">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Libia

Libia

(24 Febbraio 2011) Enzo Apicella
Libia: rivolta di popolo o guerra per il petrolio?

Tutte le vignette di Enzo Apicella

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

Tunisia: l'incognita beji caied elsebbsi

Far crescere la tensione sociale e rivendicare il pugno duro per il ristabilimento dell’ordine é uno scenario classico nella gestione delle fasi post-rivoluzionarie, scrive da Tunisi FABIO MERONE.

(8 Settembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

Tunisia: l'incognita beji caied elsebbsi

foto: www.nena-news.com

Tunisi, 08 settembre 2011, Nena News - Quando fu chiamato all’inizio del mese di marzo a condurre un nuovo governo di transizione democratica ed a ristabilire il consenso nazionale dopo la caduta dell’ex primo ministro di Ben Ali (Mohamed Ghannouchi), era un mezzo sconosciuto. I “giovani della rivoluzione”, e cioé quella parte nuova della societa’ tunisina che stava liberando le sue energie per esprimersi nella societa’, ci vide soltanto un vecchio di un’altra epoca (82 anni) che si presentava con lo stile del Bourghibiano di vecchia generazione. Mai amato, riusci’ pero’ ad imporre la formula creativa del “consenso nazionale”. L’operazione piu’ riuscita fu senz’altro la creazione di un’Alta istanza per la realizzazione degli obiettivi della rivoluzione e delle riforme democratiche; un’assemblea in cui le forze nuove della nazione trovavano uno spazio per esercitare il diritto democratico.

Dietro le quinte dell’assemblea si sentiva dire che la generazione di coloro cresciuti politicamente sotto il giogo di Ben Ali erano nella migliore delle ipotesi dei tecnocrati senza personalita’, che i giovani erano troppo privi di esperienza per affrontare una fase cosi’ delicata. Ci voleva dunque un uomo della generazione dell’indipendenza che non mancavano di coraggio e savoir faire politico.

Beji Caied Elsebbsi non ha mai nascosto di essere un Bourghibiano, ed a molti nei primi mesi della sua reggenza non era dispiaciuto quel suo continuo rifarsi al “padre della patria”. Con il tempo tuttavia aveva incominciato a stancare ed i “giovani della rivoluzione” hanno incominciato a sentire nei suoi interventi in dialetto tunisino un eccesso di paternalismo piu’ che un’audacia comunicativa, che il suo linguaggio a volte lascivo (anch’esso di impronta Bourghibiana) era arrogante piu’ che autorevole. Ma dopo le due crisi peggiori del suo governo, e cioe’ il tentativo di occupare la Casbah il 15 luglio e le manifestazioni per la trasparenza della giustizia il 15 agosto, sono incominciate a circolare su di lui voci ben piu’ allarmanti. I giovani facebookisti lo hanno odiato, l’indurirsi del comportamento della polizia durante le manifestazioni era apparso ai loro occhi come la manifestazione di un modo di gestire i conflitti vecchio stile. I strascichi delle polemiche dell’ultima crisi di ramadan non si erano ancora dissipati che ecco esplodere una nuova bomba.

In seguito ad una settimana di incidenti nelle regioni del centro e del sud (Metlaoui, Sbitla,Douzz, ecc) il primo ministro interviene alla televisione nazionale dal palazzo del governo con il solito parterre di ministri e membri dell’Alta Istanza.

Questa volta il linguaggio é decisamente minaccioso, il tono della voce a tratti violento: “lo Stato di Emergenza che tuttora é in vigore sara’ da oggi in poi applicato alla lettera. Sono vietate qualunque tipo di manifestazione o assembramento e la polizia ed i governatori hanno i pieni poteri per la sua esecuzione. Come da norma qualunque persona sospetta puo’ essere posta in stato di fermo”.

Incredibile svolta nel cammino verso le elezioni del 23 ottobre. Ma i colpi di scena non sono finiti. Dopo aver alternato alla minaccia nuovamente il tono dell’erede buono del padre della nazione ricordando a tutti che la sicurezza é un affare di tutti i cittadini e che senza lo stato nessuna societa’ puo’ sopravvivere, ecco un attacco diretto alle forze dell’ordine. “Alcuni comportamenti che si sono registrati da parte delle forze dell’ordine sono da considerarsi veri e propri atti di ribellione che saranno perseguiti. Per questo dichiariamo sciolto il sindacato della polizia”.

