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Lettera aperta al Venezuela Bolivariano di Narciso Isa Conde

(12 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nuovacolombia.net

Lettera aperta al Venezuela Bolivariano di Narciso Isa Conde

foto: www.nuovacolombia.net

Traduzione di Annalisa Melandri

Stimati/e compagni/e e connazionali della nostra America:
Ci sono forti segnali che indicano come il governo bolivariano del Venezuela sia caduto nella trappola della collaborazione con quello della Colombia, rispetto alla criminalizzazione di quanti/e si battono e solidarizzano con la lotta per la libertà, per la pace con dignità e per l’emancipazione di questo paese fraterno, flagellato da oltre cinquanta anni da una guerra sporca messa a punto dal potere con il patrocinio USA. In questo contesto “penalizzante” sono stato preso di mira dalla perversa alleanza tra la Colombia e gli Stati Uniti.
L’ ostilità del regime colombiano è stata sistematica da un certo periodo di tempo a questa parte e proprio rispetto a questo fatto, alcuni mesi fa una fonte affidabile mi ha dato informazioni avvisandomi del rischio di viaggiare all’ estero attraverso o verso paesi che non offrivano garanzie di rifiuto alle pretese della Colombia e degli Stati Uniti di detenermi per processarmi o uccidermi, a seconda dei casi. Qualcosa di simile si tramava – e si trama contro altri compagni.
Nello specifico, in vista del fatto che queste intenzioni erano sempre più accertate, mi si raccomandò che evitassi tutti gli scali intermedi nei miei viaggi in Venezuela e che adottassi tutte le precauzioni necessarie, perfino quella di usare voli diretti per raggiungere questo paese amico, dando per scontati i vincoli di solidarietà e le identità rivoluzionarie esistenti tra il nostro Movimento Caamañista e le forze che governano il Venezuela.

Auto-limitazioni

Fui profondamente grato verso quel gesto e consolidai il mio impegno rispetto a tutto ciò con l’appoggio dei miei compagni/e di lotta:
• Ho rinunciato a un viaggio a El Salvador dopo essere stato invitato nel gennaio scorso all’ iniziativa di omaggio al comandante Schafik Handal, indimenticabile amico e compagno.
• Quest’anno non ho partecipato al seminario internazionale “Los partidos politicos y Una Nueva Sociedad” realizzato lo scorso mese di marzo in Messico con il patrocinio del Partido del Trabajo (PT) di questo paese.
• Mi sono scusato con i compagni del partito “Primera Linea” della Galizia che recentemente mi avevano invitato alle loro Giornate Indipendentiste.
In sintesi: in questo primo quadrimestre del corrente anno mi sono limitato a un viaggio con volo diretto a Caracas alla fine di marzo per partecipare a due attività: il seminario “Solo Marx” organizzato dall’ alcaldia di Girardot-Maracay e dal Frente Alfredo Maneiro) e l’ Omaggio a Manuel Marulanda (patrocinato dal Capitolo Venezuelano del Movimento Continentale Bolivariano — MC della cui Presidenza Collettiva sono coordinatore).
Questo viaggio si è realizzato senza grandi problemi anche se ci sono stati alcuni segnali che non facevano sperare nelle garanzie convenute, cosa che mi ha obbligato a prendere precauzioni aggiuntive e cercare appoggi complementari.

