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(29 Giugno 2011) Enzo Apicella
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Sullo sciopero di venerdì 26 marzo: questa è la verità sulle pensioni

volantino diffuso alla manifestazione di Torino

(27 Marzo 2004)

Sono stati proprio loro Cgil-Cisl-Uil nel '95 a scavare la fossa alle pensioni: togliendola ai giovani e impoverendo quella dei più anziani. Berlusconi sfonda una porta già aperta

Cosa è successo nel '95
L’attacco alle pensioni parte da lontano, dai governi “tecnici” e “amici”.
Già nel '92 il governo Amato aveva allungato il limite della pensione di vecchiaia di 5 anni e creato pensioni più povere, con un calcolo sugli ultimi dieci anni. Nel '95 arriva - con l'appoggio di Cgil-Cisl-Uil - la "riforma" Dini, che decide la graduale abolizione delle pensioni di anzianità e l’introduzione del metodo contributivo per chi inizia a lavorare nel '96,un sistema iniquo di calcolo che si basa solo sul totale dei contributi versati. E' cambiato radicalmente il concetto di previdenza pubblica: si infrange il patto di solidarietà tra anziani e giovani; si passa dal diritto alla pensione basato sul lavoro di un certo numero di anni ad un vitalizio cui si accede esclusivamente se si riesce a incrementare un capitale individuale (minimo € 115.000 - 220-230 milioni di £).

Quando mai i nostri giovani potranno avere una pensione?
Dalla firma di Cgil-Cisl-Uil al "pacco" Treu divenuto Legge nel '97, fino allo sciagurato Patto per l'Italia (legge 30), sottoscritto da Cisl e Uil, incombe sfrenata la trasformazione del lavoro in un sistema globale di precariato. Così i giovani lavoratori/trici ormai destinati ad occupazioni saltuarie, intermittenti, si troveranno dopo 40 anni di lavoro senza aver diritto a niente. Per una colf ad esempio a 25 ore settimanali servono 110 anni a maturare una pensione.
Ma non solo: con la decurtazione salariale in atto (anche la Cgil ha firmato i vari salari di ingresso, apprendistato generalizzato ed ora anche i contratti di inserimento) un giovane a full-time impiegherà 80 anni per raggiungere il diritto alla pensione

Il governo mette ora il coperchio
Si cancella ora anche la possibilità di andare in pensione a 57 anni con 35 anni di contributi: dal 2008 il diritto alla pensione matura per tutti con 40 anni di contributi. E sullo sfondo l'estensione totale del retributivo.
Ma, oltre alla volgare mira di Berlusconi & C. di far cassa con i soldi dei lavoratori, oltre una strumentale politica rispetto al presunto deficit dell’Inps, il vero obiettivo è l’estinzione della pensione pubblica.
Ciò a cui si mira è costringere i lavoratori ad aggrapparsi ai Fondi “complementari” fino a farli diventare “sostitutivi” e ad alimentare con il nostro TFR il mercato azionario. E ogni sotterfugio è buono, compresa la formula del silenzio-assenso.

I Fondi e lo scippo del TFR
E' sempre ancora la legge 335 del '95 che ha attivato i fondi pensionistici chiusi istituiti con i contratti nazionali di lavoro e che ha identificato nel TFR lo strumento base per il loro finanziamento.
Ma anche sui fondi pensione "chiusi" pesa l’instabilità dei business finanziari mondiali (crisi inflattive, crolli borsistici, guerre) e i ben noti crack di aziende come il colosso Usa dell`energia, Enron, che ha polverizzato le pensioni di migliaia di lavoratori.
Perché mai Cgil-Cisl-Uil non dicono ai lavoratori tutto questo ?
Guarda caso, i sindacati confederali sono nei comitati di gestione!

E’ questo uno sciopero per difendere la legge Dini che ha già massacrato le nostre pensioni, per tornare a sedersi al tavolo della concertazione, soprattutto se in gioco c'è la gestione dei Fondi Pensioni complementari
Su questa piattaforma e su questi contenuti non ci riconosciamo.
La battaglia sulla pensioni deve avere come discriminante 35 anni di lavoro; ristabilire il sistema retributivo esteso a tutti fino ai neo-assunti; salvaguardare i lavori usuranti; investire risorse nella previdenza pubblica e restituire ai lavoratori/trici la disponibilità del TFR che solo a loro appartiene.

CONFEDERAZIONE COBAS - Torino

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