Effettivamente la mattinata si era aperta con un sit-in davanti al Ministero degli Interni e al palazzo della Casbah da parte delle forze dell’ordine che per bocca del loro rappresentante sindacale chiedevano una maggiore tutela contro gli attacchi incendiari che si sono verificati ripetutamente contro i commissariati (sic!).

Per quanto ironico possa sembrare, si é aperto uno strano conflitto tra gli agenti di polizia ed il governo in cui i secondi chiederebbero di essere tutelati dai primi. Ma evidente che c’é qualcos’altro che cova sotto le ceneri.

Quello che colpisce piu’ di tutto dell’intervento del Sebbsi é il suo tono volutamente di sfida nei confronti di questa presunta minoranza dentro le forze dell’ordine a cui ha riservato epiteti da altri tempi.

In particolare a nessuno é sfuggito quel passaggio del discorso in cui i poliziotti venivano definiti, sprezzantemente “quelle scimmie”. Dopo la conclusione dell’intervento verso le 13.00 si é scatenato il putiferio! Le forze dell’ordine sono state le piu’ dure a reagire e la tensione é salita a tal punto che le voci piu’ incredibili sono incominciate a circolare nel web. Il responsabile sindacale della polizia é intervenuto a Radio Mosaique ed ha preteso le scuse pubbliche del primo ministro mentre i suoi uomini si accalcavano verso la Casbah fino a forzare la porta di entrata. Nel pomeriggio hanno incominciato a circolare video in cui si mostravano i poliziotti aggrappati all’auto del presidente del Consiglio come per dire: da qui non te ne vai. Altri video hanno poi mostrato l’arrivo di blindati dell’esercito e questo é bastato perché circolassero voci impazzite circa l’annuncio del coprifuoco nella capitale e un colpo di Stato del generale Ammar. Infine é ritornata un’apparente calma, Il premier é ritornato a casa uscendo dalla porta posteriore del palazzo ed il Ministero degli Interni ha pubblicato un comunicato in cui smentiva tutte le voci che erano circolate, compresa quelle delle dimissioni dell’odiatisso Ministro degli Interni.

A commento di quanto accasuto si impongono alcune riflessioni. Perché Caied Sebssi ha deciso un attacco cosi’ diretto “ad una parte delle forze dell’ordine in atteggiamento di rivolta?”. Esiste davvero un corpo della sicurezza che tende a condizionare gli eventi come molti avevano sempre sospettato? E se esistono, perche’ non chiarire davvero davanti al popolo ed assumerne la piena responsabilita’? L’esistenza di corpi ribelli come li ha definiti il premier non costituiscono davvero l’ammissione di un esistentte gruppo di potere che complotta. Chi sono davvero? E cosa vogliono? E la risposta quale sarebbe? Lo scioglimento del sindacato della polizia? I pieni poteri ai governatori? Il divieto di manifestare?

Si potrebbe obiettare, e qualche analista lo ha fatto, che il premier ha avuto forti pressioni per il ristabilimento dell’ordine a fronte di uno Stato che stava perdendo la sua credibilita’ agli occhi dei cittadini. Siamo d’accordo, ma con quale credibilita’? Sebssi ha dichiarato con tono patetico che l’unico vero difensore della rivoluzione era il governo in carico. Questo sembra essere piu’ il tono di un’autocrate irritato da troppe critiche che non il paladino del ritorno dell’autorita’ dello stato. Del resto molti la leggono cosi. Il Caied Sebbsi é un vecchio di scuola Bourghibista, navigato ai meccanismi del potere. Il far crescere la tensione sociale e rivendicare il pugno duro per il ristabilimento dell’ordine é purtroppo uno scenario abbastanza classico ed a maggior ragione nella gestione delle fasi post-rivoluzionarie. C’eravamo illusi che la Tunisia non arrivasse a questo punto, ma oggi la sensazione purtroppo é che si é fatto un passo indietro e non bastera’ come ha detto il premier arrivare a svolgere delle elezioni democratiche con tutti i mezzi per dire che il paese ha compiuto un passo decisivo verso la civilta’ democratica. Nena News

Nena News

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «Il Mondo Arabo in fiamme»

Ultime notizie dell'autore «Nena News»

3068