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(28 Settembre 2012) Enzo Apicella
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Uno sciopero due linguaggi

(5 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in medioevosociale-pietro.blogspot.com

Lo sciopero di domani sarà certamente forte, combattivo perchè nutrito da una protesta che prevale ancora sulla rassegnazione. Rassegnazione al ricatto ed al violenza illiberale della Fiat che organizza referendum sui suoi diktat additando nella Fiom il nemico e annunziando che va via se i lavoratori dovessero decidere per il no. Si tratta di forzature e di vere e proprie estorsioni di consenso già perpetrate a Pomigliano ed a Torino e bisognerebbe trovare un modo per impedire queste plateali manifestazioni di dominanza padronale nelle quali si cerca l'isolamento della Fiom e dei sindacati di base e si istiga la pressione dei lavoratori preoccupati su di essa e sui suoi dirigenti. Ieri lo sciopero ha avuto il peggior viatico possibile dalla segretaria della CGIL la quale si è schierata con la RSU contro la Fiom. Bonanni gongola e grida di gioia che la Camusso la pensa come lui e che finalmente si potrà fare a meno della influenza della Fiom. In effetti quasi tutti i lavoratori della ex Bertone hanno votato per il si ma è un voto dettato dallo stato di necessità che non ci sarebbe stato certamente se non ci fosse stato il ricatto di non recuperare lo stabilimento dopo sei anni di cassa integrazione. Non è soltanto l'azienda a premere sui lavoratori ma anche i sindacati confederali ed il sindacato giallo della Fiat.Credo che abbia fatto bene il gruppo dirigente nazionale della Fiom a non firmare il contratto restando coerente alle critiche fatte alla proposta Fiat che riguardano questioni essenziali della libertà e del lavoro in fabbrica.

Lo sciopero di domani sarà forte e si nutrirà della larga opposizione dei lavoratori al peggioramento delle loro condizioni salariali e di vita. Ma la piattaforma rivendicativa dello sciopero è generica e si occupa di alcune cose certamente importanti ma che lasciano intatto ed irrisolto il focus della protesta. Si chiedono investimenti ed un piano di sviluppo industriale, l'attuazione dei referendum ed un piano energetico nazionale, si parla della emigrazione e dei conti pubblici dello Stato. Si chiede l'imposizione di una patrimoniale sul 5% dei contribuenti più ricchi del Paese che darebbe 18 miliardi di euro da impiegare utilmente a sostegno della occupazione. Insomma si chiedono cose giuste ma assai generiche e che sono distantissime dai problemi scottanti che assillano la gente e che richiederebbero un aumento generalizzato dei salari, la abrogazione della Legge Biagi per cancellare la madre di tutte le precarietà, l'istituzione del SMG (salario minimo garantito) a 1000 euro mensili, una immediata e drastica revisione della normativa pensionistica che è diventata assurda, il blocco delle privatizzazioni nella pubblica amministrazione.

Queste rivendicazioni che io ho sommariamente richiamato corrispondono ai bisogni profondi dei lavoratori. Metterebbero un blocco allo smottamento a destra che, aiutato da una inflazione crescente e non contrastata da nessuno strumento, espone a impoverimenti ulteriori la massa salariale del paese già salassata da livelli bassi di retribuzione e dal profondo avvallamento di esse nel crescente precariato. Quasi un terzo dei lavoratori italiani guadagna meno di mille euro al mese e questa condizione non è più sostenibile.

Lo sciopero parlerà due linguaggi. Quello del gruppo dirigente della CGIL sarà evasivo e poco propenso ad impegnarsi in proposte concrete. Quello dei lavoratori sarà di forte contestazione e chiederà il cambiamento.

Ma lo vedremo domani. Gli scioperi vivono sempre di una loro propria vita che a volte travolge i paletti che qualcuno vorrebbe porre. Credo che la Camusso non veda l'ora che sia finito e di chiudere il suo fascicolo. Già lo sciopero arriva con un ritardo di almeno un anno. Ha saltato il momento dei grandi scioperi europei contro la stretta economica e per la scuola di Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Irlanda.......ed è confinato a valle di tante cose che si sarebbero dovuto combattere fino in fondo come le leggi Gelmini ed il collegato lavoro e l'attacco di Brunetta e Tremonti ai pubblici dipendenti. Insomma interviene quando i buoi sono fuggiti dalla stalla ed i giochi sono stati fatti. Tuttavia è possibile recuperare su qualche punto. Ma non credo che il 7 maggio si andrà avanti e forse tutto peggiorerà. CGIl ha come referente politico principale il PD che da molto tempo non ama più la classe operaia e preferisce la Confindustria. Il PD frena i punti del movimento che sono di reale alternativa alla camicia di forza che governo e confindustria hanno messo alla realtà italiana.

Ma, come dicevo, lo sciopero potrebbe forzare la mano ai suoi avversari ed aprire una strada nuova. Bisogna tentare. Bisogna partecipare.

Pietro Ancona

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