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Gaza: nuova tregua con israele

E’ stato raggiunto questa mattina all’alba un nuovo cessate il fuoco, dopo che ieri altri due militanti della Jihad Islamica sono stati uccisi dai raid israeliani. In un’intervista sul britannico The Economist, Barak annuncia il possibile dispiegamento di mezzi militari egiziani nel Sinai.

(26 Agosto 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Gaza: nuova tregua con israele

foto Ma'an News

Gerusalemme, 26 Agosto 2011, Nena News (foto Ma'an News) - Ad annunciare il raggiungimento di una nuova tregua, sono stati questa mattina i vertici della Jihad Islamica, dopo che altri due membri dell’organizzazione sono stati uccisi nella serata di ieri nei raid aerei scatenati da Israele nel sud della Striscia; la precedente tregua era andata in frantumi in seguito alla decisione israeliana di uccidere con un missile aria-terra un militante dell’organizzazione islamica. Azione che aveva nuovamente scatenato il lancio di razzi verso il territorio israeliano, oltre 20 quelli Grad e Qassam caduti ieri sule località nei pressi di Be’er Sheva e Ofakim e intorno ad Ashkelon.

Solo ieri il bilancio delle vittime è stato di 7 palestinesi, ed almeno 10 i feriti, a causa delle incursioni aeree dello Stato ebraico su tutta la Striscia.

Sui giornali israeliani di oggi intanto campeggia la notizia data dal britannico The Economist, secondo cui il Ministro della Difesa Ehud Barak potrebbe dare nei prossimi giorni il via libera all’Egitto di dispiegare mezzi militari nella Penisola del Sinai: The Economist parla di “elicotteri” e “veicoli armati” oltre che di migliaia di soldati egiziani (ma non carri armati). Dietro alla decisione del Ministro israeliano ci sarebbero gli eventi dello scorso 18 agosto, quando diversi attacchi coordinati sono stati compiuti contro civili e militari israeliani (8 morti) nella zona del Neghev, nei pressi di Eilat; l’altro ieri il quotidiano del Cairo, Al-Masri Al-Youm, ha riferito che almeno tre degli autori degli attacchi erano beduini egiziani, ed avrebbero agito al fianco di nove palestinesi nell’ambito di un’operazione a ridosso del confine israelo-egiziano poi sfociata in scontri a fuoco nei quali cinque guardie di frontiera del Cairo sono state uccise dai militari dello Stato ebraico.

“Talvolta le considerazioni strategiche vanno subordinate ai bisogni di ordine tattico” ha affermato al The Economist il Minsitro Barak.

Secondo il trattato di pace siglato nel 1979 tra Israele e Egitto infatti tutta l’area è sostanzialmente una zona demilitarizzata e eventuali movimenti di truppe egiziane devono ricevere il beneplacito del governo di Tel Aviv. Placet che è stato concesso da Israele soltanto per l'invio di alcune centinaia di uomini (800) nell’area intorno a Sharm el Sheikh, per la prima volta dal 1979, alla fine di gennaio, nel corso delle proteste di piazza in Egitto, per la preoccupazione di ripercussioni lungo i propri confini e della possibilità di infiltrazioni da parte di movimenti qaedisti.

Il gabinetto del premier Netanyahu ha intanto acconsentito ieri ad un’indagine congiunta con i vertici egiziani, in merito a quanto avvenuto il 18 agosto. Non c’è ancora nessuna prova evidente che gli attacchi siano stati portati avanti dal gruppo militante con base a Gaza, il PRC (Palestinian Resistance Commitee) che Israele si è affrettato ad accusare – in coordinamento con gli organi mediatici del paese - in qualità di responsabili certi, punendo con immediati raid aerei la Striscia e uccidendo alcuni militanti. dell'organizzazione. Nena News

Nena News

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