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(22 Marzo 2004)
Il governo Berlusconi sta accelerando pesantemente sul tema delle pensioni e della previdenza.
La manovra e il disegno restauratore sono chiari: rendere sempre più difficile per i lavoratori la possibilità di andare in pensione allungando la vita lavorativa ad un minimo di 35 anni di contributi e 60 anni di età, o comunque 40 anni di contributi, estensione generalizzata del metodo contributivo nel calcolo della pensione, riduzione delle finestre di uscita e utilizzo immediato (col meccanismo del silenzio-assenso, senza l’esplicito rifiuto del lavoratore) del TFR nei fondi pensione complementari, che hanno fatto la loro apparizione anche nei contratti pubblici.
Il prossimo 26 marzo i sindacati confederali CGIL – CISL – UIL hanno indetto sul tema delle pensioni uno sciopero generale nazionale di 4 ore nel privato, esteso ad 8 ore nei comparti pubblici.
E’ uno sciopero tutto istituzionale, tutto interno alla logica della ritrovata unità sindacale CGIL-CISL-UIL dopo la rottura dovuta al “Patto per l’Italia”, per ristabilire col governo e la Confindustria la concertazione, come unico metodo di relazioni sindacali, per difendere la famigerata legge Dini (che ha prodotto guasti incredibili, come tra l’altro quello di ridurre il rendimento dell’ultimo stipendio lavorativo al 50%), per partecipare al tavolo della gestione dei Fondi Pensioni complementari e a tutta la partita della previdenza integrativa.
Su questa piattaforma e su questi contenuti non ci riconosciamo.
Pensiamo invece che la battaglia sulla previdenza debba avere come discriminante 35 anni massimo di lavoro, ristabilire come metodo di calcolo per la pensione il sistema retributivo esteso a tutti fino ai neo assunti, dare una pensione economicamente dignitosa ed in linea con l’inflazione reale, salvaguardare i lavori usuranti, investire cospicue risorse nella previdenza pubblica e la disponibilità del TFR nelle scelte dei lavoratori.
Per questo la nostra indicazione è di non aderire allo sciopero confederale e alle manifestazioni di CGIL – CISL – UIL indette nelle varie città.
Questo non significa che, nelle situazioni dove sono in piedi vertenze di lavoro territoriali, battaglie sindacali, sul precariato e sui diritti minimi, la giornata del 26 marzo non si possa tramutare in una giornata di iniziative e di lotte per un’ulteriore sviluppo e allargamento del conflitto ma chiaramente su contenuti ben diversi da quelli concertativi.
COBAS Pubblico Impiego
aderente alla Confederazione COBAS
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