri raduni per chiedere le dimissioni del presidente Ali Abdullah Saleh, al potere da 32 anni. Da febbraio sono in corso manifestazioni anti-Saleh e le concessioni del presidente, tra cui la promessa di non ricandidarsi nel 2013 e la riforma costituzionale, non sono riuscite a placare gli oppositori.

Nena News

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Il Mondo Arabo in fiamme»

Ultime notizie dell'autore «Nena News»

3993