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(14 Settembre 2011)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it
foto: www.radiocittaperta.it
Gianni Ferrara - Fonte: il manifesto, 13 settembre 2011
C’è un falso nell’attività pubblica che il codice penale ignora. È il falso nella comunicazione politica. Ha da sempre influito sulla vita politica italiana ma col berlusconismo la ha pervasa. Ora però da fonte diversa se ne sta praticando uno gravissimo di falsi a danno della fede pubblica, degli elettori, della democrazia italiana. A commetterlo sono i promotori dei referendum elettorali che strombazzano la loro avversione al porcellum ma mirano a restaurare il fratello gemello: il mattarellum.
Sostengono che così, da una parte, sarà eliminato lo sconcio del “premio di maggioranza” che, in realtà, è attribuito alla minoranza più consistente trasformandola in maggioranza e, d’altra parte, sarà restituito agli elettori il potere di scegliere i loro rappresentanti.
Mentono.
Innanzitutto perché quesiti referendari volti a determinare precisamente, chiaramente, nettamente l’eliminazione dei vizi del porcellum c’erano. Erano stati proposti nel giugno scorso. Ma furono combattuti con furioso accanimento e con sciagurato successo proprio dai promotori dei referendum “pro mattarellum” inventati appunto per ostacolare una campagna referendaria che con quei quesiti, una volta approvati, avrebbero capovolto il porcellum da maggioritario in proporzionale. La restaurazione che si tenta col mattarellum è invece diretta proprio a riaffermare il sistema maggioritario di elezione, a garantirlo, consolidarlo, perpetuarlo.
A di là dei moltissimi e fondatissimi dubbi sull’ammissibilità di tali referendum, alla stregua della giurisprudenza della Corte costituzionale in materia, va detto, nel merito, che i promotori dei referendum “pro mattarellum” mentono quando dicono di voler eliminare il meccanismo che trasforma la minoranza in maggioranza. Mentono perché il sistema che vorrebbero resuscitare, pur attribuendo un quarto dei seggi al sistema proporzionale, si fonda, per gli altri tre quarti, sul sistema maggioritario in collegi uninominali. Questo, tra quelli esistenti, è il sistema elettorale che determina il massimo di distorsione degli effetti collegabili alle pronunzie del corpo elettorale. Eleggendo un solo parlamentare per collegio, cioè il candidato che abbia ottenuto un voto in più di ciascuno degli altri, conferisce un premio implicito a tale candidato, un premio che, paradossalmente, è direttamente proporzionato al numero dei voti ottenuti … dagli altri candidati. Nullifica così il diritto universale ad essere rappresentati in Parlamento perché esclude dalla rappresentanza quegli elettori che non sono stati capaci di … indovinare, collegio per collegio, quale dei candidati avrebbe ottenuto quel voto in più che lo avrebbe fatto eleggere. Si consideri soprattutto che si tratta di elettori che non si riconosceranno nel rappresentante in Parlamento del proprio collegio, per tutta la legislatura, e magari legislatura per legislatura. Con conseguenze irreparabili sulla consistenza, l’effettività, la credibilità dell’eguaglianza politica, cioè sul principio fondante della democrazia. Ma, come ogni sistema elettorale della specie cui appartiene, il mattarellum può produrre addirittura un risultato complessivo rovesciato rispetto al voto della maggioranza degli elettori, il risultato cioè che la maggioranza dei seggi parlamentari risulti eletta dalla minoranza degli elettori, stante l’ineguale distribuzione delle scelte politiche tra le componenti geografiche del corpo elettorale. In Inghilterra è accaduto più volte. Non è vero, comunque, che il mattarellum, contrariamente al porcellum, esclude premi. È vero che li occulta. In tutte e tre le elezioni svoltesi con detto sistema (1994, 1996, 2001) il premio c’è stato ed è stato sempre superiore al 10 per cento dei seggi.
Non è vero neanche che, come raccontano i promotori del referendum, col mattarellum è l’elettore che sceglie l’eletto. A sceglierlo invece sarà il leader del partito del candidato che, come è a tutti noto, provvederà a destinare nei collegi “sicuri” i candidati che vuol fare eleggere. Così come sceglierà quelli della quota proporzionale collocandoli nei primi posti della lista bloccata. Le somiglianze tra mattarellum e porcellum sono enormi, impressionanti. Non vederle, tacerle provoca domande sconvolgenti.
Una maggioranza parlamentare così fatta quale autonomia potrà mai avere nei confronti di un tal leader diventato premier? Di quanto potere disporrà questo premier? L’esperienza dei governi Berlusconi non ha insegnato nulla?
A quale sistema politico mirano i referendari-maggioritari?
Militano, in gran parte, nel partito democratico, e si lasciano incantare da chi sdottoreggia che le elezioni servono a scegliere non la rappresentanza parlamentare, non il tramite dei titolari della sovranità e i suoi mandatari in Parlamento, ma chi deve governare disponendo nelle due Camere dei propri addetti alla traduzione in leggi dei suoi comandi. Si associano IDV e SEL miranti solo ad estorcere la leadership al partito maggiore della coalizione cui vogliono partecipare mediante quella pura mistificazione della democrazia che è la elezione primaria.
La personalizzazione del potere è diventata quindi l’ideologia comune al centrodestra e al centrosinistra?
Rinnegare la democrazia rappresentativa a favore dell’assolutismo elettivo è il nuovo credo di questo Paese?
Insomma, una volta sconfitto Berlusconi, il berlusconismo trionferà condiviso?
La prospettiva che si annuncia è questa. Rivelarla, denunziarla è doveroso.
Radio Città Aperta - Roma
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