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Riconciliazione fatah-hamas: e' la volta buona?

Abu Mazen e Khaled Meshaal si vedranno a fine mese per siglare una intesa che darà vita ad un nuovo governo senza il premier attuale dell’Anp, Salam Fayyad. Elezioni previste per il prossimo maggio

(16 Novembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Riconciliazione fatah-hamas: e' la volta buona?

foto: nena-news.globalist.it

Gerusalemme, 16 novembre 2011, Nena News – Fatah e Hamas ufficialmente si sono “riconciliati” lo scorso 4 maggio, quando tra la sorpresa di tanti, raggiunsero un accordo che avrebbe dovuto mettere fine alla divisione tra la Striscia di Gaza, sotto il controllo del movimento islamico dal giugno 2007, e la Cisgiordania (o meglio, solo una porzione di essa) di fatto amministrata da Fatah del presidente Abu Mazen (anche se il governo di Ramallah formalmente è composto da tecnici ed indipendenti). Ma quell’accordo non è mai stato applicato, per divergenze sul nome del premier del futuro governo di unità nazionale e, più di tutto, per le pressioni di Israele e di vari Paesi occidentali su Abu Mazen. Ora invece le due parti sarebbero giunte di nuovo ad un passo dal formare un esecutivo unico per Cisgiordania e Gaza e hanno anche trovato un’intesa sulle nuove elezioni presidenziali e legislative che dovrebbero tenersi il prossimo maggio. Abu Mazen e il leader in esilio di Hamas, Khaled Meshaal, si vedranno a fine mese per siglare una intesa che darà vita ad un nuovo governo senza il premier attuale Salam Fayyad che ha scelto di farsi da parte.

La testa di Fayyad – molto gradito ad americani ed europei - verrà sacrificata perché il primo ministro di Ramallah viene accusato da Hamas di aver «favorito» il blocco israeliano della Striscia di Gaza e di aver avallato in Cisgiordania operazioni di sicurezza contro gli attivisti del movimento islamico, in coordinamento con l’Esercito israeliano. Abu Mazen avrebbe preferito confermare Fayyad, per «rassicurare» i suoi alleati americani e gli israeliani, e per non acuire lo scontro, sempre più aperto, con il governo di Benyamin Netanyahu. Ma il presidente palestinese ha fatto marcia indietro e deciso di stringere i tempi della riappacificazione con Hamas di fronte alle politiche di occupazione di Israele e alla linea dell’Amministrazione Obama che sta facendo di tutto per impedire l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite e ad alttri importanti organismi internazionali.

A mediare la nuova intesa Hamas-Fatah è stato Nader al Assar, un ex console egiziano in Israele, che ha svolto un ruolo importante nel recente accordo tra lo Stato ebraico e il movimento islamico palestinese che ha portato il 18 ottobre ad uno storico scambio di prigionieri. Chi sarà il futuro premier non è chiaro ma il nome ha una importanza secondaria perché il governo rimarrà in carica solo pochi mesi.

Hamas dopo lo scambio di prigionieri si sente di nuovo forte e popolare tra i palestinesi e i suoi leader credono di poter rivincere le elezioni, anche in considerazione della mancanza di un leader di Fatah carismatico, in grado di sostituirsi ad Abu Mazen che ha più volte detto di non volersi ricandidare a presidente. L’unico dirigente di Fatah teoricamente in grado di battere un candidato di Hamas è Marwan Barghouti, il «comandante» della Seconda Intifada palestinese. Ma Barghouti è in carcere in Israele dove sconta una condanna a cinque ergastoli. Contro la sua liberazione – nel quadro dello scambio di prigionieri del mese scorso – è schierato Netanyahu che, evidentemente, guarda con favore ad una vittoria di Hamas alle prossime elezioni palestinesi. In quel caso avrà l’opportunità di rigettare quell’accordo con i palestinesi che gli chiedono molti, anche i principali alleati occidentali, affermando di non poter negoziare con una «organizzazione terroristica». Nena News

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