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Egitto, wael abbas: basta con vecchio regime

Parla uno dei blogger egiziani già attivi dal 2004 quando iniziò a filmare, fotografare e denunciare le torture della polizia egiziana, pubblicando tutto su misrdigital, il suo diario virtuale.

(29 Maggio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Egitto, wael abbas: basta con vecchio regime

foto: www.nena-news.com

DI AZZURRA MERINGOLO

Roma, 28 maggio 2011, Nena News - “Scenderemo in strada perché le domande della rivoluzione non sono state realizzate. Lo stato di emergenza è ancora in vigore e l’esercito, come il vecchio regime, si serve della violenza per mettere a tacere le voci di chi lo critica” dice Wael Abbas, ospite d’onore con il quale giovedì Un Ponte Per... ha celebrato, a Roma, la due giorni di celebrazioni per il suo ventesimo compleanno di attività. “Al Cairo c’è stato il secondo venerdì della collera. Se il primo, il 28 gennaio scorso, aveva consacrato lo scoppio della rivoluzione, questo deve dare risposta alle domande rivoluzionarie.” Eletto nel 2006 e 2007 da Bbc e Cnn come uno dei personaggi più influenti dell’anno, Wael Abbas è uno dei più attivi blogger egiziani già dal 2004 quando iniziò a filmare, fotografare e denunciare le torture della polizia egiziana, pubblicando tutto su misrdigital, il suo diario virtuale.

“Pensavamo che rimuovere Mubarak sarebbe stato sufficiente per cambiare il paese. Poi ci siamo accorti che serviva ancora tempo. Non sarebbe un problema pazientare per vedere realizzate le nostre richieste, ma dovremmo almeno andare nella direzione giusta, invece non è così” sottolinea Wael. Da quando, l’11 febbraio scorso, il Consiglio Supremo delle Forze Armate è al potere “ anche la censura è un’arma attraverso la quale i militari cercano di impaurire i giornalisti e i blogger che criticano l’attività dell’esercito – spiega Wael. Oltre ad aver bandito manifestazioni, scioperi e sit-in, i militari hanno anche emanato una legge con la quale impediscono ai media egiziani di parlare di questioni relative all’esercito senza far revisionare il prodotto finale all’autorità morale militare.”

Ed è per questo che già lunedì scorso i blogger avevano annunciato la marcia di ieri, servendosi del tag #27May, la sigla attraverso la quale hanno pubblicizzato l’evento a quanti entravano nella sfera virtuale per vedere come procedeva la giornata del NoScaf: la ventiquattro ore di chat ininterrotta dove più di 500 blogger si sono ritrovati nella sfera virtuale per criticare coralmente la condotta del Consiglio Militare delle Forze Armate.

“L’obiettivo era distruggere le barriere della paura. Una volta in Egitto avevamo timore di andare in strada, ora quello di criticare l’esercito, perché sappiamo che reagisce in maniera autoritaria” dice Wael che spiega come l’esercito ha arrestato e condannato numerosi attivisti della sfera virtuale, compiendo su di loro anche atti di violenza.“I casi in cui civili sono stati portati davanti al tribunale militare sono sempre maggiori, eccezione fatta per il deposto raís. Il processo contro Mubarak è civile, non militare –sottolinea Wael. E’ iniziato troppo tardi e sta procedendo molto lentamente.”

Anche se hanno annunciato che quella di ieri sarebbe stata una marcia dei milioni, i blogger sono stati i primi a sapere che sarebbe stato difficile mobilitare numeri tali. I Fratelli Musulmani, maggior movimento di opposizione al vecchio regime, non hanno partecipato all’evento e così hanno fatto anche altri attivisti che hanno preferito non esporsi troppo nei confronti dell’esercito. A boicottare l’evento sono stati anche i salafiti, l’ala più estremista della componente islamica. “Non ci sembra di aver avuto una vera rivoluzione –ha concluso Wael alla vigilia. Per questo vogliamo ripeterla, forse questa volta sarà reale.”

Oltre alla coalizione per la difesa della rivoluzione, a dare sostegno agli irriducibili è stato anche Mohammed el Baradei, ex segretario generale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica e possibile candidato alle elezioni presidenziali di fine anno. Anche se il clima alla vigilia era molto teso e gli ospedali in stato di massima allerta, non si sono manifestati gravi scontri. A creare qualche discussione tra i manifestanti è stata in serata la decisione di dare luogo a un sit in notturno attraverso il quale rioccupare piazza Tahrir, la roccaforte della rivoluzione del 25 gennaio. Ad opporsi a questa proposta è stato in primis il Movimento del 6 Aprile, gruppo giovanile protagonista della rivoluzione scoppiata il 25 gennaio, che ha ritenuto più opportuno non sfidare apertamente l’esercito e posticipare ulteriori proteste al prossimo venerdì.

Nena News

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