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Siria: ancora morti, assad rilancia dialogo

La consigliera del presidente ha incontrato alcuni dissidenti storici maggiore liberta’ di stampa, sistema multipartitico e legge elettorale in quello che potrebbe essere l’inizio di un dialogo nazionale.

(14 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Siria: ancora morti, assad rilancia dialogo

foto: www.nena-news.com

DI MARTINA IANNIZZOTTO

Damasco, 14 maggio 2011, Nena News - Settimo venerdi’ di proteste ieri in Siria, con manifestazioni in varie citta’, anche quelle dove e’ stato inviato l’esercito- le piu’ partecipate ad Hama (circa 10,000 persone) ed Homs e nelle citta’ curde dell’est.

Vista l’assenza di osservatori indipendenti, non e’ possibile verificare le notizie e fare confronti con le settimane precedenti. I manifestanti si ritengono soddisfatti perche’ si sono tenute proteste – anche se inferiori - nonostante la dura repressione. Dopo Daraa e Banias, l’esercito e’ intervenuto ad Homs, terza citta’, dove secondo secondo testimonianze l’esercito avrebbe utilizzato artiglieria pesante in alcuni quartieri, a Tafas, villagio vicino Daraa, ed alcuni sobborghi di Damasco (Moadamia). 19 le vittime mercoledi’. Continua l’ondata di arresti di massa, tra 7,000 e 10,000 persone in totale sino ad oggi, secondo quant riferiscono alcune organizzazioni dei diritti umani, tra cui molti leader dell’opposizione ed attivisti come Najati Tayara e Rayzan Zaytouni. Alcuni vengono rilasciati dopo aver firmato una dichiarazione che non partecipanno ad altre proteste pena lunga detenzione. Dall’altra il governo annuncia che “i tentativi di insurrezione armata da parte di gruppi terroristici stanno per essere sedati”. Finora giungono notizie di “sole” sei vittime uccise dalle forze di sicurezza ad Homs (3), Barzeh (2), sobborgo di Damasco. Luai Hussein, scrittore ed attivista, ha detto ra all’agenzia Reuters che l’ex ministra e consigliera del presidente, Butheina Shabaan, gli “avrebbe assicurato che Assad ha dato ordini di non sparare sui manifestanti”. Butheina Shaban, intervistata dal New York Times (il cui reporter e’ stato autorizzato ad entrare in Siria per qualche ora), ha spiegato che “che la protesta e’ ormai sotto controllo, il peggio e’ passato. Una combinazione di fondamentalisti e criminali ha manipolato le legittime domande della popolazione”. Shaaban ha riferito di aver incontrato personaggi dell’opposizione come Michel Kilo, Aref Dalila, Salim Kheirbek, prospettando maggiore liberta’ di stampa, sistema multipartitico e legge elettorale in quello che definisce l’inizio di un dialogo nazionale, ma alcuni nell’opposizione, che si riunira’ a giorni a Il Cairo (molti si trovano in esilio) denunciano un tentativo di cooptazione e di riforme di facciata.

Il Ministro dell’informazione Adnan Hasan Mahmoud da parte sua ha confermato che un processo di “dialogo nazionale” si terra’ in tutto il paese nei prossimi giorni ed l’agenzia ufficiale Sana annuncia che in due settimane la commissione incaricata di proporre una nuova legge elettorale presentera’ una proposta in linea con gli standard democratici internazionali.

Ma nel variegato e frammentato fronte dei manifestanti molti sono scettici.

“Bashar non fara’ mai delle vere riforme democratiche perche’ altrimenti perderebbe il potere. Aveva cancellato la legge d’emergenza ed il giorno dopo oltre 100 manifestanti sono stati uccisi. Noi chiediamo liberta’, basta con lo stato di polizia” dice Munir, studente ventenne dell’accademia di belle arti e attivista da quando le forze di sicurezza l’hanno fermato per strada e messo nel bagagliaio solo perche’ aveva i capelli lunghi. Amina, eroina virtuale della rivoluzione siriana con il blog “una ragazza gay a Damasco” e’ personalmente convinta che “vinceremo, o attraverso una soluzione negoziata o con una vera rivoluzione. Il genio non puo’ rientrare nella bottiglia”.

Aref Dalida, professore di economia che ha speso diversi anni in prigione per aver criticato il regime, afferma che “non si ancora vede la luce alla fine del tunnel.”.

Le proteste che vanno avanti da due mesi rappresentato sicuramente la sfida piu’ significativa al sistema autoritario siriano ma allo stesso tempo non sono ci sono ancora state manifestazioni di massa nelle citta’ principali, Aleppo e Damasco. Il regime ha intensificato nelle ultime due settimane la repressione contro le manifestazioni, accusate di essere istigate da gruppi salafiti che vogliono destabilizzare la Siria. Le vittime sono state finora almeno 850 secondo le Nazioni Unite. Nena News

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