Nuovi rischi

Trascorse alcune settimane ci troviamo di fronte alla drammatica cattura avvenuta all’ aeroporto di Maiquetía-Caracas e alla immediata estradizione in Colombia del compagno Joaquín Pérez Becerra, direttore dell’ agenzia di stampa Anncol, membro della Asociación Bolivariana de Comunicadores (ABC) nazionalizzato in Svezia e perseguitato con lʹaccusa di “terrorismo”, azione repressiva montata sulla base di accuse false e pregiudizi simili a quelli che ha utilizzato contro di me ed altri dirigenti rivoluzionari della nostra America e del mondo, il regime narco paramilitare terrorista della Colombia, sponsorizzato dalla CIA e dal MOSSAD. Tutto ciò di concerto con il governo venezuelano per iniziativa del presidente colombiano Manuel Santos.
L’associazione tra le alte gerarchie militari e civili dei governi del Venezuela e della Colombia per organizzare questo fatto vergognoso non ha bisogno di ulteriori prove. Ambedue le parti hanno ammesso la collaborazione, incluso i presidenti dei rispettivi paesi.
E non si tratta di un fatto isolato. Sicuramente si inserisce all’interno di accordi di maggior portata e profondità in materia di sicurezza intergovernativa, come si evidenzia dalle dichiarazioni recentemente offerte dal ministro della Difesa della Colombia, Rodrigo Rivera (APORREA 1-05-2011), il quale riferendosi alla cattura ed all’estradizione di Joaquín ha precisato che “il governo del Venezuela, in un tema coordinato direttamente con il presidente Chávez, ci ha risposto inviandolo in Colombia. E ci hanno detto che rispetto a qualsiasi informazione come questa che gli abbiamo dato, risponderanno nella stessa maniera”.
Quanto affermato da parte della Colombia fino ad oggi non è stato smentito e a ciò si è aggiunto l’annuncio enfatico che il regime colombiano rifiuta la negoziazione politica del conflitto armato e che attualmente persegue la sconfitta militare dell’insorgenza, cercando l’appoggio internazionale per isolare e colpire le organizzazioni politico militari. Tutto questo nel contesto dell’abbandono, di fatto, da parte del Venezuela, della neutralità e della sua adesione alla persecuzione degli/delle stigmatizzati/e come “terroristi/e”.
D’altra parte ho ricevuto informazioni molto serie che rivelano la determinazione di dare continuità a questa collaborazione tra la Colombia e il Venezuela e mi mettono in guardia sulle conseguenze repressive che potrebbero darsi se in simili circostanze decidessi di andare in Venezuela.
Prima di ricevere questa informazione da fonte assolutamente di fiducia, accompagnata dalla raccomandazione di non recarmi in Venezuela, non sono state poche le preoccupazioni e gli inviti alla prudenza che, solo per intuizione, mi hanno rivolto amici/che di qua e di là.

Ironia della storia?

Sembra una vicenda – ma non lo è — di fiction storica. In realtà possiede un toccante senso ironico rispetto allo sviluppo dei processi di ispirazione rivoluzionaria.
Tutto sembra indicare che la piazza libera bolivariana, il Venezuela di Chávez, tristemente e in modo assurdo, stia diventando ogni volta sempre più ostile verso settori coerenti e impegnati con la difesa dei principi di questo processo; cioè contro una parte dei suoi migliori sostenitori e sostenitrici dentro e fuori allo stesso processo.
Stante le cose in questo modo la principale oasi dell’unità bolivariana presenta alcuni segnali di cedimento, manifestati nella negazione di abbracci solidali e da congiure utilitaristiche ingiustificabili a favore dei protagonisti dello stato terrorista colombiano, accettati ora incoerentemente come alleati occasionali nonostante siano nemici accaniti.
Vincolato storicamente come lo sono, — insieme a molti altri compagni/e - al processo di speranza iniziato da Chávez e dal MBR-200 nello stesso istante in cui un divino “golpista” (allora stigmatizzato ferocemente dagli stessi che adesso ci criminalizzano e perseguitano) pronunciò la frase “por ahora”, questa situazione mi sembra veramente paradossale.
Prove di arretramenti e incoerenze rischiose nell’accidentato divenire della rivoluzione. Ironia della storia!

