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Fatah-hamas, tornano a parlarsi ma la distanza resta ampia

Domenica scorsa al Cairo sono ripresi i colloqui tra il movimento islamico e il partito del presidente Abu Mazen per la formazione di un governo palestinese di unita' nazionale. La soluzione e' ancora lontana

(10 Agosto 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Fatah-hamas, tornano a parlarsi ma la distanza resta ampia

foto: www.nena-news.com

Il Cairo, 10 agosto 2011, Nena News - Il clima non è più quello costruttivo dello scorso aprile, quando sull’onda della «primavera araba» il partito Fatah del presidente palestinese Abu Mazen e il movimento islamico Hamas raggiunsero un’intesa a sorpresa che li avrebbe portati il 4 maggio a firmare una storico accordo di riconciliazione. Ma domenica a Nasser city (Cairo) le due parti almeno hanno ripreso a parlare dopo due mesi, giugno e luglio, passati a scambiarsi l’accusa di ostacolare la formazione di un esecutivo di unità nazionale e, quindi, la fine di quattro lunghi anni di frattura nello schieramento politico palestinese.

A guidare domenica scorsa le due delegazioni erano per Fatah Azzam al-Ahmad e per Hamas Musa Abu Marzuk, il numero 2 dell’organizzazione. I colloqui si sono focalizzati «sui modi per mettere in opera l'accordo di riconciliazione» e in particolare sulla formazione del nuovo governo, la questione più sensibile. E su questo punto non si sono fatti passi in avanti. Il portavoce di Hamas, Sami Abu Zahri, ha ribadito che il suo partito è «serio e chiede l'applicazione dell’accordo del 4 maggio il più in fretta possibile» ma anche rilanciato l’accusa a Fatah di voler nominare per forza l'attuale premier dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Salam Fayyad, capo del governo di unità nazionale. Un’accusa in verità con motivi reali perché le intese firmate a maggio escludono categoricamente che componenti dell’attuale esecutivo possano far parte di quello futuro. Fatah da parte sua ripete che solo riconfermando premier Salam Fayyad si potrà evitare il boicottaggio internazionale dell’esecutivo Fatah-Hamas poiché il primo ministro in carica gode di stima e considerazione presso molti governi occidentali. Hamas si oppone anche perché i servizi di sicurezza dell’Anp in questi ultimi anni hanno dato la caccia senza sosta ai militanti veri e presunti del movimento islamico e incarcerato centinaia di persone (Hamas da parte sua ha preso di mira gli attivisti di Fatah a Gaza).

Proprio la questione dei prigionieri politici è stata una delle poche sulle quali le due parti hanno trovato un terreno comune. Fatah e Hamas si sono accordati per rilasciare tutti i prigionieri politici. In effetti lo avevano concordato anche a maggio ma i detenuti sono rimasti in carcere di fronte alle esitazioni di Abu Mazen subito messo sotto pressione da americani e israeliani che lo hanno minacciato – Barack Obama in testa – di attuare un duro boicottaggio nei confronti del governo con al suo interno Hamas (che non riconosce lo Stato ebraico e non accetta gli accordi di Oslo). Stavolta le due parti assicurano che le cose andranno diversamente. Il movimento islamico e Fatah hanno inoltre deciso di formare un comitato per risolvere la delicata questione dei palestinesi di Gaza, alcune migliaia, che non possiedono il passaporto palestinese. L’Anp sino ad oggi non ha fatto molto per aiutarli. Verrà anche discussa la riapertura di associazioni e organizzazioni chiuse in Cisgiordania e Gaza durante la guerra a distanza di questi quattro anni. Sul terreno c’è anche la questione delle elezioni amministrative. L’Anp le aveva rinviate per non turbare i negoziati con Hamas. Poi ha fatto marcia indietro confermandole entro la fine dell’anno solo in Cisgiordania. Un passo che ha fatto infuriare Hamas che vuole elezioni amministrative dopo la formazione del nuovo governo, quindi il prossimo anno, in tutti i territori occupati e non solo in Cisgiordania. Non è chiaro quando avverrà la seconda sessione di colloqui. Nena News

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