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Egitto: esercito spara in piazza tahrir, 2 morti

Centinaia di uomini della polizia militare la scorsa notte hanno sgomberato sparando i manifestanti riuniti in piazza Tahrir. I morti sono stati almeno 2, i feriti decine. Rabbia e sconcerto tra i protagonisti della rivoluzione del 25 gennaio

(10 Aprile 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Egitto: esercito spara in piazza tahrir, 2 morti

foto: www.nena-news.com

Roma, 09 aprile 2011, Nena News – Armati di bastoni, taser, candelotti lacrimogeni, centinaia di agenti della polizia militare, giunti con i blindati la scorsa notte in piazza Tahrir al Cairo, hanno sgomberato con la forza i manifestanti che avevano stabilito un presidio permanente nel luogo simbolo della «Rivoluzione del 25 gennaio» per chiedere che venga processato l’ex presidente Hosni Mubarak. Una repressione durissima che ha fatto almeno 2 morti e un numero imprecisato di feriti, secondo quanto riferiscono i giovani che erano sulla piazza. Le autorita' militari invece in mattinata non avevano parlato di vittime e avevano scaricato la responsabilita' sugli uomini del Partito nazionale democratico, la forza politica al potere fino alla caduta di Mubarak.

Testimoni hanno riferito a Nena News che poco dopo le 2, quando era in vigore il coprifuoco notturno, la polizia militare e, pare, anche agenti della famigerata Amn Dawla (Sicurezza dello Stato), hanno circondato la piazza, sparato in aria colpi di avvertimento e, infine, sono intervenuti con violenza contro i manifestanti che erano rimasti su Tahrir dopo la grande manifestazione di ieri per il «Venerdì della Pulizia». Sono stati effettuati anche alcuni fermi, mentre diversi giovani rimasti feriti hanno scelto di non farsi curare negli ospedali per sfuggire all’arresto. Non è la prima volta che i militari intervengono con violenza in piazza Tahrir ma in passato il Consiglio supremo delle Forze Armate, che controlla l’Egitto dalla cacciata di Mubarak (11 febbraio), ha chiesto scusa alla «rivoluzione». Molti dubitano che faccia altrettanto in questa occasione. I militari vogliono il «ritorno alla normalità» e fanno capire di essere pronti ad usare anche la forza pur di garantire la «pace sociale» e la stabilità di un regime autoritario che non è crollato con l’uscita di scena di Mubarak ma sta soltanto rendendo più «umano» il suo volto.

Ieri, a due mesi dalla caduta di Hosni Mubarak, centinaia di migliaia di manifestanti hanno chiesto in piazza Tahrir al Cairo e ad Alessandria che l'ex presidente, i suoi familiari e il suo entourage vengano portati davanti i giudici. Ma sono stati scanditi slogan anche contro il generale Hussein Tantawi, capo del Consiglio supremo delle Forze Armate, accusato di non fare abbastanza per portare a giudizio Mubarak e la sua famiglia. Ai protagonisti della rivolta del 25 gennaio non basta l’annuncio della magistratura della convocazione, la prossima settimana, di Gamal Mubarak, il figlio dell’ex presidente che per anni è stato indicato come il possibile nuovo leader egiziano. Gamal Mubarak dovrà chiarire il suo ruolo nell’utilizzo illegale di fondi pubblici e del Partito nazionale-democratico. Si parla con insistenza di una prossima marcia popolare fino a Sharm el Sheikh, la località balneare nel Sinai dove vive la famiglia Mubarak dall’11 febbraio.

Sempre ieri un migliaio di egiziani hanno tenuto un sit-in di protesta davanti all’ambasciata israeliana al Cairo in sostegno dei diritti del popolo palestinese e per chiedere un nuovo atteggiamento nei confronti di Tel Aviv dopo la politica compiacente portata avanti da Mubarak.

Nena News

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