Dilemma e attesa

Nel mio caso, data la situazione difficile da digerire, sono costretto nell’ immediato a restare confinato nella mia “patria chica” (dove il costo politico di estradarmi e/o assassinarmi è immenso e i mezzi di difesa superiori) o assumere — se fosse necessario e se fossi motivato a farlo - l’alto rischio che vorrebbe dire viaggiare in Venezuela in queste circostanze onorando impegni latinoamericanisti o partecipando a eventi organizzati da forze e associazioni che apprezzano il mio apporto, soprattutto se il presidente Cháez e il suo governo definitivamente non offrono garanzie inequivocabili che non avverranno più situazioni come quella del compagno Joaquín Pérez.
Il dilemma è forte anche se non imminente.
A mio avviso è possibile e necessario aspettare lo sviluppo dei fatti scatenati da questa aggressione inqualificabile, che mira ad essere diretta contro tutti i criminalizzati dal DAS, dalla CIA e dall’assassino Santos. Già in precedenza guerriglieri delle FARC e dell’ ELN e militanti della sinistra basca sono stati vittime di tale politica.
Sono stato invitato a partecipare a vari eventi che saranno realizzati in Venezuela alla fine di maggio e al principio di giugno dell’anno in corso.
Valuterò bene l’evolvere di questa grave situazione e la reazione del governo bolivariano rispetto al mio caso e a quello di altri compagni per agire di conseguenza.
Cercherò di difendere con coraggio i miei diritti e le mie relazioni storiche con la rivoluzione venezuelana, evitando di diventare inutilmente vittima dell’ imposizione delle “ragioni di questi Stati” o un pezzo sacrificale nello scacchiere della mal chiamata “politica reale”. Lo farò in tutti i casi simili.
Misurerò bene i miei passi rifugiandomi soprattutto nella ragione della politica rivoluzionaria di fronte agli illegittimi interessi di stati e di governi.
Non mi sottrarrò ai rischi che l’interesse generale del movimento e le mie intime convinzioni mi reclameranno come necessari. Non l’ho mai fatto.
Sicuramente la fiducia si è incrinata non per decisione personale ma a causa di ingratitudini e incoerenze di alcuni protagonisti di un processo trasformatore che abbiamo difeso e continueremo a difendere con integrità e coraggio, ma senza canonicità, senza incondizionalità e senza lodi.
Coloro i quali la hanno infranta sono chiamati a ristabilirla, modificando percorsi e attitudini con l’internazionalismo coerente, principi validi ed etica rivoluzionaria.
Attenderemo senza fretta i segali del processo e della vita per prendere altre decisioni più precise.
Credo che agendo in questo modo non solo sto interpretando il mio sentire e le mie convinzioni ma anche quelle di tutti/e coloro che sono ingiustamente penalizzati/e da questa scoria che governa in Colombia e negli Stati Uniti.
Siamo militanti di largo respiro, combattenti per la vita, ostinati nell’idea che la giustizia dovrà farsi strada contro venti e maree, contro calunnie, stigmatizzazioni e sopraffazioni.
Crediamo sia dignitoso ribellarsi in casi come questo e rispetto ad ogni violazione dei diritti, abuso di potere o accordo indegno anche se commesso da guide meritevoli e leader stimati.
La nostra ribellione questa volta ha una grande carica di tristezza, anche se non tanta da annullare la nostra continua lotta per l’allegria.
E’ triste pensare al Venezuela bolivariano come “terra proibita”.
Molto triste, però – insisto – questa tristezza non ha il potere di chiudere la strada alla nostra lotta per la felicità, il benessere comune e la bellezza umana. Faccio fatica a credere che questi nobili propositi non saranno raggiungibili da questo popolo valoroso e dai suoi fratelli solidali nel mondo, come anche le rettifiche che aprono subito spazio al dialogo, alla fiducia e all’armonia; senza deporre identità e senza sacrificare la diversità che arricchisce la vita.

Bolívar vive!

Caamaño vive!

Narciso Isa Conde

Coordinatore del Movimento Caamañista (MC) e della Presidenza Collettiva del Movimento Continentale Bolivariano (MCB)
9 maggio 2011 Santo Domingo, RD.


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