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Attacco alla USS Liberty

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(8 Giugno 2012) Enzo Apicella
Il 9 giugno 1967, durante la guerra dei sei giorni, i caccia israeliani colpiscono una nave spia della marina Usa: 37 morti e 170 feriti.

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Israele-anp: un incontro solo per incontrarsi

Il governo Netanyahu ha accettato, per la prima volta, di esaminare un documento presentato dall'altra parte sui confini tra Stato di Palestina e Israele. L’incontro ad Amman non ha prodotto altri risultati. Netanyahu intanto approva la costruzione di altre case per coloni

(4 Gennaio 2012)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Israele-anp: un incontro solo per incontrarsi

foto: nena-news.globalist.it

MICHELE GIORGIO

Gerusalemme, 04 gennaio 2011, Nena News - Il faccia a faccia israelo-palestinese che si è svolto ieri ad Amman non è servito ad accorciare le differenze tra le due parti. Dal meeting è uscita soltanto una generica disponibilità di Israele a leggere il documento preparato dai palestinesi sui possibili futuri confini tra uno Stato palestinese indipendente Israele. «E’ la prima volta che accade», hanno sottolineato i dirigenti giordani e qualche media desideroso di fare qualche titolo ad effetto. In realtà non è cambiato nulla, le due parti hanno decisio soltanto di rivedersi nelle prossime settimane.

Nessuna sorpresa, lo avevano annunciato israeliani e palestinesi. Sono rimasti ancora una volta delusi i più ottimisti che avevano ipotizzato il rilancio della trattativa diretta apprendendo del vertice in Giordania tra Yitzhak Molcho, uno stretto collaboratore del premier israeliano Netanyahu, e il capo dei negoziatori dell’Anp Saeb Erekat. Quest’ultimo è sopravvissuto allo «scandalo» dei “Palestine’s papers”, i documenti segreti diffusi nel 2010 da al Jazeera che lo avevano messo in evidenza come uno degli esponenti palestinesi più compiacenti verso le condizioni poste da Israele al tavolo delle trattative. Ma ieri Erekat non ha dovuto mostrarsi più determinato del solito per provare a recuperare la stima perduta tra i suoi connazionali. E’ stato lo stesso presidente dell’Anp Abu Mazen a chiarire, nel modo più netto, che l’incontro ad Amman non rappresenta un rilancio del processo di pace.

Più di ogni altra cosa, Abu Mazen ha avvertito che se Israele non fermerà le costruzioni nelle sue colonie nei Territori Occupati, i palestinesi muoveranno altri passi alle Nazioni Unite per isolare internazionalmente lo Stato ebraico. La data limite è il 26 gennaio. Quel giorno scadono infatti i tre mesi che il Quartetto per il Medio Oriente (Usa, Russia, Onu e Ue) aveva dato alle due parti per far ripartire il negoziato diretto. Nessuno scommette su una svolta nelle prossime settimane. Il premier israeliano Netanyahu ha ripetuto che il suo governo andrà al negoziato senza precondizioni e, più di tutto, non vuole fermare, anche solo per un giorno, i lavori di espansione delle colonie in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Al contrario, negli ultimi tempi il suo governo ha approvato nuovi progetti edilizi nei Territori occupati che metteranno altre migliaia di appartamenti a disposizione dei coloni. La sua linea è chiarissima. Ieri, mentre ad Amman Molcho e Erekat si incontravano alla presenza del ministro degli esteri giordano Nassar Judeh, Israele ha dato il via libera alla costruzione di 300 nuove abitazioni a Gerusalemme Est.

Abu Mazen fa la voce grossa perché è il più debole tra gli attori in campo. Il presidente dell’Anp sa bene che il Quartetto, dopo il 26 gennaio, non farà alcun passo concreto per imporre a Israele il rispetto delle risoluzioni internazionali che condannano la colonizzazione in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. La sua minaccia di presentare all’Onu una nuova proposta di risoluzione di condanna delle colonie non spaventa Israele che ha già fermato le iniziative lanciate dal presidente palestinese lo scorso settembre al Palazzo di Vetro. Gli Stati Uniti, schierati con Netanyahu, con le loro pressioni sono riusciti a bloccare prima che arrivasse al Consiglio di Sicurezza la richiesta di piena adesione all’Onu dello Stato di Palestina (l’Olp non ha ottenuto i voti necessari per mandare avanti l’iniziativa). E non ha aperto la strada in altre organizzazioni internazionali lo storico ingresso della Palestina nell’Unesco. Risultati piuttosto magri rispetto alle aspettative generate a settembre e ora Abu Mazen deve fare i conti anche con i risultati conseguiti dai rivali di Hamas impegnati in una intesa attività diplomatica che li ha portati a conquistare consensi importanti nel mondo arabo e in Turchia. Hamas ieri lo ha criticato duramente per aver accettato di andare ad un incontro inutile con Israele.

Per invertire la tendenza al presidente dell’Anp servirebbe una trattativa vera. Ma la svolta non arriverà. Il primo a non volerla è Netanyahu. Il premier israeliano sa che il tempo lavora a suo favore e che presto o tardi Abu Mazen, privo del sostegno di Usa ed Europa, rinuncerà allo stop della colonizzazione. Nena News

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